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di Sabino Paciolla
È uscito in questo mese nelle librerie italiane un bel libro dal titolo: “Credere nella famiglia – Un percorso nella relazione coniugale e nella formazione della famiglia”, Fede & Cultura, 2020, scritto dal prof. Gilberto Gobbi, Psicologo-Psicoterapeuta – Sessuologo Clinico.
Come dice il titolo, il libro è un viaggio nella famiglia vista nelle sue fasi e nelle sue problematiche che inevitabilmente incontrerà, affrontate dal punto di vista psicologico ma con un respiro che attinge alla fede cattolica. Non siamo dunque in presenza di un semplice manuale asettico, scritto da uno specialista.
La possibilità di autodistruggersi
Prima però di addentrarsi nel cuore del tema, l’autore fa un riferimento al quadro generale in cui la famiglia oggi è immersa ed al valore intrinseco che essa rappresenta.
L’autore precisa che: “La continuità dell’umanità sta nella stabilità della natura umana, che è costante nella sua identità e garantisce, attraverso questa complessa e misteriosa reciproca attrazione del maschile verso il femminile, non solo la continuità della specie, generando nuove vite, ma la dimostrazione della capacità umana di saper condividere, amare e coinvolgersi nella vita di un’altra persona”.
Gobbi però avverte subito che “In questo momento la cultura (…) non si presenta garante dell’integrità della persona umana e dell’umanità in generale.
Tuttavia, mi preme sottolineare come l’umanità abbia due profonde tendenze conflittuali, insite nell’uomo in quanto uomo: da una parte la capacità di identificarsi e di realizzare le potenzialità individuali e sociali, dall’altra la possibilità di autodistruggersi, attraverso la diffusione e l’attuazione di ideologie, che sono di per sé annientatrici”.
E qui l’autore esplicitamente mette in evidenza il rischio che la famiglia sta correndo in questo frangente storico:
“In quest’epoca, la cultura è dominata da una ideologia particolarmente perniciosa nei confronti dell’istituzione famigliare. L’oggetto da destrutturare, da demolire, da annientare è la famiglia naturale, costituita da un uomo e da una donna, in nome e per conto di chi accampa diritti, che l’onestà scientifica e il dato di realtà assolutamente non vedono”
La famiglia come l’individuo
Il prof. Gobbi esemplifica il quadro della famiglia dicendo che: “Come avviene per l’individuo, anche la famiglia nasce, si sviluppa, si trasforma e muore nell’arco di una generazione.” Con momenti critici nei passaggi obbligati da una fase all’altra.
Ma la capacità e la modalità di affrontare questi passaggi critici è diversa tra il marito e la moglie, tanto che l’autore dice che “per certi aspetti si potrebbe parlare di ‘più matrimoni’: quello del marito e quello della moglie dentro lo stesso matrimonio”.
Gobbi per aiutarci a capire le dinamiche, suddivide la vita della famiglia in varie fasi topiche: “Il periodo del fidanzamento”, “la coppia con il matrimonio”, “la coppia con la nascita dei figli”; “la famiglia con i figli adolescenti”, “l’uscita dei figli dalla famiglia”, “la coppia nell’età anziana”.
Fidanzamento
La parola “fidanzamento”, a parere di Gobbi, è una parola che è stata resa desueta, sostituita da altre locuzioni come “i due stanno insieme”, “si sono messi insieme”, ecc. E invece, dice l’autore, il termine fidanzamento ha delle connotazioni che nessuna forma linguistica ha, e che definisce “una fase importante, determinante, decisiva per la formazione della coppia e della famiglia”. In questa fase, molti problemi, se non adeguatamente affrontati, le cui ragioni possono essere legate alla superficialità, alla mancanza di approfondimento e di chiarezza, alla paura di essere lasciati o semplicemente alla vigliaccheria, si presenteranno durante il matrimonio in maniera amplificati, aggravati e persino dirompenti. Ognuno degli attori in causa, durante questa importante e delicata fase, porta con sé la propria storia cognitiva e affettiva, il vissuto dei rapporti famigliari e sociali, ecc. Pertanto, l’invito che il prof. Gobbi dà a coloro che vivono il fidanzamento è quello di parlare il più possibile, si incontrarsi e scontrarsi, ma di chiarire gli eventuali problemi, sfatare i miti e le illusorie attese. E se le cose non dovessero andare per il verso giusto, il prof. Gobbi non ha dubbi: “Meglio lasciarsi prima del matrimonio”.
A questo proposito, e per meglio inquadrare questa fase, il prof. Gobbi approfondisce le 3 fasi dello sviluppo della personalità, che tanta incidenza avranno nell’esito finale del fidanzamento.
Egli nel suo libro mette il dito nella piaga dei diritti pretesi che tanti danni stanno facendo alla coppia. L’autore parla degli atteggiamenti irrealistici, come il cosiddetto “diritto all’amore e alla felicità”, che spesso si verifica oggi in tante coppie. Tale “diritto” è caratterizzato dal fatto che ci si attende dall’altro/a tantissimo, non rendendosi conto che lui/lei potrà corrispondervi solo entro certi limiti. “Chiaro che con questa mentalità [del diritto all’amore] la relazione può continuare finché c’è gratificazione, poi si va altrove a cercare la ‘felicità’, perché ‘è un mio diritto?”, conclude l’autore.
Il prof. Gobbi mette anche in evidenza un’altra delle caratteristiche negative odierne che interessa le coppie: “l’infantilizzazione”. Essa è il frutto dell’attività dei media e dei social che fa credere ai giovani che “tutti i problemi personali e sociali si risolvano trovando la persona giusta, ritenendo che il matrimonio dia un senso alla vita, ponga fine alla solitudine e offra un luogo (una casa), quale spazio psicoaffettivo di serenità e soddisfazione delle attese affettive e delle esigenze sessuali”. Come si vede, questa è una concezione sentimentale del matrimonio, lontana dalla dinamica reale, che vede nel matrimonio un automatico toccasana alle problematiche personali. Ma la realtà è ben più complessa, e non così semplificata come si vuol far credere. Da qui lo scoraggiamento e dunque la sfiducia verso il matrimonio. L’esito è la sempre più diffusa preferenza per la convivenza.
Il matrimonio
Successivamente, il prof. Gobbi passa alla coppia che ha scelto di unirsi nel matrimonio. Enuclea le problematiche, le sfide, le difficoltà come quella di staccarsi dal cordone ombelicale rappresentato dal rapporto con i genitori e dalla contestuale necessità di riconoscere e tener presente il debito affettivo che si deve agli stessi.
Spiega i tre fattori dell’unione coniugale rappresentati dalla:
a) “intimità psicologica”, precisando che “saper comunicare è difficile, perché è molto arduo saper ascoltare”;
b) “passione e attrazione psicofisica”, mettendo in guardia dall’illusione che “spesso si ritiene che sia sufficiente una forte attrazione fisica per avere la sicurezza di un buon funzionamento relazionale e della continuità della coppia”;
c) “scelta/decisione”, allertando contro il rischio di una strumentalizzazione reciproca sintetizzata dalle parole “mi piace”, quando queste sottintendessero “scegliamo di stare insieme finché ci piacciamo….poi si vedrà”.
Molti matrimoni, dice il prof. Gobbi, capitolano sotto i colpi “dell’ideologia imperante fondata sulla autosufficienza narcisistica che esalta la dimensione individuale a scapito della reciprocità”. E’ il trionfo aberrate dell’individualità e dell’esaltazione dell’individualismo e del “sé grandioso infantile”.
A tal proposito l’autore dice: “L’atrofizzazione dovuta a questi aspetti crea delle persone monche, affettivamente e narcisisticamente chiuse in sé stesse, bloccate nello sviluppo della trascendenza, nell’apertura sociale e nella reciprocità. E’ la situazione dell’’io sono fatto così!’”.
Un amore che genera
Gobbi afferma che un aspetto fondamentale della continuità e della crescita coniugale è quello di essere aperti alla vita. “L’apertura responsabile alla vita è una garanzia della continuità non solo della specie, ma della stessa coppia, perchè l’amore genera vita e continuità”.
La fecondità e generatività sono aspetti che la cultura attuale, e di converso la coppia, potrà anche tentare di soffocare o anche negare ma, precisa Gobbi, non potrà mai cancellare perché sono “un desiderio profondo, inconscio dell’uomo in quanto specie umana”.
Gobbi affronta poi una delle trappole in cui può cadere uno o entrambi i coniugi, e per chiarirla distingue tra figlio “ideale”, quello che dovrebbe realizzare i desideri inconsci dei genitori, e figlio “reale”, quello che si sviluppa in base alle proprie concrete potenzialità nelle situazioni tangibili della vita. E’ un aspetto che si accentua oggigiorno con la tendenza al figlio unico, sul quale si riversano tutte le attese, i sogni e i desideri mai realizzati nella vita personale pregressa dei genitori stessi.
Il libro continua enumerando ed approfondendo tanti altri aspetti della vita della famiglia, dall’adolescenza alla esperienza dell’uscita dei figli dalla famiglia, al ritorno ad essere “nuovamente fidanzati”, cioè senza figli, alla problematica dei genitori anziani e malati, e così via.
Si potrebbe dire tanto altro ancora. Ho voluto solo fare un abbozzo per dare un’idea di quello che il lettore interessato potrà trovare.
Quello che è certo è il fatto che siamo di fronte ad un libro semplice e completo, ben comprensibile, alla portata di tutti, e che funge da quadrante o da bussola per la comprensione delle complesse dinamiche della vita di coppia, dal momento in cui i giovani si conoscono ed intuiscono quella scintilla di bene che li porterà al matrimonio, fino alla coppia anziana….che continua a volersi bene perché prosegue nell’approfondimento di quella intuita scintilla iniziale di bene.
Un libro senz’altro da leggere.
Gilberto Gobbi, Credere nella famiglia. Un percorso nella relazione coniugale e nella formazione della famiglia, Fede & Cultura, 151 pagine, (23 gennaio 2020).
da Sabino Paciolla Blog, Credere nella famiglia, 29 gennaio 2020
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