Immortale odium

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di Pietro Licciardi
Siamo nell’Italia da poco unificata da massoni e garibaldini, in cui si sono infine calmati gli eccessi e gli odi anticlericali della prima ora, pur rimanendo inalterata da parte dei circoli unitari che hanno ormai il monopolio del nuovo Stato l’ostilità per i preti e i cattolici. Cattolici i quali, dopo aver subìto le angherie e i soprusi patiti durante il “glorioso” Risorgimento, sembrano ormai aver fatto buon viso a cattiva sorte, rassegnandosi a nuovi destini comuni all’ombra del nuovo e infame tricolore.

Un deputato, noto massone, viene assassinato di ritorno da una conviviale cena in loggia. Non sarà l’unico a morire, altri
delitti si aggiungeranno e a farne le spese saranno altri noti “figli della vedova”. Tutti quanti con una cosa in comune: l’essere in possesso di una medaglia, coniata appositamente per celebrare l’assalto al corteo funebre di Pio IX, che il 13 luglio 1881, nottetempo proprio per il timore di ingiuriosi attacchi, doveva traslare la salma da San Pietro ad un’altra chiesa di Roma, secondo il desiderio a suo tempo espresso dal pontefice. Sulla medaglia campeggia la scritta: “Immortale odium et nunquam sanabile vulnus”.

Chi è, o chi sono, gli autori della catena di omicidi? Quale il loro scopo? E’ forse la vendetta di qualche cattolico stufo di vedere il Santo Padre e i suoi sacerdoti angariati e ingiuriati da un potere civile che odia la Chiesa e tutti quelli che ne fanno parte? O forse è la trama di qualche nostalgico che spera di restituire al Papa il suo trono? In tal caso potrebbe riesplodere, e con ancor maggiore virulenza, la violenza anticlericale riportando la nazione agli anni bui in cui i preti erano assassinati per le strade, vescovi e perfino cardinali messi in galera senza tanti complimenti e i cattolici perseguitati ed emarginati in nome delle nuove “libertà”.

Una eventualità da scongiurare, non solo per il Vaticano, che non intende infrangere la raggiunta pax, per quanto precaria, ma pure per il governo massone, che correrebbe il rischio di vedersi scavalcato a sinistra da altri e ben più accesi mangiapreti, come i socialisti, forza politica emergente nel parlamento unitario, per fronteggiare i quali sarebbe necessaria una alleanza almeno elettorale con i moderati cattolici. Così si trovano a investigare col compito di sventare la minaccia due preti, don Gaetano Alicante e don Nicola Esposito, assieme ad un commissario di polizia, ovviamente affiliato massone, Giorgio Ribaudo.

Inizia così un avvincente triller del noto giornalista, scrittore, saggista, Rino Cammilleri, che ha pubblicato per Gondolin la sua ultima fatica: “Immortale odium”: 414 avvincenti pagine piene di colpi di scena. Attenzione però; parliamo di Cammilleri, con due “emme”, da non confondersi con l’altro, il Camilleri monotematico autore di libri gialli. Infatti “Immortale odium”, pur avendo anch’esso la trama di un “giallo” è anche e soprattutto il pretesto per dipingere con assoluto realismo e rigore storico il clima che caratterizzava, appunto, l’Italia post unitaria, un insignificante regno di secondo o terz’ordine nato grazie alla violenza, a ignobili tresche e gran spargimento di sangue innocente seguito alla soppressione di regni di ben altro spessore e storia.

Particolarmente interessanti alcune “notizie” che il lettore apprende da alcuni dei personaggi del triller e che gettano nuova luce su quanto appreso negli anni della scuola e perfino dell’università. Tutto ciò benché l’autore si sia premurato di chiarire alla fine del libro che si tratta di opera di fantasia e non di un trattato storico, anche se in “nota” fornisce una corposa bibliografia da cui sono stati tratti “spunti e ispirazioni”.

E’ soprattutto Nubius, enigmatico personaggio della trama, una sorta di Grande vecchio o di Grande burattinaio, a restituire, con i suoi racconti da reduce, una nuova prospettiva sugli eventi che hanno sconquassato non soltanto l’Italia nel corso degli ultimi due secoli di storia ma l’intera Europa. Tutto infatti sembra concorrere al realizzarsi di un grande disegno: una grande e definitiva Rivoluzione, giunta oggi quasi a compimento, in cui tutto deve essere capovolto e ogni assetto infranto per l’affermazione di un nuovo ordine, come molto bene hanno descritto certi racconti distropici i quali, sia pure scritti cento anni fa, hanno oggi l’amaro sapore della profezia, per di più in via di avveramento.

E’ il sogno degli utopisti di ogni epoca: dai primi eretici ai massoni, che hanno sempre vagheggiato un mondo senza più frontiere, senza nazioni, con una unica religione al centro della quale vi è un indefinito “grande architetto dell’universo”. Oggi la massoneria ha altri e più potenti alleati: la finanza internazionale, che ingrassa con la libera circolazione delle merci e dei capitali, i paladini dei “nuovi diritti”, dediti all’annullamento di ogni differenza tra gli individui, anche quelle biologiche, o gli “immigrazionisti” senza se e senza ma, per i quali ogni società deve annullarsi in un gran minestrone di razze e di culture. Per tutti il fine ultimo è la creazione di un mondo totalitario e infernale: il regno dell’Anticristo. “Immortale odium et nunquam sanabile vulnus”.
(da Rete Famiglie Roma, 5 novembre 2018)

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