Amélie Nothomb è una felice scrittrice di racconti lunghi o romanzi brevi che narrano la vita, le nevrosi, le perversioni, le gioie insoddisfatte di giovani donne che forse sono sempre il suo alter-ego. Questo romanzo racconta la terribile disillusione subìta da una sedicenne introversa e senza amici, figlia unica, che crede di aver trovato finalmente un'amica, la frizzante, seduttrice e fascinosa Christa, l'idolo della scuola. L'illusione è subito spezzata dal vero volto di quella che più che Christa si rivela un'Antichrista. Sorrisi davanti agli altri ma poi, a tu per tu, un diavolo di egoismo, malvagità, dispetti, cattiverie bugie gratuite che alimentano la sua fame insaziabile di fare del male, di umiliare, di far sentire inferiore l'amica. L'autrice stupisce sempre per l'arguzia delle analisi psicologiche del mostro e della sua vittima. La vittoria del male sull'onestà e sulla cultura è il dramma che pervade tutto il romanzo, unito al tradimento dei genitori soggiogati dalla malia dell'Antichrista Quando però il male si manifesta esso resta vittorioso anche se scoperto. Il male è interiorizzato, ha portato nel cuore di tutti, in primis in quello dell'autrice/narratrice, il suo seme di morte, di insoddisfazione, di putrefazione.
Un libro che non dà speranza e neanche gioia, ma solo il piacere masochistico di assaporare le proprie ragioni e la propria sconfitta e schiavitù.
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