Avvento significa ricordo personale e comunitario della propria storia di fede e speranza di conversione natalizia nella memoria di Giovanni il Battista
di Mons. Gino Oliosi
Ieri, la solennità dell'Immacolata Concezione, la liturgia ci ha invitato a volgere lo sguardo verso Maria, madre di Gesù e madre nostra, Stella della Speranza per ogni uomo. Oggi, seconda domenica di Avvento, riviviamo l'austera figura del
Ieri, la solennità dell'Immacolata Concezione, la liturgia ci ha invitato a volgere lo sguardo verso Maria, madre di Gesù e madre nostra, Stella della Speranza per ogni uomo. Oggi, seconda domenica di Avvento, riviviamo l'austera figura del
Precursore, che l'evangelista Luca introduce così: "Voce di uno che grida nel deserto: Convertitevi, preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri…le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!". La sua missione è stata quella di spianare davanti al messia, chiamando il popolo di Israele a pentirsi dei propri peccati nel disobbedire alla Legge, a cambiare mentalità perché il Regno di Dio, il Regno dei cieli è vicino: non è un aldilà immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il regno è presente, per noi partecipando alla Messa almeno della Domenica, è vicino quando Egli è accolto, amato e dove il suo amore ci raggiunge nella fraternità, nella solidarietà con ogni volto umano. Con parole esigenti Giovanni Battista annunciava il giudizio imminente: "Ogni albero che non produce frutti di amore viene tagliato e gettato nel fuoco" (Mt 3,10). Metteva in guardia soprattutto dall'ipocrisia di chi si sentiva al sicuro per il solo fatto di appartenere al popolo eletto, per noi di essere cattolici: davanti a Dio – diceva – nessuno ha titoli da vantare, deve tentare, ritentare di portare frutti di conversione cioè di amore, di perdono.
Mentre prosegue il cammino dell'Avvento per rivivere il ricordo di quando l'umanità di Dio, nel primo Natale, è apparsa attraverso l'umanità del Figlio del Padre. Ci prepariamo a celebrare, con la Confessione e Comunione natalizia, facendo risuonare nelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie, in comunità fraterne di amici, il richiamo di Giovanni Battista alla conversione, al cambiamento di paradigma cioè di orientamento nel vissuto. E' un invito pressante ad aprire il cuore e ad accogliere il Figlio di Dio che viene sacramentalmente in mezzo a noi come è venuto visibilmente venti secoli fa e come verrà glorioso alla fine dei tempi per il giudizio sull'amore. Il Padre – scrive l'evangelista Giovanni – non giudica nessuno, ma ha affidato al Figlio il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo cioè Dio in un volto umano (Gv,22.27) e alla sua luce ci valutiamo come veramente siamo nel cuore. Ed è oggi, nel presente, che si gioca il nostro destino futuro; è con il concreto comportamento di amore che teniamo in questa vita che decidiamo della nostra sorte eterna. Al tramonto dei nostri giorni sulla terra, nel momento del distacco dell'anima dal copro cioè della morte, vedremo, nel giudizio particolare, la nostra somiglianza o meno con il bambino che sta per nascere nella povera grotta di Betlemme, perché è Lui, Dio in un volto umano fin da bambino, il criterio di misura che Dio ha dato all'umanità. Il Padre celeste, che nella nascita verginale del suo Unigenito Figlio ci ha manifestato nell'Adamo ricreato il suo amore misericordioso, ci chiama a segurine le orme facendo, come Lui, delle nostre esistenze un dono di amore, di perdono. E i frutti dell'amore sono quei "degni frutti di conversione" a cui fa riferimento san Giovanni Battista, mentre con parole sferzanti si rivolge ai farisei e ai sacerdoti accorsi, tra la folla, al suo battesimo di penitenza.
Mediante il Vangelo, Giovanni Battista continua a far risuonare Dio che parla attraverso i secoli, ad ogni generazione, ad ogni persona. Le sue chiare e dure parole risultano quanto mai salutari per noi, uomini e le donne del nostro tempo, in cui anche il modo di vivere e percepire il Natale risente purtroppo, assai spesso della drammatica frattura fra Vangelo e cultura e quindi di una mentalità materialistica indifferente alla Confessione e Comunione natalizia. La "voce" del grande profeta ci chiede di preparare la via della venuta sacramentale, in queste tre settimane, del Signore che viene, nei deserti di oggi, deserti esteriori ed interiori, assetati dell'acqua viva che è Cristo. Ci guidi la Vergine Maria ad una vera conversione del cuore, perché possiamo compiere le scelte necessarie per sintonizzare le nostre mentalità con il Vangelo aprendo così per tutti, per i giovani in particolare, le porte della speranza.
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