Domenica di Pasqua Messa del giorno

Oggi celebriamo la risurrezione del Signore che ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé
di Mons. Gino Oliosi
Il Vangelo ci riferisce gli eventi del mattino della domenica di Pasqua. Il giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si reca al sepolcro di buon mattino, quando è ancora buio. Di sabato non ci si può muovere, secondo un precetto molto rigido della legge. Il giorno però finisce con la sera; pertanto, quando è ancora buio, Maria si muove per andare al sepolcro.
Maria è piena di amore, ma anche piena di dolore. Quando
giunge alla tomba, ha una sorpresa: si accorge che la pietra è stata ribaltata dal sepolcro.
Tutto il brano ci vuol far capire che la risurrezione era un evento inaspettato per i discepoli. Essi pensavano che tutto fosse finito con la morte di Gesù, non avevano capito le predizioni di Gesù sulla sua risurrezione.
In realtà dobbiamo riconoscere che queste predizioni, così come le leggiamo nel Vangelo, non erano poi tanto chiare. Gesù parlava di "rialzarsi", che non si interpreta necessariamente come "risorgere"; parlava di "risvegliarsi", e i discepoli non capivano a che cosa si riferissero queste parole. Perciò essi sono completamente impreparati alla risurrezione del Signore.
Dalla visione della pietra ribaltata Maria di Magdala non trae la conclusione che il Signore è risorto, ma che "hanno portato via il Signore dal sepolcro". Per lei la risurrezione è una cosa strana e impensabile. Il Signore è morto; non poteva uscire dalla tomba da sé; perciò l'hanno portato via, e "non sappiamo dove l'hanno posto". Si tratta di una violazione del sepolcro. Questa è la conclusione a cui giunge Maria di Magdala: non basta la constatazione del sepolcro vuoto per credere nel Risorto.
Maria corre a riferire la cosa a due discepoli, che si recano subito al sepolcro, per verificare il racconto della donna. Questi due discepoli sono Simon Pietro e il discepolo che Gesù amava. L'evangelista fa notare che l'altro discepolo, pur correndo più veloce  arrivando prima – probabilmente perché era più giovane – è pieno di rispetto per Pietro, lo considera veramente come il capo degli apostoli; perciò non entra subito nel sepolcro, ma fa entrare prima Pietro.
Dice il Vangelo: "Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e vide i teli per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con i teli, ma piegato in un luogo a parte". Le cose che vede Pietro testimoniano un fatto strano. Che cosa significano queste cose? Se i malfattori avessero portato via il corpo di Gesù, Certamente l'avrebbero preso con tutti i teli e il sudario, non avrebbero lasciato i teli per terra e piegato il sudario in un luogo a parte.
Quando entra nel sepolcro l'altro discepolo, vede anche lui i teli e il sudario, ma ha come una illuminazione e capisce: il corpo di Gesù non è stato rubato. Gesù ha ripreso vita: una vita di una specie diversa da quella terrena; una vita in cui i teli e il sudario non hanno più nessuna utilità. "L'altro discepolo vide e credette".
L'evangelista poi osserva: "Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti". Giovanni ci vuol far capire che l'evento della risurrezione di Gesù non è stato riconosciuto a partire dalla Scrittura, ma che, al contrario, è stato questo evento che ha illuminato la Scrittura. La risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non certo creatori. Solo dopo l'evento i discepoli hanno capito che cosa voleva dire la Scrittura e che cosa volevano dire le predizioni di Gesù. Prima non sapevano interpretarle. La risurrezione di Gesù è stata l'evento, la "mutazione" mai accaduta, il salto decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, che ha illuminato la mente e il cuore dei discepoli.
La risurrezione è stata come un'esplosione di luce, una esplosione dell'amore che scioglie le catene del peccato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale merge un mondo nuovo. La sua risurrezione rivela il senso della sua passione e della storia peccaminosa del mondo. Senza la risurrezione, la passione di Gesù apparirebbe come un evento drammatico, negativo. come una tremenda sconfitta, una fine senza speranza, ma anche la stessa creazione. Invece, la risurrezione di Gesù mostra tutto il valore della passione, dimostra che essa non è stata una sconfitta, ma una vittoria, una glorificazione attraverso la passione, la vittoria dell'amore che arriva al perdono. Il buon Pastore ha dato la sua vita per le pecore (Gv 10,11). Come dice Gesù, "nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv 15,13). Gesù ha vissuto la sua passione con amore; perciò ha ottenuto con la risurrezione la glorificazione dal Padre. Ha ottenuto una vita nuova, che non è quella terrena. Ha ottenuto una vita misteriosa, una vita veramente vita per l'anima e per il corpo, piena di bellezza e di potenza.
Nella prima lettura Pietro proclama il messaggio della risurrezione, che è l'evangelizzazione di sempre. Entrato nella casa del centurione Cornelio, prende la parola e fa questo annuncio: Gesù, che è passato beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con Lui, è stato ucciso ingiustamente, crudelmente, ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno ed è apparso a molti congiungendo sepolcro vuoto e apparizioni.
Queste apparizioni confermano in maniera positiva ciò che il sepolcro vuoto faceva intuire. Afferma Pietro: "Dio volle che [Gesù risorto] apparisse non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio".
Pertanto la prima potenza di Gesù risorto cioè del Cristo presente e operante attraverso il suo corpo che è la Chiesa è una potenza di ricreazione di ciò che il peccato rovina. Alla fine ci sarà anche la potenza di giudicare, perché è necessario che alla fine gli uomini vengano giudicati in base alla loro accoglienza o meno di Cristo.
Nella seconda lettura Paolo ci rivela le conseguenze della risurrezione di Cristo cioè di questa esplosione di verità e di amore, che penetra continuamente nel nostro mondo attraverso il suo Corpo che è la Chiesa, lo trasforma e lo attira a sé.
Nel brano che si legge nella Messa della notte (Rm 6,3-11) l'Apostolo spiega che con il battesimo siamo stati sepolti insieme con Cristo nella morte cioè nella prospettiva di realizzazione temporale, per essere uniti a Lui anche nella risurrezione cioè nella meta di vita veramente vita per l'anima e il corpo. Diventiamo sempre più "uno in Cristo" (Gal 3,28), un unico soggetto nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento individuale erigendo la libertà individuale a valore fondamentale, escludendo dalla cultura e vita pubblica Dio ritenuto superfluo ed estraneo. "io, ma non più io": è questa la formula dell'esistenza cristiana personale fondata sul battesimo, la formula della risurrezione dentro il tempo, la formula della "novità" cristiana chiamata a trasformare il mondo. Qui sta la nostra gioia pasquale. La nostra vocazione e il nostro compito di cristiani consistono nel cooperare perché giunga a compimento effettivo, nella realtà quotidiana della nostra vita, ciò che lo Spirito Santo ha intrapreso in noi col Battesimo: siamo chiamati infatti a divenire donne e uomini nuovi, per poter essere veri testimoni del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza nel mondo, in concreto in quella comunità di uomini entro la quale viviamo.
Maria, giunta già alla meta in anima e corpo, è fonte di speranza e di consolazione.

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