di padre Giovanni Cavalcoli
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“La Chiesa – dice il Concilio Vaticano II (Nostra aetate, n.3) – guarda con stima i Musulmani, che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra”. E cita una lettera del 1076 in questo senso di S.Gregorio VII ad Al-Nasir, re di Mauritania, dove il Papa parla di “un unico Dio ammesso in diversi modi”.
Aggiunge inoltre: “Se nel corso dei secoli non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacrosanto Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e a promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (ibid.).
In questi momenti drammatici nei quali molti cristiani in terre islamiche subiscono terribili persecuzioni in odio alla fede da parte di feroci esaltati, non ci fa male, anzi è assai utile ricordare queste parole del Concilio, che possono sembrare utopistiche o ingenuamente ottimistiche.
Ma non dobbiamo dimenticare che esse non ci vengono da qualche pio e sprovveduto sognatore, ma dalla Santa Madre Chiesa, la quale, “esperta in umanità”, come disse Paolo VI, da sempre abituata a trattare con i popoli e le religioni, profonda conoscitrice del cuore umano, maestra di prudenza e di saggezza, consapevole della sua responsabilità verso l’intera umanità e nei confronti della storia, in un’assise così solenne, che raccoglieva assieme i vescovi di tutto il mondo, non poteva non sapere quello che diceva per il presente di allora e per il futuro di oggi e di domani.
Naturalmente noi cattolici siamo pieni di amarezza e di sdegno per questi orribili misfatti, i quali, come ha detto il Padre Bruno Cadoré, Maestro dell’Ordine Domenicano, in un accorato appello alle Nazioni Unite, costituiscono “l’estrema violazione dei diritti umani ai danni di gruppi di minoranze indifese, che sono private della loro fondamentale dignità umana. Si tratta di violazioni della Legge Umanitaria Internazionale ed è un crimine contro l’umanità”.
Io credo che i jihadisti strumentalizzino in modo indegno lo stesso concetto coranico di Dio; ma proprio per questo mi pare chiaro che essi agiscono contro i cristiani in odio al Dio cristiano. Dico questo, perchè in questa luce mi pare che la uccisione dei cristiani si possa configurare come martirio.
In tal senso, almeno dal punto di vista dei jihadisti, è una guerra della loro religione contro la nostra. Il che non esclude naturalmente che possano concorrere anche altri interessi economici, politici o nazionali, come il desiderio di indipendenza dall’Occidente.
Nella medesima lettera il Maestro chiede all’ONU, tra l’altro, di “intervenire in questa crisi in Iraq e per assicurare l’immediato invio di unità militari specializzate dal maggior numero possibile di paesi, che hanno la capacità necessaria per fermare la pulizia etnica e settaria, al fine di garantire il ritorno sicuro dei rifugiati alle loro case e per portare i perpetratori davanti alla giustizia”. Abbiamo al riguardo anche la voce ferma e coraggiosa, ben più autorevole, del Santo Padre, che similmente ha chiesto al mondo civile un energico intervento per fermare l’aggressore.
Tuttavia queste giuste iniziative non vanno intese come se supponessero l’invalidazione delle citate parole del Concilio. Sarebbe un errore gravissimo il pensarlo. Al contrario, i saggi insegnamenti della Chiesa, che rimangono perfettamente veri nonostante quello che sta succedendo, devono costituire motivo di serenità, di coraggio, di speranza e di conforto, così come, quanto sono più grandi una disgrazia o un pericolo, tanto più dobbiamo stimare le parole della Chiesa, sia quelle del Concilio, sia quelle giustamente severe di Papa Francesco, parole che ci aprono davanti il cammino da percorrere.
Da quattordici secoli i maomettani pretendono di essere venuti a conoscere, grazie a Maometto, la vera e perfetta via della virtù, del paradiso e del culto divino, che completa e corregge quella indicata da Cristo.
Essi si sentono in dovere di proporre e se necessario imporre a tutto il mondo questa via in sostituzione di quella cristiana, così come un medico che ha trovato la cura di una malattia mortale, si sente in dovere di prescriverla a tutti coloro che ne fossero affetti, magari anche contro la loro volontà, pur di salvare la loro vita, che, diversamente, perderebbero.
Il Concilio, cosa quasi mai accaduta prima nella storia del Magistero della Chiesa, riconosce volentieri i punti in comune che abbiamo con i musulmani, soprattutto il dovere del rispetto della legge morale, del culto divino, il monoteismo e Dio come Signore e sommo Bene dell’uomo. Nel contempo la Chiesa non ha mai cessato, né diversamente potrebbe fare, di insegnare quelle verità di fede che i musulmani respingono.
Senonchè però, nonostante questa benevolenza che la Chiesa del Vaticano II ha mostrato verso l’Islam, non solo il mondo islamico nel suo insieme non si è avvicinato al cristianesimo, tranne alcune frange di musulmani illuminati o di buona volontà, del resto facilmente riprovate dai capi religiosi, ma addirittura già dal ’79 in Iran con Khomeini è sorto un movimento di fanatica adesione a Maometto e di dura opposizione al cristianesimo, che è andata estendendosi in altri paesi, come per esempio in Siria, in Nigeria ed oggi in Iraq, e che mostra un odio ostinato contro Cristo e i cristiani, avvertiti di convertirsi, pena le peggiori persecuzioni.
Mentre nel cristianesimo si punisce tutt’al più chi tradisce Cristo o diffonde l’eresia, nell’Islam si può giungere a punire chi non si converte, dando prova di essere una religione disumana, che fa proseliti non per mezzo della convinzione, ma della convenienza e del terrore.
E comunque anche negli Stati islamici moderati, i cristiani sono limitati nei loro diritti e nei loro movimenti, quasi fossero soggetti a libertà vigilata come si fa con persone pericolose per il bene pubblico e privato. Certo c’è da domandarsi che religione è quella che in nome di Dio disprezza il Figlio di Dio e perseguita i suoi discepoli.
E’ un grande mistero. E’ un fenomeno del quale non riusciamo a spiegarci le cause, perché diversamente potremmo avere probabilità di rimediarvi, cosa che la Chiesa, pur con tutti i suoi santi e i suoi missionari, non è riuscita a fare in quattordici secoli di esistenza dell’Islam.
Eppure Cristo ha inviato i suoi a tutto il mondo, mentre Maometto non ha alcuna garanzia divina dell’universalità della sua religione. Dunque, in questo tremendo e affascinante confronto, in questa grandiosa sfida epocale reciproca, in questa specie di glorioso torneo spirituale, dove c’è in gioco la salvezza di tutti, sarà Maometto un giorno, non sappiamo come e non sappiamo quando, a dover cedere, cedere, s’intende non alla sopraffazione e a un tiranno, ma alla Verità e all’Amore, come hanno fatto tutti i popoli che si sono convertiti a Cristo. Maometto troverà la sua grandezza quando si piegherà a Cristo e dirà come Costantino: “Vicisti, Galilaee!”.
Secondo me, la Chiesa non è ancora riuscita ad organizzare un piano missionario che tocchi il cuore e la coscienza dei seguaci del Profeta. Il Concilio ha fatto un passo nel senso giusto, ma non basta. Non basta mettere in luce i punti in comune e formare generici auspici di mutua comprensione e collaborazione. Siamo però giunti ad un punto che se le Crociate si potevano fare con le spade, oggi non si possono fare a suon di bombe nucleari.
Dobbiamo indicare ai musulmani la via verso Cristo e persuaderli a rinunciare agli errori di Maometto, senza escludere i suoi meriti. Come i musulmani hanno l’audacia di dirci apertamente di volerci conquistare, altrettanto noi, in modo per così dire cavalleresco, dovremmo dir loro che li vogliamo conquistare a Cristo. Se loro vogliono trasformare S.Pietro in una moschea, noi vogliamo costruire alla Mecca un santuario ai martiri dell’Islam.
L’Europa cristiana deve ricordare i contatti positivi con la civiltà musulmana, quanto l’Europa ha imparato da essa nel campo della matematica, dell’astronomia, delle scienze, dell’arte, della letteratura, dell’architettura. Nel medioevo Tommaso d’Aquino e Duns Scoto si confrontavano nel campo della teologia e della metafisica con i grandi saggi dell’Islam, Averroè, Avicenna, Algazele, Al-Kindi, Alfarabi….
In conclusione, va bene per l’intervento militare, ma soprattutto per gli aiuti ai rifugiati, ed è ancor più importante ed urgente che la Chiesa, sotto la guida del Papa aiutato da eminenti esperti, elabori un piano pastorale e missionario di evangelizzazione dei musulmani, utilizzando secondo il metodo dell’inculturazione, i valori della loro religione, cultura e storia.
Occorre capire meglio da cosa dipenda questa loro ostinata e plurisecolare resistenza alla conversione e questa loro presunzione che sia Maometto e non Cristo la luce del mondo, mentre c’è la necessità di proporre loro un cristianesimo, che sottolinei ciò che può essere più gradito alla loro indole, alla loro sensibilità e alle loro aspirazioni.
E soprattutto occorre pregare molto e dar loro il buon esempio e così lo Spirito Santo toccherà i loro cuori, come sempre ha fatto a cominciare dalla conversione degli antichi Romani e dei barbari europei, sino alle più lontane nazioni pagane della terra. Christus vincit!
P.Giovanni Cavalcoli, OP - Fontanellato, 21 agosto 2014
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