La nuova traduzione della Bibbia della CEI uscita nel 2008 è l'espressione dell'avvicinamento della Chiesa cattolica al luteranesimo da una parte e all'apostasia dall'altra. Premetto che l'aspetto economico dell'operazione della CEI non è di secondaria importanza. Con la nuova traduzione centinaia di migliaia di persone solo in Italia hanno sentito il bisogno di "aggiornarsi" e acquistare la nuova Bibbia (che strano, mi viene in mente la
"Traduzione della Nuovo Mondo della Bibbia" dei Testimoni di Geova, con l'insistenza sul "nuovo" che per la Chiesa è sempre stata segno di eresia, posto che con la Rivelazione di Cristo non si può dire nulla di nuovo e i "novatores" sono sempre stati sinonimo di eretici. Con la nuova traduzione si sono vendute così decine di migliaia di nuove bibbie con un interesse cospicuo della stessa CEI che ne detiene i diritti, ma si sono anche rifatti i lezionari, cioè i libri con le letture per tutte le messe dei tre anni liturgici A B e C. Lezionari che hanno costi abbastanza elevati (circa 300 euro) anche per le stesse parrocchie (30mila circa solo in Italia) (circa 9milioni di euro la sola operazione Lezionari!). Se fosse solo questo il problema sarebbe ancora poco.
Il vero problema è che la nuova traduzione è spesso ideologica, che, in termini teologici si dice eretica. Eretica perché falsa, perché altera, modifica, snatura, perverte il senso della Bibbia in un senso tutto umanistico che annulla il mistero e cerca illecitamente e sbagliando di razionalizzare tutto.
Faccio solo due esempi, il primo dei quali mi è balzato all'orecchio questa mattina ascoltando il Vangelo durante la Messa (Lc 14,25-33). Il Vangelo vero, quello che la Chiesa nel Concilio di Trento ha definito canonicamente e dogmaticamente Parola di Dio, è quello della Vulgata di San Girolamo. Confrontiamo il versetto 26 di Lc 14 incriminato della traduzione CEI 2008, con la CEI 1974 con la Vulgata e con il Vangelo in greco.
Vulgata: "Si quis venit ad me, et non odit patrem suum, et matrem, et uxorem, et filios, et fratres, et sorores, adhuc autem et animam suam, non potest meus esse discipulus".
Vangelo in Greco: Εἴ τις ἔρχεται πρός με καὶ οὐ μισεῖ τὸν πατέρα ἑαυτοῦ καὶ τὴν μητέρα καὶ τὴν γυναῖκα καὶ τὰ τέκνα καὶ τοὺς ἀδελφοὺς καὶ τὰς ἀδελφάς, ἔτι τε καὶ τὴν ψυχὴν ἑαυτοῦ , οὐ δύναται εἶναί μου μαθητής
Bibbia CEI 1974: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo.
Bibbia CEI 2008: Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Dal confronto metto in evidenza che sia il latino (versione canonica), che in greco (versione originale per i vangeli), che la versione CEI 1974 conservano il termine "odiare". Per essere discepoli di Gesù si è richiesti di odiare padre, madre, moglie, figli, fratelli e anche la propria stessa vita (anima, psichè). Termine forte ma assolutamente esplicito e non fraintendibile (odiare, in latino, misèin in greco), che la Chiesa neoterica, come la definisce Romano Amerio in Iota unum, non riesce a capire, sembra esagerato, inaccettabile per il gusto e la sensibilità moderne. E così cambia, violenta, altera, rettifica, cambia il senso, addolcisce la parola di Dio e la rende "accettabile", "comprensibile". Col problema, però, che, oltre ad essere un errore grave e ingiustificabile la nuova traduzione, non è più Parola di Dio (salvifica), ma parola di uomini di chiesa (non salvifica).
Il secondo esempio, sotto gli occhi di tutti grazie a sacerdoti zelanti nell'introdurre novità in Chiesa, è la nuova versione adulterata del Padre Nostro di Mt 6,13.
Vulgata: Et ne nos inducas in tentationem
Vangelo in Greco: καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν
Bibbia CEI 1974: e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male
Bibbia CEI 2008: e non abbandonarci alla tentazione
Tutto quello che ho scritto sopra sulla inaccettabilità, incomprensibilità della versione "antica" (cioè quella vera, quella pronunciata da Gesù Cristo e perciò salvifica) per la Chiesa neoterica, si ripete anche per questa frase. "Ma come può Dio indurre in tentazione, Dio non può farlo, Egli è buono e non vuole il male" dice, alzando il sopracciglio con santa indignazione il "cattolico adulto", moderno, aggiornato, "aperto". Sennonché Dio, cioè Gesù stesso, ha insegnato proprio così. E chi prega con la versione "aggiornata" non prega con la preghiera di Gesù ma con una preghiera adulterata dagli uomini di Chiesa. La gradirà il buon Dio? Non ne abbiamo la certezza che usando le Sue stesse parole che ci ha insegnato.
Orbene, di termini biblici che possono scandalizzare l'uomo moderno (ma anche quello passato e futuro), ce ne sono a iosa in tutta la Bibbia. Cosa vogliamo fare? purgarla tutta? Vogliamo fare come nel Breviario o Liturgia delle Ore post-conciliare che ha cancellato nei Salmi tutte le frasi imprecatorie? Vogliamo trasformare il vino buono in succo di frutta o melassa? O trasformare il sale in zucchero?
L'Apocalisse è molto netta su questo: "se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro" (Ap 22,19). C'è quindi una maledizione terribile su questi uomini di chiesa che la sanno più lunga di Dio stesso e si permettono di correggerlo: così facendo si condannano a perdere l'albero della vita, cioè il Paradiso.
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