In questa domenica la Chiesa c'invita a meditare sulla passione del Signore con raccoglimento, con amore e con gratitudine. Quest'anno siamo guidati dall'evangelista Luca, che racconta la passione con molta venerazione e ammirazione per il suo Signore.
di Mons. Gino Oliosi
La venerazione si nota sul fatto che l'evangelista evita di raccontare i dettagli crudeli e umilianti della passione, memorizzati dagli altri evangelisti. Egli non parla della flagellazione, che è avvenuta o, meglio, non usa il termine "Flagellare", ma mette sulle labbra di Pilato una formula
La venerazione si nota sul fatto che l'evangelista evita di raccontare i dettagli crudeli e umilianti della passione, memorizzati dagli altri evangelisti. Egli non parla della flagellazione, che è avvenuta o, meglio, non usa il termine "Flagellare", ma mette sulle labbra di Pilato una formula
più vaga: "Lo castigherò" (23,22). Il terzo evangelista non parla del coronamento di spine, non si sente di raccontare che il Signore è stato umiliato in questo modo. Nella scena di Gesù davanti al Sinedrio, non parla dei falsi testimoni che lo hanno accusato, ma mette in rilievo solo Colui che con tanta docilità è la risposta di Gesù, in cui si rivela tutta la sua dignità di Cristo e di Figlio di Dio. Così tutto questo ci aiuta a rivivere la passione di Gesù con lo stesso atteggiamento di venerazione verso il Signore che ha avuto Luca cioè da Vangeli viventi.
Egli manifesta anche una grande ammirazione per Gesù, che è il modello del giusto sofferente, di colui che con tanta docilità alla volontà di Dio accetta tutte le sofferenze aiuta le altre persone a convertirsi e a trovare l'unione con Dio anche nella sofferenza: non c'è vero amore senza la disponibilità anche a soffrire. Nel racconto dell'agonia, Luca insiste sul fatto di chiedere di "non indurre cioè non entrare in tentazione cioè nella prova", disposti però alla volontà del Padre che può mettermi nella prova per la crescita nell'amore. All'inizio Gesù dice: "Pregate, per non entrare nella tentazione, nella prova", e mostra egli stesso ai discepoli come si prega per non entrare, per non essere indotti nella tentazione (22,40-42). Alla fine Gesù dice di nuovo: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione, nella prova" (22,46).
La generosità di Gesù si manifesta sin dal momento dell'arresto: quando al servo del sommo sacerdote viene staccato l'orecchio destro, egli interviene e, toccandogli l'orecchio, lo guarisce (22, 50-51).
Gesù è pieno di misericordia, è il Vangelo vivente. Quando lo crocifiggono, dice: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (23-34). E al buon ladrone promette: "Oggi sarai con me in Paradiso" (23,43). Questa frase mostra la grandezza d'animo di Gesù, del Figlio di Dio nella sua umanità, la sua generosità, ma anche la certezza della sua vittoria nel massimo dell'umiliazione. Egli sa di essere vittorioso: l'amore che gli viene dal cuore del Padre lo rende vittorioso in ogni momento umano di umiliazione.
Tutto il racconto della passione viene illuminato dal primo episodio, l'Ultima Cena che lo anticipa sacramentalmente e in ogni Messa che lo attualizza. Qui vediamo come Gesù affronti tutta la sua passione con un desiderio ardente. Dice infatti: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione" (22,15) e lo desidera attualizzare in ogni Messa agendo ecclesialmente attraverso la persona del ministro consacrato. In questo momento egli prende in anticipo tutta la sua passione e la trasforma nell'espressione del più grande amore per liberarci dal peccato. Luca riferisce che Gesù, come rivivremo il giovedì santo, "preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è (transustanziando) il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è (transustanziando) la Nuova Alleanza, la Nuova Storia di amore fino al perdono nel mio sangue, che viene versato per voi" (22,19-20).
Con questi gesti e con queste parole Gesù sacramentalmente cambia il senso dell'evento: da evento negativo, drammatico, che manifesta tutta la malvagità cui arriva l'umano, esso si trasforma in evento positivo. E questo grazie all'amore del cuore di Gesù che rivela la perfezione, la giustizia del Padre con un amore più grande di ogni peccato: assume storicamente queste circostanze tragiche e ingiuste e le rende occasione nella fede del dono di se stesso che rende giusti e della fondazione della Nuova Alleanza, della Nuova Storia di amore che rende capaci di divenire perfetti come il Padre cioè capaci di amare fino al perdono, con una giustizia che rende giusti senza escludere: questo è il Vangelo.
Perciò, quando ascoltiamo, celebriamo il racconto della passione, non dobbiamo avere soltanto una prospettiva negativa, di tristezza e di sconforto per il peccato, ma dobbiamo avere nel nostro animo anche una gioia profonda: la passione è veramente la manifestazione più grande, il Vangelo, dell'amore di Dio più grande di ogni peccato, la rivelazione più grande di Dio che è amore. Le circostanze della passione, del peccato sono certamente tragiche, ma sono superate dalla larghezza della carità (non esclude nessuno), dalla lunghezza (nessuna difficoltà la vince), dall'altezza (riportare, in Cristo, ogni uomo a figlio nel Figlio), la profondità (condivide fino in fondo le miserie di ogni uomo soprattutto nella malattia e nel momento terminale di questa vita).
Vergine addolorata, che stavi con fede ritta presso la Croce, aiutaci.
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