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di Emmanuele Barbieri, Corrispondenza Romana 6 marzo 2019
Il padre domenicano Réginald Garrigou-Lagrange (1877-1964) fu una delle più profonde menti speculative del XX secolo. Va dato merito alla casa editrice Fede & Cultura di averne avviato la riscoperta, grazie all’impegno di un giovane studioso, Marco Bracchi, che con passione ne ha curato la traduzione, o la ristampa, di alcune importanti opere.
Bracchi ha tradotto ex novo, o ha revisionato le traduzioni, verificando le fonti e le citazioni e corredando i testi di accurate note critiche. Sono stati così pubblicati Essenza e attualità del tomismo (2012), Introduzione allo studio di Dio (2013), La sintesi tomistica (2015), Dio accessibile a tutti (2017), La vita eterna e la profondità dell’anima (2018) e, in questi giorni, Il senso del mistero e il chiaroscuro intellettuale (2019).
Ne La vita eterna Garrigou-Lagrange affronta i grandi temi escatologici dei novissimi, considerando la profondità
dell’anima nella vita presente, ma soprattutto in relazione al giudizio particolare e all’istante in cui l’anima si separa dal corpo. Il grande teologo domenicano ci fa capire meglio che cosa siano l’Inferno, vuoto immenso che mai sarà colmato, e il Purgatorio, lo stato dell’anima che non può ancora possedere Dio; e in cosa consista l’istante dell’ingresso in Cielo, che coincide con la visione beatifica, la vita eterna che aspetta coloro che hanno amato Dio sulla terra e che lo godranno per sempre in Paradiso. Belle e profonde soprattutto le pagine sull’impenitenza finale del peccatore e sul dono insigne della perseveranza finale; sul giudizio, particolare e universale, e sulle ragioni teologiche dell’eternità delle pene.
Il senso del mistero è la prima edizione in lingua italiana del saggio del grande teologo. È grazie alla categoria di chiaroscuro intellettuale che il padre Garrigou-Lagrange ci fa comprendere ciò che c’è di chiaro e quanto resta misterioso nella soluzione tradizionale dei grandi misteri della nostra conoscenza sia naturale, sia soprannaturale di Dio, e in quella delle questioni della grazia. Possiamo sapere ad esempio che Dio esiste, ma non sappiamo di Dio che cosa sia. «Spesso si ritrova nella penna di san Tommaso questa affermazione: “nescimus de Deo quid est”; naturalmente noi non possiamo conoscere Dio che tramite il riflesso delle sue perfezioni nelle creature, e la sua vita intima, o la Deità come tale, non è partecipabile da alcuna natura creata o creabile, se non solamente per mezzo della grazia santificante, la sola che può disporci radicalmente a vedere Dio immediatamente come Egli si vede e ad amarlo come Egli si ama» (pp. 21-22).
Il domenicano francese ci aiuta quindi a capire la ragione della confusione che spesso viene fatta relativamente al soprannaturale, spiegando come una cosa può essere detta soprannaturale in due modi, o intrinsecamente, per sua stessa essenza (è il caso della grazia e delle virtù infuse), o estrinsecamente (ad esempio il miracolo). Importanti le pagine dedicate a La predilezione divina e la salvezza possibile per tutti, in cui il nostro autore ribadisce e spiega il principio tradizionale, avversato da protestanti e giansenisti, secondo cui «Dio non comanda mai l’impossibile, ma rende realmente possibile a ogni adulto il compimento del dovere» e, d’altra parte, il principio di predilezione, secondo cui «nessuno sarebbe migliore di un altro se non fosse stato più amato da Dio. L’intima conciliazione di questi due principi altro non è che quella dell’infinita giustizia, dell’infinita misericordia e della somma libertà. (…) E uno dei chiaroscuri più sublimi della teologia, ma per non deviare la speculazione teologica deve qui sfociare in silenziosa contemplazione» (pp. 299, 301).
Si tratta di pagine impegnative, ma luminose per la loro chiarezza, la cui lettura è raccomandabile a chi, nell’era di Internet, voglia fare uno sforzo intellettuale per avvicinarsi con amore ai grandi misteri della nostra fede.
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