Oggi la liturgia si propone la vocazione di Pietro con gli Apostoli e quindi dei suoi successori
di Mons. Gino Oliosi
Il Vangelo ci presenta Gesù che sta predicando sulla riva del lago e che, per non essere oppresso dalla folla, decide di salire su una barca, quella di Simone, avviando con i gesti un ministero petrino perenne per tutta la Chiesa di ogni tempo e di ogni luogo con una continuità diacronica, la Tradizione, e sincronica, la comunione cattolica. Alla fine della predica Gesù dice a Simone: "Prendi il largo!" (in latino Duc in
Il Vangelo ci presenta Gesù che sta predicando sulla riva del lago e che, per non essere oppresso dalla folla, decide di salire su una barca, quella di Simone, avviando con i gesti un ministero petrino perenne per tutta la Chiesa di ogni tempo e di ogni luogo con una continuità diacronica, la Tradizione, e sincronica, la comunione cattolica. Alla fine della predica Gesù dice a Simone: "Prendi il largo!" (in latino Duc in
altum). Gesù invita anche noi ad andare in profondità sul ministero petrino attraverso cui Lui risorto continuerà la sua presenza nell'eucaristia e la sua continua azione sacramentale nella Parola e nei Gesti dei suoi, nei sette sacramenti.
Prendi il largo con i tuoi soci e calate le reti per la pesca, dice Gesù. E Simone risponde dapprima con un'obiezione: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla".
Possiamo immaginare i sentimenti di questi pescatori, che per tutta la notte avevano percorso in lungo e in largo il lago di Genezaret senza prendere nulla, un anticipo del loro ministero di pescatori d'uomini. Sono certamente sentimenti di sfiducia, di delusione, di stanchezza. Ma subito dopo, anticipando la sua vocazione di confermare nella fede, Simone ha una ispirazione come il profeta Isaia, e dice: "Sulla tua parola che opera quello che dice getterò le reti". Una Parola che spiega bene i dati della Creazione, della Rivelazione. La vocazione di Pietro e dei suoi Successori non è quella di oracoli per cui qualunque cosa dicano o facciano sia verità indiscutibile. Possono avere opinioni private. Quando rimandano in continuità alla Parola del Signore cioè in materia di fede e di morale per tutta la Chiesa la cogliamo come Parola del Signore e allora possiamo fare sempre qualcosa, possiamo avere sempre una reazione positiva, sia pur modesta, anziché rinunciare ad ogni iniziativa.
Il comando rivolto da Gesù a Pietro e che da Risorto continua con i successori di Pietro e degli Apostoli si rivela fecondo in modo straordinario: "E avendo gettato le reti, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tute e due le barche al punto che affondavano". Si tratta non di una pesca ordinaria, naturale, ma miracolosa, segno della potenza della presenza e parola di Gesù. Egli non è solo un uomo come tutti gli altri, ma è la persona del Figlio del Padre nello Spirito Santo in un volto umano, partecipe della potenza creatrice di Dio. E Risorto è Lui che in continuità, attraverso il libero arbitrio, agisce nel suo corpo che è la Chiesa per tutta l'umanità. Pietro, gli Apostoli, i Papi, i Vescovi, i Presbiteri, i Genitori non sono successori di Gesù Cristo ma persone che in successione di Pietro, degli Apostoli sono al suo servizio visibile della presenza invisibile di Cristo che può operare cose meravigliose se accolto attraverso il ministero dei suoi vicari.
La pesca miracolosa provoca un'impressione profonda in Simone, che vi scorge la manifestazione nella storia della potenza, dell'Alleanza, della Storia di amore di Dio. Un'impressione simile a quella del profeta Isaia quando, nel tempio, ha la visione di Dio e come sua Parola nella prima lettura ci ha fatto esperimentare.
Simone prova uno "spavento" per questo intervento soprannaturale nella storia. Il termine usato dall'evangelista indica proprio quel senso di timore che si ha di fronte alla manifestazione dell'Alleanza, della Storia di Amore di Dio attraverso oggi, nei successori di Pietro e degli Apostoli che rimandano alla presenza e all'azione sacramentale del Risorto, di Cristo nella sua Chiesa.
Paolo nella seconda lettura ci ricorda che ha faticato più degli altri apostoli, ma poi aggiunge: "Non io però, ma il Risorto che è e opera con me". L'opera non è dell'uomo, ma è di Cristo cioè della grazia di Dio, che rende possibile a uomini cose impossibili. Occorre esserne coscienti. Ma se papi, vescovi, sacerdoti, genitori, educatori non rimandano continuamente a Lui per la sua opera, ciascuno secondo la propria vocazione, succede la crisi della Chiesa. Nella Chiesa, con chi succede a Pietro e agli Apostoli, c'è una grande diversità di vocazioni ma tutte nella memoria evangelica di Gesù e nella consapevolezza della presenza di Cristo, di Lui risorto che parla e agisce sacramentalmente. Si tratta in continuità di un'opera divina, che conferma la fede, la speranza e soprattutto la carità, comunica la gioia dell'amore gratuito, la pace e attira , oggi soprattutto attraverso la famiglia e piccoli gruppi, alla Chiesa. Dobbiamo ravvivare l'ambizione di operare con Cristo in privato e in pubblico, mettendo in pratica le sue parole: "Prendi il largo!". Madre di Cristo prega per noi.
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