Atto unico
di Emilio Biagini
Personaggi:Il carceriere LIBERTÉ,
Il giudice EGALITÉ,
Il pubblico accusatore FRATERNITÉ,
Il cancelliere FRIVOLITÉ,
MINIMO, 1° testimone a carico,
MEDIO, 2° testimone a carico,
MASSIMO, 3° testimone a carico,
L’imputata REALTÀ.
Piccola folla di baroni universitari, borsaioli, politicanti, magnaccia, pregiudicati, preti arcobaleno, nani e ballerine.
L’azione si svolge nella Sala Arcobaleno del Palazzo d’Ingiustizia.
FRIVOLITÉ – In piedi. Entva la Covte. Pveviede l’onovevole giudice Egalité.
EGALITÉ – Seduti. L’imputata è presente?
FRIVOLITÉ – La sta povtando il cavcerieve Libevté.
LIBERTÉ – (trascinando brutalmente l’imputata per un braccio) Vieni avanti, cretina.
EGALITÉ – L’accusa è
pronta?
FRATERNITÉ – Prontissima, Vostro Onore.
EGALITÉ – La difesa è pronta?
FRATERNITÉ – In carcere ha dichiarato di non aver bisogno di difensori.
EGALITÉ – La Corte vorrebbe sentirlo dall’imputata stessa.
LIBERTÉ – (con libertaria brutalità) E parla, imbecille.
REALTÀ – C’è una spaccatura nel soffitto.
EGALITÉ – Risposta impertinente ed oltraggio alla Corte. Ne terremo conto nel verdetto.
FRATERNITÉ – Ben detto, Vostro Onore. L’obiettivo dell’accusa è dimostrare, che l’imputata è colpevole di disseminare notizie false e tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico, sostenendo credenze superstiziose ed intollerabili, come dimostrerà l’escussione dei testi, tre luminari appartenenti alla crema della kul-tura. Il caso è evidente a tal punto che una breve dichiarazione da parte dei tre testi sarà sufficiente, senza alcun bisogno di riscontri né tanto meno di giuramenti. Infatti, in nome di cosa si dovrebbe mai giurare? Le magnifiche sorti e progressive non ammettono superstizioni e giuramenti.
FRIVOLITÉ – I testimoni si appvopinqvino.
(I testimoni, tre cosi pelati dall’aria professorale, si fanno avanti.)
MINIMO – Non senza sgomento ho osservato il disprezzo dell’imputata per il sacro relativismo, dal quale si evince l’accumularsi di ostacoli sull’alta via della scienza. L’ho sentita affermare che gli animali devono servire e nutrire l’uomo, che i ponti senza manutenzione crollano e che le foglie d’estate sono verdi.
(Mormorii stupiti e sgomenti tra il pubblico.)
MEDIO – L’imputata si ostina ad ignorare quella visione costruzionista sociale del corpo mediante le pratiche sociali e le reti di significati, che è alla base di tutte le basi socio-cultural-scientifico-umanistiche-oceanico-termonucleari. L’ho sentita proclamare che il corpo è determinato dalla natura, che un uomo è un uomo, una donna una donna, la famiglia è la famiglia. Ha osato anche dire che il “genere” è una boiata pazzesca.
(Grida di “vergogna!” tra il pubblico.)
MASSIMO – Attesto che l’imputata è dedita al perentorio, quotidiano squadernamento dell’Unica Teoria dell’Indiscussa Verità Superiore. Ella eziandio sostiene il magistero di antichi educatori in nome di ragioni che con la ragione, la formazione pubblica e la scienza non hanno nulla a che spartire. Come ho potuto osservare di persona, la sua semplice presenza guasta quella pasta laica di una volta che, a modellarla, sembra sia stata la mano di un “dio” avveduto e un po’ complice, ed è tanto utile per lucidare la pelata. Ho detto.
(Grida di “che scandalo!” e “impiccatela!” tra il pubblico.)
EGALITÉ – Poiché l’accusata si è riservata la difesa, desidera controinterrogare i testi?
REALTÀ – Guardate che c’è una pericolosa spaccatura nel soffitto.
FRATERNITÉ – Come Vostro Onore può constatare, l’inammissibile comportamento dell’imputata non fa che confermare la tesi dell’accusa.
EGALITÉ – L’imputata ha qualche dichiarazione da fare prima che venga pronunciata la sentenza?
REALTÀ – Guardate che vi sta per crollare il soffitto in testa.
EGALITÉ – Opinione molto relativa della quale non terremo conto. In nome del sacro relativismo, l’imputata è condannata al taglio della lingua…
(Scraaash! Crollo totale del tetto che seppellisce tutti. Dai crani sfracellati escono miriadi di vermi. Solo la Realtà emerge indenne dalle rovine, scuotendosi di dosso la polvere, e pronuncia l’ultima parola.)
REALTÀ – Ve l’avevo detto che crollava.
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