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Quando la Vergine disse il suo "sì" all'annuncio dell'angelo, la Persona divina del Figlio del Padre nello Spirito Santo fu verginalmente concepito e quindi partorito nella e dalla Madre di Dio e con Lui incominciò la nuova era della storia, che sarebbe stata poi sancita nella Pasqua come "nuova ed eterna alleanza, nuova ed eterna storia di amore di Dio con l'uomo che Dio ama"
Nel momento dell'Annunciazione, narrata all'inizio del vangelo di san Luca, è accaduto l'avvenimento della Persona del Verbo che si fa carne, un avvenimento umile, nascosto – nessuno lo vide, nessuno lo conobbe, se non Maria Madre della persona divina che si incarna in una natura umana – ma al tempo stesso decisivo per la storia dell'umanità. Quando la Vergine disse il suo "sì" all'annuncio dell'angelo, Gesù fu verginalmente concepito e quindi partorito e con Lui incominciò la nuova era della storia, che sarebbe poi sancita come "nuova ed eterna alleanza cioè nuova ed eterna storia di amore con l'uomo che Dio ama fino al perdono". In realtà, il "sì" di Maria con cui divenne Madre di Dio è il riflesso perfetto di quello di Cristo stesso quando Persona divina entrò nel mondo assumendo anche una vera natura umana, come scrive la Lettera agli Ebrei interpretando il salmo 39:"Ecco, io vengo, poiché di me è scritto nel rotolo del libro – per compiere, o Dio, la tua volontà" (Eb 10,7). L'obbedienza del Figlio del Padre si rispecchia nell'obbedienza della Madre del Figlio di Dio e così, per l'incontro di questi due "sì", Dio ha potuto assumere un volto di uomo: è l'Incarnazione.
Oggi, 1° gennaio, la liturgia della Chiesa ci invita a celebrare Maria Madre di Dio, ci rivolge anche gli auguri per il nuovo anno e ci propone la giornata della pace. Tutti questi motivi vanno bene insieme: Maria, madre di Dio, è la regina della pace; Maria, Madre di Dio, ci porta gli auguri del Signore e infonde nella nostra vita serenità in tutte le tribolazioni, pace, gioia e, soprattutto amore.
Nella prima lettura, tratta dal libro dei Numeri, risentiamo da Dio la benedizione sacerdotale: "Il Signore ti benedica e ti protegga; Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio; il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda la pace". Questo ci fa capire l'importanza della relazione con Dio. Noi forse, in questo clima culturale di secolarismo, non ne siamo abbastanza avvertiti, ma, se vogliamo che il nuovo anno sia veramente felice, positivo con i doni di Dio dobbiamo consentirgli di intervenire per il nostro libero arbitrio. Maria ci ottiene la benedizione del Signore dicendoci come ai servi nelle nozze di Cana: "Qualunque cosa Gesù vi dica, fatela" (Gv 2,5). C'insegna la docilità nella preghiera al Signore. In questo senso è anche nostra madre, madre della nostra vita spirituale.
La seconda lettura è l'unico testo in cui Paolo parla di Maria, che ha dato alla luce il Figlio di Dio. L'Apostolo usa una formula solenne: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, [...] perché ricevessimo l'adozione a figli" nel Figlio. Qui viene espresso il mistero dell'Incarnazione, attraverso la funzione essenziale di una donna, Maria. Perché potessimo ricevere l'adozione a figli di Dio, era necessario che egli mandasse suo Figlio nel mondo, facendolo nascere anche da una donna.
Questa relazione filiale con Dio si manifesta con la presenza in noi dello Spirito del Figlio, che grida: "Abbà, Padre!". Maria è Madre di Dio, perché ha concepito e partorito per opera dello Spirito santo; con la sua maternità ci ottiene il dono dello Spirito santo, perché noi possiamo entrare, come figli nel Figlio, in una relazione filiale con il Padre. Paolo ne trae una conclusione: "Non sei più schiavo (di tutti i limiti), ma figlio (libero, quindi capace di amare, di essere felice); se poi figlio, sei anche erede (della vita veramente vita di amore) per volontà di Dio". Per noi questa è una prospettiva molto positiva per questo nuovo anno.
Il Vangelo di oggi è – eccettuato l'ultimo versetto – lo stesso della seconda Messa di Natale (Messa dell'aurora): ci riferisce che i pastori vanno senza indugio verso la stalla, in cui trovano Maria, Giuseppe (che era stato in un'altra grotta durante il parto verginale) e il bambino, che giace nella mangiatoia cioè nel presepe. Questo incontro dei pastori con Maria e con il bambino ci fa capire il senso profondo della maternità di Maria. Ella ha dato alla luce, alla natura umana suo figlio, che è nello stesso tempo la Persona del Figlio del Padre nello Spirito Santo, il quale si mette in una situazione di totale vicinanza e povertà: giace in una mangiatoia con Giuseppe che gli fa da Padre. I pastori sono entusiasti: riconoscono ciò che del bambino è stato detto loro, cioè che è il Salvatore, il Cristo Signore. Questo è un motivo di grande gioia per loro e per tutto il popolo.
La gente si stupisce delle cose dette dai pastori; Maria invece serba tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Maria non è una persona superficiale, ma profonda, che accoglie tutto ciò che viene da Dio. Non soltanto le parole di Dio, ma anche gli eventi soprannaturali vengono accolti da lei con docilità filiale e con amore generoso.
Maria è la madre di Gesù, cioè la madre del Salvatore, la madre di Cristo, la madre del Signore. Quanta fiducia dobbiamo avere in lei, che è la madre di Gesù, Madre di Dio, Corredentrice, Mediatrice, Avvocata. Gesù non è un uomo come qualunque altro, ma è il Verbo di Dio, una persona divina con anche una natura umana, il Figlio di Dio; perciò la Chiesa ha dato a Maria il titolo di Theotokos, cioè "Madre di Dio".
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