Premessa
L’indice del volume coincide praticamente con l’indice del Signore degli Anelli perché in questo ottimo libro l’autore commenta brevemente capitolo per capitolo (Prologo e appendici incluse) il capolavoro di J.R.R. Tolkien. Questa semplice idea è però estremamente efficace perché aiuterà chi ha letto il Signore degli Anelli almeno una volta a capirne meglio tutta la profondità.
Pregi del volume
Sul piano formale il libro è scritto in un linguaggio chiaro e non specialistico, e questo lo rende particolarmente piacevole alla lettura. Questa accessibilità però non va scambiata per superficialità. Nardi infatti dimostra di aver ben presenti tutti i testi fondamentali di critica tolkieniana, e nei singoli capitoli egli cita gli autori proprio dove le loro tesi riescono a far meglio apprezzare il contenuto del brano commentato.
Altro merito non banale del libro è che l’autore, peraltro cattolico così come lo è la casa editrice, sta ben lontano dalle letture allegorizzanti e confessionaliste che, volendo vedere a ogni riga riferimenti cristiani espliciti, non colgono la profondità e complessità del testo tolkieniano.
Venendo ai contenuti, segnalo qui solo alcuni punti particolarmente significativi, che mostrano il valore del libro.
– la canzone The Road goes ever on viene esaminata nelle sue quattro versioni disseminate nel vari capitoli del SDA, e se ne mettono in luce le principali, seppur sottili, differenze
– si sottolinea come la nostalgia elfica per un passato, effettivamente più luminoso, sia il loro enorme limite, con buona pace delle letture “Tradizionaliste” (con la “T” rigorosamente maiuscola) tipiche di un certo approccio italiano che appare sempre più inadeguato (p. 30; cfr. p.45).
– nell’episodio della “Vecchia Foresta” si dice che gli Hobbit, ben lungi da essere dei convinti ecologisti, hanno in passato bruciato diversi alberi e questo spiega (come notò Verlyn Flieger) la reazione delle Vecchia Foresta all’arrivo di Frodo & Co. (p. 35)
– Nardi nota come Tolkien volutamente non dice esplicitamente cosa ha spinto Frodo, durante il Consiglio di Elrond, a farsi avanti per portar l’Anello, in modo da lasciare aperte diverse possibilità interpretative: è stato mosso dall’Anello, da Eru o dall’inconscio? (p. 55)
– Ne “Il Grande Fiume” si cita il discorso di Legolas sullo scorrere del tempo per gli elfi, uno dei pochi ma fondamentali punti nel Signore degli Anelli in cui tematizza esplicitamente il conflitto tra morte e immortalità (p. 69)
– molto correttamente Nardi descrive Barbalbero come un vero e proprio filologo in senso tolkieniano, dato che per lui storia e nomi di fatto coincidono (p.83)
– quando parla dei Cavalieri di Rohan (sia al Fosso di Helm che nella loro cavalcata a Gondor) Nardi mette in luce come questi incarnino lo spirito nordico, che per Tolkien ha anche una aspetto molto negativo radicato nella idea di “soverchiante orgoglio” (ofermod: p.91)
– Nel “Viaggio al crocevia” si dice come l’incontro con le rovine serva per dare alla storia quel senso di profondità così caro a Tolkien (p.113)
– Nell’episodio della distruzione dell’Anello l’autore non manca di notare come Frodo “non-sceglie di fare” ciò che doveva, il che è ben diverso del “scegliere di non–fare”: lo hobbit così rinuncia alla scelta per farsi soggiogare dall’Anello, che infatti è incompatibile col libero arbitrio, così fondamentale per il cattolicesimo e per Tolkien medesimo (p. 150 cfr. p. 137)
– infine, nei “Grigi Approdi” si sottolinea che la tragica figura di Frodo è da considerarsi un vero e proprio reduce di guerra disadatto alla Contea, che infatti ammette che è stata salvata “not for me” (che Fatica traduce con “non per me”, correggendo la fuorviante precedente traduzione che riportava “non per merito mio”: p. 166).
Limiti
Il libro nasce per essere semplice e accessibile, e quindi non sarebbe corretto indicare tutto quello che qui non si trova per capire il Signore degli Anelli. Mi permetto qui di segnalare solo un paio di punti che potrebbero essere migliorati:
– quando si parla dell’Anello, e si nega (giustamente) che Tolkien non lo considerava un’allegoria della bomba atomica, Nardi afferma che «se anche l’Anello fosse la bomba atomica perché rappresenterebbe l’arma definitiva […] il romanzo ci metterebbe comunque in guardia dall’impiegarla a fini bellici, perché non può esistere un buon motivo per farlo» (p. 25). Dalla frase sembra supporre che la bomba atomica (che si ipotizza nel brano identica all’anello) si potrebbe usare per fini non bellici, qualora ci siano buoni motivi. Ebbene, non è così: Signore degli Anelli insegna proprio che in nessun caso si può usare l’Anello, e che l’uso è sempre in sé negativo, da cui segue che l’unica cosa da fare è distruggerlo il prima possibile.
– quando Nardi descrive lo scontro tra Uruk-hai di Saruman e orchi di Mordor, descrive Ugluk come un «bestione privo di cervello che vuole solo comandare». In realtà, Ugluk è colui che per cieco senso del dovere obbedisce rigorosamente agli ordini, e quindi lo scontro tra schieramenti esemplifica un più profondo conflitto tra dovere e interesse personale (non a caso Ugluk è il personaggio preferito da Tom Shippey).
– infine, mi permetto di indicare come mancanza il non aver segnalato nel capitolo “Molti incontri” che qui Tolkien offre una dettagliata descrizione di quello che per lui è un Faërian Drama: questo accade a Frodo quando viene praticamente immerso e sommerso quasi fisicamente dal canto elfico nel salone del fuoco.
Conclusione
Leggere insieme ‘Il Signore degli Anelli’ – che verrà Il volume sarà presentato nel prossimo TolkienLab, mercoledì 24 Febbraio 2021, ore 20.45 alla presenza dell’autore – è una piccola perla nella bibliografia italiana su Tolkien, che mi sento di consigliare a tutti coloro che hanno letto SDA da una a venti volte e più: chi sta nella prima fascia potrà così iniziare a vederne meglio la ricchezza, chi sta nella seconda (e magari ha fatto qualche lettura critica) leggerà il testo di Nardi con avidità perché gli sembrerà di rivivere in sole 174 pagine la grandezza del capolavoro di J.R.R. Tolkien.
Claudio Testi
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