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Veronica Giuliani, Padre Pio, Gabriele dell’Addolorata, Madre Teresa, Bartolo Longo, Massimiliano Kolbe, Edith Stein, suor Lucia dxi Fatima, Pio X, Giovanni Paolo II, ecc.
Onorando la missione della Madre celeste al servizio del divin Figlio e Redentore, moltissimi servi di Dio, venerabili, beati e santi hanno chiamato la Vergine “Corredentrice”. E lei stessa ha chiesto il dogma, profetizzando che sarà “l’ultimo” e “il più grande”
Ermes Dovico in “Bussola Quotidiana” 26-122019
«E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2, 35)
Si è già ricordato su questo quotidiano che la Corredenzione
di Maria è dottrina cattolica certa. Una dottrina radicata nelle Sacre
Scritture (dalla Genesi all'Apocalisse) e implicita nell’approfondimento
teologico già dei primissimi Padri della Chiesa, come san Giustino e
sant’Ireneo, sul ruolo di Maria quale «nuova Eva», specialissima cooperatrice
alla Redenzione di Gesù Cristo, il «nuovo Adamo» delle lettere paoline.
Se è vero che le obiezioni di alcuni teologi sono basate
sul termine, «Corredentrice», può essere d’aiuto ricordare che
questo stesso termine è stato usato esplicitamente da una schiera formidabile
di santi, beati, venerabili e servi di Dio, compresi alcuni Papi del nostro
tempo. Tra queste anime predilette ci sono inoltre grandi mistiche, come santa
Veronica Giuliani e la serva di Dio Luisa Piccarreta.
Partiamo proprio da uno degli scritti della Piccarreta,
perché le parole dette da Gesù stesso sulla pia pratica delle “Ore della
Passione” sono rivelatrici: «Figlia mia, sappi che col fare queste “Ore”
l’anima prende i miei pensieri e li fa suoi, la mia riparazione, le preghiere,
i desideri, gli affetti, anche le più intime mie fibre e le fa sue, ed
elevandosi tra Cielo e la terra, fa il mio stesso ufficio, e come corredentrice (corsivo
nostro, ndr) dice assieme a Me: Ecce ego, mitte me […]».
È chiaro che se questo vale per ogni anima che si unisce
alla Passione di Cristo, tanto più vale per la creatura eletta a
essere Madre di Dio e misticamente di tutti i Suoi figli. Lo ha
spiegato tra gli altri un pontefice che per ben sei volte, nel suo magistero
ordinario, si è riferito a Maria Santissima come Corredentrice: san Giovanni
Paolo II. «La collaborazione dei cristiani alla salvezza - diceva Wojtyla nel
1997 - si attua dopo l’evento del Calvario, del quale essi si impegnano a
diffondere i frutti mediante la preghiera e il sacrificio. Il concorso di
Maria, invece, si è attuato durante l’evento stesso e a titolo di Madre; si
estende quindi alla totalità dell’opera salvifica di Cristo. Solamente Lei è
stata associata in questo modo all’offerta redentrice che ha meritato la
salvezza di tutti gli uomini». In un’omelia del 31 gennaio 1985, il Papa
polacco aveva parlato della Madonna come «spiritualmente crocifissa con il
Figlio crocifisso» e aggiunto che «il ruolo corredentore di Maria non cessò con
la glorificazione del Figlio», ma continua «nella Chiesa di tutti i tempi».
L’apice raggiunto sul Calvario si rileva anche nelle
parole della Beata Vergine trascritte sempre dalla Piccarreta: «[…]
Troppo mi costano le anime, mi costano la vita d’un Figlio-Dio; ed io, come
Corredentrice e Madre, le lego a te, o croce», si legge nell’Orologio della
Passione. È noto che questo manoscritto era stato letto da san Pio X, che
lo aveva ricevuto da sant’Annibale Maria di Francia, a cui il Papa aveva
ordinato: «Fai subito dare alle stampe L’Orologio della Passione della
Piccarreta. Leggetelo in ginocchio, perché è Nostro Signore che parla!». Oltre
all’imprimatur di questo libro, frutto di rivelazioni celesti, papa Sarto
introdusse di suo pugno in documenti pontifici il termine «Corredentrice»,
usandolo per tre volte, dal 1908 al 1914, in riferimento alla liturgia per la
Festa dei Dolori di Maria e alla concessione di indulgenze per la recita di
preghiere legate a Maria Corredentrice[1].
Da quanto accennato, è evidente che la plurisecolare
pietà cristiana e il significato teologico della Madonna Addolorata sono
un tutt’uno con la dottrina della Corredenzione mariana. Non si può non
ricordare al riguardo il carisma di un eccelso devoto di Maria, san Gabriele
dell’Addolorata. Il giovane santo, un passionista, scriveva che la Vergine «ci
partorì sul Calvario», definiva la partecipazione ai suoi dolori «il mio
Paradiso» e più volte la chiamò nelle sue lettere «Corredentrice».
Tra i nati nel medesimo secolo, il XIX, di san Gabriele,
adoperarono lo stesso termine: il grande convertito inglese, san John Henry
Newman, il grande convertito italiano e instancabile apostolo del Rosario,
beato Bartolo Longo, l’arcivescovo di Milano, beato Ildefonso Schuster, il
fondatore delle Edizioni Paoline, beato Giacomo Alberione, il fondatore della
Piccola Opera della Divina Provvidenza, san Luigi Orione, la fondatrice delle
Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, santa Francesca Saverio Cabrini, e molti
altri ancora. In particolare “Mother Cabrini”, come la chiamarono gli
italoamericani, scriveva che alla Vergine «toccò il vanto di dare la vita al
nostro Redentore; ad essa, come ben disse il nostro Santo Padre [Pio X, ndr],
toccò insieme l’ufficio di custodire e preparare al sacrificio la sacra vittima
del genere umano. Maria fu Madre di Gesù non solo nelle gioie di Betlemme, ma
ancor più sul Calvario… ed ivi meritò di divenire degnissimamente la
Corredentrice».
Ricchissimo è l’insegnamento sulla Corredenzione di un
innamorato dell’Immacolata e martire dei campi nazisti, san Massimiliano Maria
Kolbe. Meditando sul compimento del peccato originale da parte dei nostri
progenitori e sul profetico passo della Genesi (Gn 3,15), padre Kolbe
scrisse: «[…] fin da quel momento Dio promette un Redentore e una Corredentrice
dicendo: “Porrò inimicizia fra te e la donna, fra il tuo seme e il suo seme:
Ella ti schiaccerà la testa”». Un’altra martire del nazismo, santa Teresa
Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, compatrona d’Europa, affermava
che «Maria esce dall’ordine naturale e si pone come Corredentrice al fianco del
Redentore».
San Pio da Pietrelcina la chiamava «nostra sì cara
Corredentrice» e «Regina dei martiri» (una delle invocazioni nelle
Litanie Lauretane), san Josemarίa Escrivá spiegava mirabilmente il nuovo titolo
legandolo allo “stare” della Madre iuxta crucem e ai suoi
dolori per il sacrificio del Figlio, san Leopoldo Mandic si era proposto
addirittura di scrivere un trattato sulla Corredenzione ma non poté per il
moltissimo tempo dedicato al sacramento della Confessione: ciò non gli impedì,
comunque, di fare un atto di offerta di tutto sé stesso per la ricomposizione
dello scisma con l’Oriente «in ossequio alla Corredentrice del genere umano».
Per almeno otto volte, nei suoi scritti, suor Lucia di Fatima usò il termine
Corredentrice, spiegando tra l’altro che chiamiamo la Santa Vergine «Nostra
Signora dei dolori, perché nel suo cuore ha sofferto il martirio di Cristo, con
Lui e accanto a Lui».
AMSTERDAM, È IL CIELO A VOLERE IL DOGMA
Questa panoramica, per nulla esaustiva, sulle anime del
Paradiso dà insomma un’idea di quale sia il sensus fidei riguardo
a Maria Corredentrice. Ricordiamo pure che è stata Lei stessa a
chiedere - nelle apparizioni di Amsterdam alla veggente Ida Peerdeman - la
proclamazione di un quinto dogma mariano, quale «Corredentrice, Mediatrice e
Avvocata». Nei messaggi che si accompagnarono alle apparizioni (1945-1959),
riconosciute nel 2002 dal vescovo Joseph Punt, la Madonna chiese di lavorare e
pregare per il dogma, profetizzando che tra quelli a Lei riferiti sarà
«l’ultimo» e il «più grande».
In diversi messaggi la Madre celeste spiegò le ragioni
del dogma e come si legasse a tutti i misteri della sua vita terrena e
conseguente Assunzione. Si soffermò anche sull’uso appropriato del titolo: «…
il nuovo dogma dovrà essere il dogma della Corredentrice. Nota che pongo
l’accento specialmente su “Co”. Ho già detto che ne nasceranno molte dispute.
Te lo ripeto nuovamente: la Chiesa, Roma, lo porterà a compimento e lotterà per
esso. La Chiesa, Roma, incontrerà opposizioni e le supererà. La Chiesa, Roma,
diventerà più vigorosa e più forte, nella misura in cui affronterà la disputa.
[…] Poiché il Padre, il Figlio, lo Spirito vuole portare in questo mondo quale
Corredentrice e Avvocata colei che fu scelta per recare il Redentore»[2].
La Vergine dettò solennemente una
preghiera e volle che la diffusione della sua immagine quale
Signora di tutti i Popoli precorresse la definizione dogmatica. Sempre Lei
spiegò in modo particolareggiato l’immagine: la Madonna appare ritta davanti
alla Croce e con i piedi sul globo, libero dalle spire del serpente satanico.
Diretti verso una moltitudine di pecore, tre raggi fuoriescono dalle ferite
nelle sue mani, «i raggi di Grazia, Redenzione e Pace», doni del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo.
Spirito Santo che sarà inviato in abbondanza sul mondo
con il ritorno dei popoli alla Croce e la proclamazione del dogma: tappa
che diversi teologi vedono come l’inizio del trionfo del Cuore Immacolato di
Maria.
Concludiamo con le parole che Madre Teresa di Calcutta,
dopo aver esposto in modo breve e limpido il perché di ognuno dei tre titoli,
scrisse in una risposta autografa del 14 agosto 1993: «La definizione papale di
Maria come “Mediatrice, Corredentrice e Avvocata” porterà grandi grazie alla
Chiesa». Come insegnano i santi: tutto a Gesù per Maria.
Giovanni ha capito chi è Maria per lui e quindi per la
Chiesa completando i sinottici perché crediate (“è tua madre”) e chi
deve essere lui e quindi la Chiesa per Maria (“è tuo figlio”). La
conseguenza logica che ne deriva è che il figlio, la Chiesa deve onorare la
madre come “corredentrice con Gesù Redentore” e la madre deve stare con
il figlio, con la Chiesa. Per questo il Vangelo secondo Giovanni dice: “Da quel momento la prese in casa sua”.
Durante l’ultima cena la Madre di Cristo non risulta che fosse presente
nel Cenacolo. Era invece presente sul culmine della redenzione, sul Calvario,
ai piedi della Croce, dove – come insegna il Concilio Vaticano II –
profondamene soffrì con il suo unigenito e si associò con animo materno al
sacrificio di Lui amorosamente acconsentendo, corredentrice, all’immolazione
della vittima da lei generata. Tanto spinse quel fiat, pronunciato
nell’annunciazione. L’attualizzazione sacramentale nella Messa di quello che
originariamente è avvenuto una volta per sempre sulla Calvario rivela il ruolo
di corredentrice che Maria aveva ai piedi della Croce nel testamento di Gesù.
[2] Il termine “Corredentrice” è in sé
linguisticamente chiaro. Come ricorda il mariologo Mark Miravalle (2001): «Il
termine “Corredentrice” è correttamente tradotto “la Donna con il Redentore” o
ancor più letteralmente “colei che riacquista con [il Redentore]”. Il prefisso
“co” deriva dal Latino “cum”, che significa “con” e non “uguale a, pari a”».
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