Domenica V di Pasqua

 Vi do un comandamento nuovo: nuovo quello dell'amore reciproco nel praticarlo, con il dono del suo Spirito, come Lui l'ha praticato ed è l'Amore del Padre con il Figlio, lo Spirito Santo
di Mons. Gino Oliosi
Siamo nel tempo pasquale, tempo della glorificazione di Gesù. Il Vangelo ci ricorda che questa glorificazione è avvenuta, prodotta nella passione, non soltanto dopo. Nel
mistero pasquale passione e glorificazione sono strettamente legate, formano un'unità inscindibile come l'annuncia san Giovanni.
Dice Gesù: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio, Padre. Figlio, Spirito Santo, è stato glorificato in Lui". Gesù fa questa affermazione nel momento in cui Giuda esce dal Cenacolo. Quindi, proprio questo momento è l'inizio della glorificazione di Gesù, il Figlio del Padre che ha assunto un volto umano nel grembo verginale di Maria per opera dello Spirito Santo.
Questa è una accentuazione del quarto Vangelo. Giovanni non dice che Gesù è stato glorificato solo dopo la sua passione, per mezzo della risurrezione, ma mostra che la sua glorificazione è cominciata proprio con la passione. In essa Gesù manifesta la sua gloria, che è gloria di un amore senza limiti, un dono per il comandamento nuovo.
La gloria di Dio è la gloria di amare fino al perdono. Allo stesso modo, la gloria di Gesù è la gloria di amare. Egli ha amato il Padre, compiendo la sua volontà con una generosità perfetta; ha amato noi uomini, dando, Buon Pastore, la sua vita per noi. Così già nella sua passione viene glorificato, e Dio viene glorificato in lui.
Ma la passione è soltanto un inizio perché attualizzata in ogni celebrazione eucaristica dà la possibilità  di amare in modo nuovo non per motivo di sesso, di successo, di possesso ma gratuitamente. Per questo Gesù afferma che la sua glorificazione sarà anche futura: "Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua, e lo glorificherà subito".
Ora Gesù annuncia ai suoi discepoli la sua partenza da presenza fisica per la continua presenza sacramentale: "Figlioli, ancora per poco sono con voi", ma per continuare in modo nuovo la sua presenza in mezzo a loro e attraverso loro dà un comandamento: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri".
Se ci amiamo gli uni gli altri, Gesù continua a essere presente in mezzo a noi, in un modo molto concreto. La presenza continua di Gesù risorto nel mondo è molteplice: nella sua Parola, nell'Eucaristia, ma per esserlo nell'amore che unisce i cristiani nell'unico suo corpo che è la Chiesa, se lo accolgono con docilità alla sua grazia, al dono dello Spirito.
Gesù parla di un "comandamento nuovo". Qual è la novità di questo comandamento? Già nell'Antico Testamento, nell'Antica Storia di amore Dio aveva dato il comandamento dell'amore, come ricorda Gesù allo scriba che lo aveva interrogato sul più grande comandamento della legge: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso" (Mt 22,38-39; Mc 12,29-30).
Questo comandamento dell'amore, che esisteva già dall'Antico Testamento, dall'Antica Storia di amore di Dio è diventato nuovo, in quanto vi è stata portata da Gesù un'aggiunta molto importante di Nuova Alleanza, Nuova Storia di amore: "Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato". Ciò che è nuovo è proprio questo "amare come Gesù ha amato" e in continuità sacramentale ci ama.
Nell'Antico Testamento non si poteva avere un modello così perfetto di amore. L'antico Testamento infatti non presentava nessun modello di amore, ma formulava soltanto il precetto di amore. Gesù, il Figlio del Padre in un volto umano, invece ha dato un modello divinamente umano, ha dato se stesso come modello di amore.
Si tratta di un amore generosissimo, senza limiti, di un amore universale, di un atteggiamento che sa trasformare anche tutte le circostanze negative e tutti gli ostacoli provocati dal libero arbitrio in occasione di progresso nell'amore.
Mai si era verificata una situazione così contraria all'amore come quella in cui Gesù è venuto a trovarsi nella sua passione e viene continuamente a trovarsi nella passione del suo corpo, della sua Chiesa, dei suoi: respinto da tutti, schernito, condannato, giustiziato, perseguitato continuamente nei suoi. Eppure egli l'ha trasformata e la trasforma in occasione di amore più grande.
Dandoci il comandamento nuovo, Gesù ci chiede di permettergli attraverso di nuovo di amare così anche attraverso i suoi, la sua Chiesa. I suoi sono deboli, limitati, segnati da una resistenza a questo modo di amare, incapaci di superare gli ostacoli; nella vita personale e sociale ci sono tante difficoltà che si oppongono e provocano divisioni, risentimenti, rancori, odi, guerre. Ma il Signore, presente sacramentalmente con il dono del suo Spirito, dello Spirito del Padre, ci ha promesso di essere continuamente presente, rendendoci capaci di questo amore generosissimo, che supera tutti gli ostacoli.
Se siamo uniti al cuore di Gesù attraverso il cuore di Maria, sua e nostra Madre, possiamo amare in modo nuovo. Amare gli altri, i nemici, i persecutori, come Gesù li ha amati e li ama attraverso  di noi, li ama con quella forza di amore che ci viene comunicata nell'Eucaristia almeno della Domenica e con il perdono sacramentale mensile.
Gesù conclude: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" come io ve lo ricordo nel Vangelo e ve lo dono nel Sacramento. Regina di questo amore, sii sempre con noi.

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