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di Aldo Maria Valli
Si intitola Colloqui minimi il nuovo libro di Ettore Gotti Tedeschi, edito da Fede & Cultura. Si tratta di una serie di chiacchierate, chiamiamole così, tra l’autore e personaggi del calibro (per citarne solo alcuni) di San Michele Arcangelo, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, il re Davide, il profeta Isaia, Pitagora, Confucio, Socrate, Platone, Ponzio Pilato, San Paolo, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Francesco d’Assisi, papa Bonifacio VIII, Tommaso Moro, Martin Lutero, Calvino, Shakespeare, Galileo, Rousseau, Kant…
Va bene, mi fermo qui, perché l’elenco è veramente lungo e ripercorre l’intera storia del pensiero e delle religioni. Dico solo che, per arrivare a tempi più vicini ai nostri, Gotti Tedeschi chiacchiera anche con Hitler, Mao, Kruscev, papa Paolo VI, Marcel Lefebvre, il Dalai Lama.
Presentato così, il libro può sgomentare e far girare un po’ la testa. Ma Gotti Tedeschi è abile. I confronti sono rapidi, mai
noiosi, e toccano tutti i nodi che stanno a cuore all’autore, senza fare troppi complimenti. Gotti Tedeschi infatti non nasconde la sua visione. Anzi, fa di tutto per portarla allo scoperto (non a caso il sottotitolo è L’arte maieutica della polemica) e dunque l’intera storia della civiltà occidentale è rivisitata come “caduta senza fine nel nulla pneumatico, con il relativismo, il crollo dell’autorità, la vittoria del brutto, l’insignificanza e l’eresia nella e della Chiesa, il trionfo della gnosi, l’economia senza morale che vuole fare soldi con i soldi (detto da un banchiere! ndr), il tentativo di dare soluzioni ideologiche ai problemi della povertà e della crisi economica che derivano da un crollo morale dovuto al rifiuto del cristianesimo”.
Ma perché un libro così?
Spiega l’autore che il testo in origine “era destinato a uso esclusivo dei miei figli e nipoti, per aiutarli ad avere una visione d’insieme rapida e sintetica (la mia naturalmente), di cosa è la verità e come si è modificata nel corso della storia, grazie al pensiero o azione di chi. Ciò per intendere meglio quello che sta succedendo al tempo presente”. Poi, anche su pressioni dell’editore Giovanni Zenone, si è passati al manuale per un pubblico più ampio. E ne siamo contenti.
Fra le decine e decine di colloqui, propongo qui quello con Sant’Ignazio di Loyola.
Domanda
Sono certo che lei sa che è stato grazie ai suoi Esercizi spirituali che ho avuto la mia conversione in età matura (a 25 anni). Gli Esercizi mi hanno posto di fronte al soprannaturale e sono quelli che mi hanno fatto decidere che era ora di cercare di dare senso alla mia vita. Un altro santo spagnolo del XX secolo, San Josèmaria Escrivà, mi ha poi insegnato questo senso soprannaturale nel quotidiano. Lei mi hai aiutato a dare senso alla mia vita, come potrei dimenticarlo? Vorrei ora domandarle: se lei vivesse in questo mio tempo e diventasse papa, cosa farebbe per rafforzare la fede cattolica?
Risposta (interpretata)
Non mi piace la tua domanda tendenziosa, perciò risponderò solo indirettamente e per il bene solo della Chiesa di Cristo, enunciando principi eterni che mi hanno sempre ispirato. Per servire la Chiesa in posizioni di guida bisogna anzitutto studiare, cercando di diventare (come fu per me) dottore in filosofia (maestro in Arti) e consacrarsi all’apostolato. La Compagnia di Gesù che fondai aveva due cardini: nella vita spirituale, l’unione con Cristo crocefisso; nella vita apostolica, il servizio di Gesù. La mia spiritualità fu “trinitaria”, “cristocentrica” ed “eucaristica” (celebrazione e adorazione eucaristica). Il mio “programma strategico” era semplice: evangelizzare i Paesi che non conoscevano Cristo (Brasile, Indie) e difendere in Europa la vera fede cattolica, attaccata dalla riforma luterana e calvinista. Ciò insegnando la Verità a tutti, anche ai bimbi e agli ignoranti, senza (falso) rispetto umano o culturale.
Domanda
Grazie, è stato chiarissimo. Ma perché nel 1773 la Compagnia di Gesù fu sciolta?
Risposta (interpretata)
Ritengo perché i gesuiti erano il nemico da abbattere per lasciare spazio allo spirito anticattolico illuminista, massonico, giansenista. Quello che dovrebbe stupire è che di questa decisione fu complice papa Clemente XIV, su pressione dei Borbone e di altre famiglie reali, sedicenti cattoliche. Come sai dopo lo scioglimento molti gesuiti si rifugiarono (e furono accolti) in Paesi protestanti e ortodossi, i nemici combattuti fino ad allora. Così le classi dirigenti europee, senza l’assistenza spirituale e culturale dei gesuiti, vissero quel processo di corruzione che facilitò la Rivoluzione francese, l’affermazione del laicismo in gran parte d’Europa e la persecuzione dei cattolici ovunque. Come ben sai, nel 1814, dopo la caduta di Napoleone, papa Pio VII che era stato prigioniero in Francia dell’Imperatore, subito dopo la sua liberazione, ricostituì la Compagnia, che svolse ancora un’opera fondamentale di difesa della Verità teologica, filosofica, storica e culturale per contrastare quel liberismo massonico e i suoi ideali laico-risorgimentali. Ora quello che mi tormenta è che, mi viene detto, che ben più tardi, la nuova generazione di teologi gesuiti definiti “progressisti” (quali Theilard de Chardin, Karl Rahner) hanno introdotto nella Compagnia principi di modernismo teologico (quello scomunicato da San Pio X) e progressivamente hanno diffuso all’interno della Chiesa una dottrina sempre più modernista (in alcuni casi persino vicina alla teologia della liberazione). Sono preoccupato perché, se questa deviazione fosse vera, contraddirebbe la mia richiesta di obbedienza al magistero universale e immutabile della Chiesa. Io me la sono dovuta vedere con Lutero, combattei la sua separazione fede-ragione e fede-opere, che avrebbe prodotto laicismo e settarismo. Chissà con chi realmente dovranno vedersela i miei discepoli nel XXI secolo. Certo non potranno essere definiti ignaziani ortodossi se si lasceranno influenzare da teologi gesuiti come de Lubac, 1896-1991 (che fu uno dei maggiori influenzatori del Vaticano II, padre della nouvelle théologie), come de Chardin, 1881-1955 (che chiamò Cristo “evolutore” in quanto verbo incarnato che riunifica in sé il Dio della tradizione e quello dell’evoluzione, promuovendo così l’umanizzazione della terra, al fine di far nascere una “superumanità” meglio socializzata), come Ranher, 1904-1984 (vero teologo del “rinnovamento” della Chiesa, definito “l’eresiarca” del XX secolo). Ma mi hanno fatto vedere una fotografia di un tal generale dei gesuiti dei tuoi tempi, che prega con i buddisti: è vero o è una fake photonews?
Ecco qua, assaggio finito.
Come dite? Che le risposte sono molto ma molto “interpretate”. E meno male, se no sai che noia.
E dite anche che Gotti Tedeschi è politicamente scorrettissimo? Certo. Ed ecco perché il suo libro è da leggere.
Aldo Maria Valli Blog, 14 febbraio 2019
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