di Caterina ManiaciAll’inizio del Novecento un certo numero di autori e di libri si sono concentrati su un mito e su una profezia: quella dell’Anticristo, dell’utopia che si trasforma in incubo, il pensiero unico dominante, la fine dell’uomo. Prima fra tutti il racconto L’Anticristo, contenuto nei Tre dialoghi di Vladimir Soloviev, nel 1900. Profezie angoscianti, che di lì a pochi decenni si sarebbero, almeno in parte, storicicizzate in regimi disumani e criminali, come il nazifascismo e la dittatura comunista. Ma le profezie non si sono compiute solo in queste incarnazioni storiche delle aberrazioni denunciate. E forse il peggio deve ancora arrivare. Nell’omelia del 18 novembre a Santa Marta papa Francesco ha preso spunto dalla rivolta dei Maccabei contro le potenze dominanti dell’epoca per vibrare un gran colpo a quel progressismo adolescenziale, anche cattolico, disposto a sottomettersi alla uniformità egemonica del pensiero unico frutto della mondanità.
Il pensiero unico che domina il mondo, ha spiegato il Papa, legalizza anche “le condanne a morte”, anche “i sacrifici umani”. “Ma pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono”.
Difficile non vedere in questo grido di dolore di papa Francesco le innumerevoli vite umane falciate sul nascere con l’aborto, oppure stroncate con l’eutanasia.
Da notare, come fa Sandro Magister nel suo blog “Settimo cielo”, che “i media di tutto il mondo hanno ignorato questa omelia di papa Francesco, che in effetti contraddice clamorosamente gli schemi progressisti, o addirittura rivoluzionari, con cui egli viene generalmente descritto”.
Nel puntare il dito proprio l’avanzata di “questo spirito di mondanità che porta all’apostasia” il Papa ha citato un romanzo di quei romanzi profetici d’inizio Novecento che è una delle sue letture preferite: “Il padrone del mondo” di Robert H. Benson, sacerdote anglicano, figlio di un arcivescovo di Canterbury, che si convertì al cattolicesimo. Il romanzo, ora pubblicato dalla casa editrice Fede e Cultura, che ha il grande merito di far conoscere opere di autori trascurati dalla grande distribuzione e di apologetica, spesso negletta e trascurata.
Scritto nel 1907, il romanzo racconta l’ascesa del grande filantropo Giuliano Felsemburgh, democratico, fautore della pace mondiale, che vuole realizzare un mondo ideale con l’avvento di un nuovo umanitarismo che predica la tolleranza universale, annullando le differenze fra le religioni e quindi di fatto azzerandole. La Chiesa Cattolica non accetta la situazione e quindi, proprio in nome della tolleranza, viene perseguitata fin quasi alla sua completa eliminazione. Impressiona la descrizione realistica di fenomeni e elementi del “mondo che verrà” comunicazioni istantanee che collega ogni luogo, trasporti aerei e sotterranei, luce solare artificiale, un parlamento europeo, attentati con kamikaze, il crollo della Russia, la crisi delle vocazioni, l’apostasia di preti e vescovi, la persecuzione e la solitudine del Papa.
Però nel Padrone del mondo risulta evidente che la fede cristiana rischia di scomparire non tanto per le persecuzioni. Ma a causa dell’influenza della religione umanitaria del relativismo. Ma, secondo Benson, “non prevalebunt” perché l’unico Salvatore non abbandona il suo popolo.
da korazym.org
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