Non di rado, nel mondo moderno, ci sentiamo perdenti. Ma l'avventura della speranza ci porta oltre. Un giorno ho trovato scritto su un calendario queste parole: «il mondo è di chi lo ama e sa meglio dargliene la prova». Quanto sono vere queste parole! Nel cuore di ogni persona c'è un'infinita sete d'amore e noi, con quell'amore che Dio ha effuso nei nostri cuori, possiamo saziarla. Card. François Xavier Nguyen van Thuân.
di Marco Massignan
Giulia Fornasier è l'autrice di «Accetto la sfida. Fatti e misfatti di una donna in trincea tra fede, speranza e ostetricia» (Fede & Cultura, 2020), un libro di agevole lettura: agevole ma non banale. Sono pagine scritte in modo frizzante ed ironico dove si ride e si sorride, ci si commuove e si riflette, dove viene spontaneo simpatizzare con Rebecca Rossetti, seguirne con partecipazione le tappe di una vita (di trentenne) presa di petto fin da subito, fatta più di lacrime che di gioie, più di ostacoli che di discese, vissuta in ogni momento a pieni polmoni.
Vi piacerà Rebecca, giovane donna tenace, dolcemente rompiscatole, sensibile, orgogliosa, perennemente in battaglia: una donna che si sfoga e batte i pugni, che non le manda a dire, ma non si chiude nella lamentela fine a se stesse e nel risentimento, in un vicolo sterile. No, la nostra protagonista è feconda nel suo percorso di crescita umana e cristiana. Perché? Il motivo è semplice e profondo: perché ha accettato la sfida. Non una, ma molteplici sfide.
Ha accettato la sfida della vita, vale a dire dell'obbedienza al reale. Che è, primariamente, un atto di adorazione e gratitudine. Scrive: «ma la vita è bella. La mia è sicuramente complicata per la quantità di intoppi, ma non posso non ricordare come essa mi abbia fatto tanti regali nel tempo e ogni singolo giorno di vita che mi viene concesso è un regalo troppo immenso per perdere tempo lamentandomi degli ostacoli che incontro con la rabbia di un toro dagli occhi rossi» (p. 46).
Ha accettato la sfida del lavoro. I problemi nella ricerca di un lavoro nel nostro Paese sono sotto gli occhi di tutti, ma Rebecca non accetta compromessi o soluzioni di comodo. Come scrive Raffaella Frullone nella prefazione, «Rebecca se la gioca, a volte cadendo, a volte inciampando, altre volte ribellandosi, e poi ancora tirando fuori un coraggio che neanche Leonardo di Caprio in The Revenant» (p. 9). Sceglie l'ostetricia, ed è una vocazione. Scrive: «la convinzione di assistere a un miracolo... un momento prima c'è una possibilità di vita; l'istante dopo la vita si schiude in un pianto liberatorio di vento nuovo dentro nuovi polmoni. E' la fine e l'inizio. All'improvviso c'è uno sconvolgimento di ruoli. Due ragazzi impauriti e sopraffatti dalla gioia sono diventati genitori. Lì infagottato c'è un cosino rosa... ed è venuto al mondo grazie anche al tuo contributo» (p. 76). Born to be a midwife.
Ha accettato la sfida dell'amore vero mettendo al primo posto Dio. Si tratta di uno sguardo sull'amore (e sulla vocazione al matrimonio cristiano) realmente controcorrente rispetto al conformismo vigente. Il falso amore romantico (cattura-possesso-dominio) impedisce di vedere l'altro alla luce della Carità di Dio, d'incontrarlo veramente e di divenire “una carne sola”. E Rebecca, dopo una serie di sfaceli sentimentali, è consapevole che «se manca Dio, il rischio è di sentire prima o poi il deserto nel cuore... Mettere Dio in cima alla piramide e fare che in modo che i nostri “se” diventino “sì”, qualunque cosa succeda, questo rende felici. Perché se dici “sì” accogli l'Amore, e se l'Amore regna in te, torni a splendere di contagiosa felicità» (pp. 185-186).
Leggendo queste pagine si può vedere come la mano invisibile ma reale della Provvidenza agisce nella vita di ciascuno (spesso come medicina amara ma salutare), e come ci mette di fronte a un bivio: quello di accettare la sfida di... accogliere o meno la Grazia, di rendersi suo docile strumento per fare il bene, e di colorare le nostre esistenze sub specie aeternitatis, assecondando il progetto divino su di noi, mettendo a frutto i talenti ricevuti in dono. Rebecca ha accettato la sfida e la sta combattendo alla grande.
Articolo tratto da Campari & De Maistre, 16 maggio 2020
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