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Per chi ha avuto la fortuna di avventurarsi con gusto tra le pagine de Il Signore degli Anelli è impossibile non condividere l’opinione espressa da C. S. Lewis all’epoca della pubblicazione del libro: «È troppo originale, troppo ricco perché lo si possa giudicare a una prima lettura. Ma sappiamo che ci ha regalato qualcosa: non siamo più le stesse persone».
Come tutti i capolavori della letteratura, il best-seller tolkieniano lascia nell’animo di chi legge il ricordo di un’esperienza meravigliosa. È come se la dimensione mitica e fantastica che caratterizza il massiccio volume permettesse di comprendere meglio, a un’adeguata distanza, quello straordinario dono che è la vita, con il suo quotidiano di infinite contraddizioni (ecco perché il professore di Oxford fu tutto meno che un fautore dell’ “escapismo”, cioè di una letteratura concepita quale fuga mundi o sterile consolazione). Ha perciò ragione Tom Shippey quando, in J.R.R. Tolkien autore del secolo, scrive che con la sua opera lo scrittore inglese stava facendo qualcosa di molto comune fra i romanzieri del Novecento: nel ruolo di sub-creatore, racconta di mondi e creature che non esistono, non per ignorare la realtà, ma per guardarla in un modo nuovo. Del resto se Il Signore degli Anelli continua a essere letto e apprezzato in tutto il mondo – ritornato in auge di recente anche grazie alla fortunata trilogia cinematografica di Peter Jackson – è perché affronta temi universali quali il potere, l’amore, l’ignoto, la vita e la morte, questioni radicali dell’essere umano, destinate a non passare mai di moda.
Nel corso degli anni sono state avanzate svariate interpretazioni del capolavoro di Tolkien, non di rado contraddittorie, frutto di letture parziali o ideologiche, tanto che c’è pure chi è arrivato all’estremo di denunciare l’opera come un manifesto maschilista, fascista e razzista. D’altro canto, troppo spesso il professore di Oxford è stato trattato dagli estimatori alla stregua di un santino, ridotto, nel peggiore dei casi, a un serbatoio di slogan e frasi d’effetto a buon mercato. In Italia, poi, il travisamento a scopi politici pare una regola, e la fresca polemica a proposito della traduzione firmata da Ottavio Fatica non fa che confermare come una lettura de Il Signore degli Anelli sgombra dai pregiudizi, che tenga solamente conto della visione di Tolkien, sia ancora purtroppo molto difficile.
È proprio dal desiderio di percorrere questa strada tortuosa, di ridare dignità a «un romanzo-mondo che contiene al suo interno di tutto (narrativa, poesia, filosofia, etica) e parla a chiunque, da destra a sinistra, dagli atei ai credenti, dai pagani ai cristiani, dai modernisti agli antimodernisti», che nasce Leggiamo insieme Il Signore degli Anelli di Paolo Nardi, traduzione cartacea di una serie di video a commento del libro già apparsa questa primavera su YouTube.
Basandosi su una bibliografia critica vasta e variegata, Nardi riesce nella complicata operazione di portare in primo piano il romanzo, offrendo di esso un’interpretazione convincente, capitolo dopo capitolo, in grado di mostrare i limiti di certe esegesi miopi e partigiane. Pur da cattolico, l’autore resiste inoltre alla tentazione di vedere in ogni particolare del libro tracce della fede di Tolkien; allo stesso tempo, mentre critica chi derubrica Il Signore degli Anelli a un racconto per ragazzi o a un sottoprodotto della cultura pop, Nardi svela la grandissima profondità dell’opera, mostrando come sia attraversata da interminabili contraddizioni e ambiguità, frutto di una scrittura che è qualcosa di molto più complesso del semplice stilare «manifesti e utopie da ideologo nostalgico del passato o sussidi per il catechismo».
Leggiamo insieme Il Signore degli Anelli – con prefazione di Paolo Gulisano – si dimostra dunque una guida preziosissima, utile sia per i neofiti della Terra di Mezzo che per i lettori più smaliziati. A questo punto c’è solo da sperare che Paolo Nardi possa regalarci altri libri così, godibili e intelligenti, magari per analizzare ancora più nel dettaglio il vasto e complesso universo letterario nato dalla penna di quel genio che fu J. R. R. Tolkien.
Luca Fumagalli
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