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di Michael D. O'Brien
"In questo momento della storia, il problema violentemente dominante entro la Chiesa occidentale è un fariseismo legato alla teologia morale corrotta e all’ecclesiologia disordinata, in cui i falsi maestri fanno credere alla gente di essere loro i giusti, anche se peccano sul piano della morale sessuale e di altre gravi questioni, o insegnando che un certo peccato non è peccato mortale e non è un impedimento a ricevere i sacramenti. Si sentono autogiustificati dal loro credo in un nuovo Vangelo di giustizia sociale, ed è una giustizia sociale molto selettiva, e riducono la pienezza dei Vangeli a una falsa scelta aut/aut: o sei un dissidente liberale (“amorevole, compassionevole”) o sei un fariseo (un “severo legalista”). Fanno la pace con il peccato personale perché credono di
rispettare gli obblighi del Vangelo aiutando i poveri e, ogni volta che le loro ipocrisie e compromessi con il peccato e l’errore personale vengono messi in discussione, semplicemente fucilano il messaggero, puntando il dito contro chiunque si opponga ai loro programmi, demonizzando la voce della verità con paragoni superficiali ai farisei legalisti dei Vangeli. Il fatto è che il nuovo fariseo non solo trascura le “questioni più serie” (Mt 23,23), molto spesso le sminuisce attivamente e nei casi peggiori contribuisce alla morte dell’innocente. Lo fa, oh quale atroce ironia, facendo appello alla misericordia".
Michael D. O'Brien, Apocalisse, pp. 97-98
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