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Durante uno dei suoi viaggi negli Stati Uniti, mons. Robert Hugh Benson (1871-1914) – oggi noto al grande pubblico soprattutto come autore del romanzo distopico Il Padrone del mondo – tenne alcune conferenze di taglio teologico che, opportunamente trascritte e corrette, vennero raccolte nel 1911 in un volume intitolato Cristo nella Chiesa (appena ristampato dalla meritoria casa editrice Fede & Cultura). In realtà il libro contiene anche spunti provenienti da precedenti prediche, come quelle tenute a Roma nel 1909 e nella chiesa carmelitana di Kensington l’anno successivo. Lo scopo dell’opera è quello di illustrare come solo la Chiesa cattolica possa, a buona ragione, definirsi la vera Chiesa, voluta e fondata da Cristo.
L’argomentazione si snoda efficace nel corso dei capitoli, sostenuta da un’impostazione teologica di tipo scolastico. Alle tesi proposte dall’autore seguono le obiezioni e le risposte in un gioco triangolare che vede il cattolico difendersi sia dalle accuse dei protestanti che da quelle degli agnostici.
Si inizia con una spiegazione del significato di Chiesa come sposa e Corpo mistico di Cristo per poi dimostrare, attraverso alcuni esempi, come il cattolicesimo sia l’unica forma di cristianesimo che sappia accogliere e valorizzare tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro nazione di provenienza, dal ceto sociale, dai talenti e dai carismi personali. Nella Chiesa, infatti, c’è posto sia per San Pietro che per San Paolo, due uomini diversissimi che, per amore di Cristo, predicarono fianco a fianco la medesima buona novella e condivisero il destino del martirio.
Altri temi interessanti affrontati nella prima parte del libro sono i miracoli – a cui Roma sembra essere rimasta l’unica a credere – e la distinzione tra componente umana e spirituale nella Chiesa, la prima fallibile e corrotta, la seconda indefettibile e pura. Ne emerge l’immagine di un cattolicesimo che è molto più della somma delle sue singole parti, trascendendo la mera aggregazione di uomini. La Chiesa è un grande corpo in cui Cristo gioca un ruolo essenziale, ne è l’anima, il respiro vitale che connette e attraversa tutti coloro che vivono secondo la sua parola.
Nella restante parte del volume il tema cambia e, attraverso alcuni caratteri ed episodi della Passione di Cristo, Benson crea un interessante parallelo con il mondo attuale. Giuda diventa l’apostata moderno, Caifa l’esponente di una religiosità che non riconosce l’evidenza del fatto cristiano, Pilato è il liberale relativista e, infine, Erode è l’uomo ferino, legato alle passioni terrene e agli istinti. Con queste figure, esattamente come Gesù, anche la Chiesa è costretta a convivere e a fare quotidianamente i conti. Una lotta che spesso è talmente difficile da far perdere ogni speranza. Eppure, al pari del suo divino fondatore, secondo la testimonianza della storia, anche il cattolicesimo passa attraverso le sofferenze per ottenere sempre la vittoria.
Questa evidenza, pare sussurrare Benson ai nostri orecchi contemporanei, è bene tenerla a mente anche e sopratutto oggi, in tempi tanto cupi come quelli in cui stiamo vivendo.
Tratto da: Luca Fumagalli - Radio Spada
Tratto da: Luca Fumagalli - Radio Spada
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