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Tra i grandi classici della distopia, al livello di 1984 per intendersi, c'è questa opera dell'autore russo Evgenij Ivanovič Zamjatin, Noi (Мы), scritto tra il 1919 e il 1921, e pubblicato per la prima volta nel 1924.
Scritto un paio d'anni dopo la Rivoluzione d'Ottobre è probabilmente la prima opera letteraria importante a criticare il nuovo regime. E fu infatti il primo libro a essere messo al bando dall'ente sovietico preposto alla censura. Dopo alcuni anni difficili a Zemjatin fu concesso di espatriare rifugiandosi a Parigi.
Il libro racconta, in chiave ironica, una società in cui efficienza e industrializzazione hanno ridotto gli esseri umani a numeri.
Il romanzo viene ora riproposto dalla casa editrice cattolica Fede & Cultura, della quale abbiamo già segnalato giorni fa la pubblicazione di Metropolis.
Il libro
Alla fine del terzo millennio, l'umanità vive in un ordine ideale di assoluta razionalità e privo di conflitti. Le persone hanno un codice numerico e non un nome. Chi si oppone viene eliminato. Quest'armonia forzata viene avvertita da tutti come perfezione e bene, anche dal protagonista D-503, un matematico addetto alla fabbricazione di un’astronave che dovrà esportare su altri pianeti questo modello sociale su base. D-503, che racconta la storia sotto forma di diario, si innamora di una donna che però lo sconcerta per la sua ironia, qualità assente nelle altre donne da lui conosciute. Grazie a lei, potrà conoscere il mondo oltre il Muro Verde abitato dai refrattari all'ordine stabilito ridotti allo stadio di selvaggi. Scritto negli anni caldi della rivoluzione bolscevica e prontamente censurato, Noi di Evgenij Zamjatin riflette i sogni del comunismo sovietico (i piani quinquennali, l'ideologia dello sviluppo, il pensiero unico, la priorità dello Stato) e costituisce la base delle successive distopie di Huxley (Il mondo nuovo) e Orwell (1984).
Evgenij Ivanovič Zamjatin, Noi (Мы, 1924), Narrativa Fede & Cultura 2020, pagg. 224, euro 17, ebook euro 9,99.
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