di Mons. Gino Oliosi
Cristo, il futuro luminoso dell'uomo e del mondo è già venuto venti secoli or sono , viene corporalmente da risorto nell'eucaristia soprattutto di Natale, verrà di nuovo alla fine dei tempi, per "giudicare i vivi e i morti" sull'amore
Cristo, il futuro luminoso dell'uomo e del mondo è già venuto venti secoli or sono , viene corporalmente da risorto nell'eucaristia soprattutto di Natale, verrà di nuovo alla fine dei tempi, per "giudicare i vivi e i morti" sull'amore
Con questa prima domenica di Avvento inizia un nuovo anno liturgico: il Popolo di Dio si rimette in cammino, per vivere il mistero di Cristo nella storia. Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre (Eb 13,8); la storia invece muta e chiede di essere
costantemente evangelizzata; ha bisogno di essere
rinnovata dall'interno e l'unica vera novità è Cristo: è Lui il suo pieno compimento, il futuro luminoso di ogni uomo, dell'umanità e del mondo. Risorto dai morti, Gesù è il Signore a cui Dio sottometterà tutti i nemici, compresa la stessa morte (1 Cor 15,25-28). L'Avvento è pertanto il tempo propizio per risvegliare nei nostri cuori l'attesa di Colui "che è (come persona divina del Figlio del Padre), che era e che viene" (Ap 1,8). Il Figlio di Dio è già venuto a Betlemme venti secoli or sono, viene spiritualmente in ogni momento nell'anima e sacramentalmente da corpo risorto nella comunità disposti a riceverlo, verrà visibilmente di nuovo alla fine dei tempi, per "giudicare i vivi e i morti" sull'amore. Il credente è perciò sempre vigilante, in attesa animato dall'intima speranza di incontrare il Signore, come prega il Salmo: "Io spero nel Signore,/ l'anima mia spera nella sua parola./ L'anima mia attende il Signore / più che le sentinelle l'aurora (Sal 129,5-6).
Questa domenica è, dunque, un giorno quanto mai indicato per offrire alla Chiesa intera e a tutti gli uomini di buona volontà l'Enciclica dedicata da Benedetto XVI al tema della Speranza cristiana. Si intitola Spe salvi, perché si apre con l'espressione di san Paolo: "Spe salvi facti sumus" – Nella speranza siamo stati salvati" (Rm 8,24). In questo, come in altri passi del Nuovo Testamento, la parola "speranza" è strettamente connessa con la parola "fede". E' un dono che cambia la vita di chi lo riceve, come dimostra l'esperienza di tanti santi e sante. In che cosa consiste questa speranza, così grande e così "affidabile" da farci dire che in essa noi abbiamo la "salvezza"? Consiste in sostanza nella conoscenza di Dio, nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù, con la sua morte in croce e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell'amore da comunicarci una speranza incrollabile, che nemmeno la morte può incrinare, perché la vita di chi si affida a questo Padre si apre sulla prospettiva dell'eterna beatitudine dell'anima e del corpo in cieli nuovi e terra nuova.
Lo sviluppo moderno della scienza ha confinato sempre più la fede e la speranza nella sfera privata e individuale, così che oggi appare in modo evidente, e talvolta drammatico, che l'uomo e il mondo hanno bisogno di Dio – del vero Dio! non una qualsiasi idea gnostica di dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l'umanità nel suo insieme. Il suo regno non è un aldilà immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno si fa presente là dove Egli è amato e il suo amore ci raggiunge nello spirito corporeo. Solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni sobrietà giorno per giorno, senza perdere lo slancio della speranza, in un mondo che, per sua natura, è imperfetto. E il suo amore, allo steso tempo, è per noi la garanzia che esiste ciò che solo vagamente intuiamo in ogni attesa e, tuttavia, nell'intimo aspettiamo: la vita che è "veramente" vita. La scienza contribuisce molto al bene dell'umanità, - senza dubbio – ma non è in grado di redimerla. L'uomo viene redento dall'amore, che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande speranza, quella piena e definitiva che ravviviamo nell'Avvento fino al 16 dicembre per affrontare il presente, anche un presente faticoso, è garantita da Dio, dal Dio che è l'amore più grande di ogni peccato, che in Gesù ci ha visitati e ci ha donato la vita, e in Lui tornerà alla fine dei tempi. E' in Cristo che speriamo, è Lui che attendiamo per il perdono della Confessione e Comunione natalizia! Con Maria che sabato festeggeremo Immacolata, sua Madre, la Chiesa va incontro al suo amore sponsale: lo fa con le opere di carità dell'Avvento, perché la Speranza, come la fede, si ravviva nell'amore.
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