Clicca per info |
Incassi crollati in media dal 60% all’80%, 20 miliardi di euro di consumi bruciati, 20 mila negozi chiusi definitivamente con conseguente ricaduta sull’occupazione di oltre 50 mila addetti. E’ questa la fotografia impietosa del settore Moda in Italia al termine del 2020.
Il comparto Moda non deve essere immaginato prendendo a paradigma le grandi Maison Milanesi e le grandi catene internazionali, presenti nelle principali vie dello shopping; nella realtà il sistema coinvolge una miriade di piccoli e medi laboratori, piccole e medie società di trasporti, uffici di design, tessutai, e migliaia di piccoli e medi commercianti, diffusi prevalentemente nelle città di provincia, oltre tutta un’altra serie di piccoli imprenditori che partecipano alla filiera.
Tutte le volte in cui i negozi sono costretti ad abbassare le serrande, si blocca il flusso di cassa da questi verso le aziende fornitrici. Le aziende fornitrici, a loro volta, non incassano e non riescono a rispettare gli impegni verso i cosidetti fasonista, spesso aziende familiari senza possibilità particolari di accesso al credito bancario.
Tutti gli imprenditori appartenenti alla filiera descritta stanno soffrendo da 9 mesi, senza soluzione di continuità: il settore è davvero allo stremo.
Ciononostante la merce Primavera Estate 2021 è in produzione, i campionari Autunno Inverno 2021 sono in uscita, Milano presenterà nei prossimi giorni la Settimana della Moda (ovviamente in video partecipazione). Dunque il sistema non si è fermato e viene da chiedersi come sia possibile tutto ciò!?
Non riuscivo a trovare una spiegazione tecnica, finanziaria, strategica quando mi è tornato in mente un libro che ho letto nel 2019: “La vocazione dell’Imprenditore”, scritto da un prete americano di origini italiane, Padre Robert Sirico (edizioni Fede & Cultura, 2016)
Nello specifico mi è tornato alla memoria un capitolo, nel quale si pone in evidenza come quello dell’imprenditore sia un mestiere che nasce per vocazione:
“Ciò che vi è di unico nell’istituto dell’impresa è che essa non richiede interventi di terzi per la sua nascita…non richiede un manuale governativo. Non richiede neanche una formazione specializzata o un titolo di studio di prestigio. Si sviluppa organicamente dall’intelligenza umana situata nel contesto di libertà. Coloro che possiedono il talento e l’attitudine per la creatività economica sono spinti a realizzare la loro vocazione imprenditoriale al fine di produrre beni e servizi e creare posti di lavoro” (La vocazione dell’imprenditore, pag 40).
E se ci pensiamo bene, specialmente nel contesto attuale, gli imprenditori che ancora hanno la forza interiore di andare avanti sono spinti da una loro vocazione, un po’ come i primi missionari gesuiti che predicavano il cristianesimo nelle Indie, in Cina, in Giapppone o in Brasile.
Ecco: i “missionari” dei nostri tempi che resisteranno al “martirio” economico della pandemia, saranno tra i soggetti principali sui quali fondare la rinascita del nostro Paese. Persone con una vocazione inarrestabile! Con un dogma interiore da seguire ad ogni costo.
Bisogna assolutamente porli nelle condizioni di non perdere la “vocazione”, perché fino a quando avvertono il sacro fuoco interiore, su di loro il Paese può contare sempre.
Romolo D'Orazio
Nessun commento:
Posta un commento