Celebriamo oggi la solennità della Trinità. Il mistero della Trinità è rivelazione dell'intimità stessa di Dio. Ci rivela fin da Abramo e completamente nell'Incarnazione che il Dio vivente in se steso è amore. E' amore tra tre Persone distinte, ma che sono talmente unite tra loro da formare un solo Dio
di Mons. Gino Oliosi
Dopo il tempo pasquale, concluso domenica scorsa con la Pentecoste, la Liturgia è ritornata al "tempo ordinario". Ciò non vuol dire che l'impegno dei cristiani debba diminuire, anzi entrati nella vita divina come Figli nel Figlio mediante i Sacramenti, siamo chiamati quotidianamente ad assimilarci a
Dopo il tempo pasquale, concluso domenica scorsa con la Pentecoste, la Liturgia è ritornata al "tempo ordinario". Ciò non vuol dire che l'impegno dei cristiani debba diminuire, anzi entrati nella vita divina come Figli nel Figlio mediante i Sacramenti, siamo chiamati quotidianamente ad assimilarci a
Lui mediante l'azione della Grazia, per progredire nell'amore verso Dio amando il prossimo. L'odierna domenica della Santissima Trinità, in un certo senso, ricapitola la rivelazione del Dio vivente avvenuta nei misteri pasquali: morte e risurrezione di Cristo, sua ascensione alla destra del Padre avviando per Lui e per noi l'al di là anche del corpo ed effusione dello Spirito Santo. La mente umana e il linguaggio sanno accogliere la rivelazione ma sono inadeguati a spiegare la relazione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nell'unico essere divino e tuttavia i Padri della Chiesa hanno cercato di illustrare il mistero di Dio Uno e Trino vivendolo con gioia nelle relazioni della propria esistenza con profonda fede.
"Verremo a lui…", la Trinità divina, infatti, prende dimora in noi nel giorno del Battesimo: "Io ti battezzo – dice il ministro – nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Quindi "Io, ma non più io": è questa la formula dell'esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo, la formula della "novità cristiana chiamata a trasformare il mondo. Qui sta la nostra gioia pasquale in tutte le tribolazioni. La nostra vocazione e il nostro compito di figli del Padre nel Figlio consistono nel cooperare perché giunga a compimento effettivo, nella realtà quotidiana della nostra vita, ciò che lo Spirito Santo ha intrapreso in noi col Battesimo e continua ad operare: siamo chiamati infatti a divenire donne e uomini nuovi, per poter essere testimoni del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel mondo, in concreto, in quella comunità di uomini entro la quale viviamo. Il nome del Dio vivente trinitario, nel quale siamo stati battezzati, noi lo ricordiamo ogni volta che tracciamo su noi stessi il segno della croce. Il teologo Romano Guardini, a proposito del segno della croce, osserva: lo facciamo prima della preghiera, affinché… ci metta spiritualmente in ordine, concentri in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la preghiera, affinché rimanga in noi quello che Dio ci ha donato…Esso abbraccia tutto l'essere, corpo e anima…e tutto diviene consacrato nel nome di Dio uno e trino" (Lo spirito della liturgia, pp.125-126).
Nel segno della croce e nel nome del Dio vivente è, perciò, contenuto l'annuncio che genera la fede e ispira la preghiera cristiana. E, come nel Vangelo Gesù promette agli Apostoli il dono del Padre e che "quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità" (Gv 16,13), così avviene nella liturgia domenicale, quando i sacerdoti dispensano, di settimana in settimana, il pane della parola e dell'Eucaristia. Anche il santo Curato d'Ars lo ricordava ai suoi fedeli: "Chi ha accolto la vostra anima – diceva – al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre per darle forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l'ultima volta nel sangue di Gesù Cristo? …sempre il sacerdote".
Facciamo nostra la preghiera di sant'Ilario di Poitiers: "Conserva incontaminata questa fede retta che è in me, fino al mio ultimo respiro, dammi ugualmente questa voce della mia coscienza, affinché io resti sempre fedele a ciò che ho professato nella mia rigenerazione, quando sono stato battezzato nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo" (De Trinitate, XII, 57). Invocando la Beata Vergine Maria, il cui fiat è entrato pienamente nella Santissima Trinità dove il Padre l'ha scelta come Madre del Verbo incarnato attraverso la sponsalità dello Spirito Santo, ci accompagni in tutto il pellegrinaggio terreno.
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