di Mons. Gino Oliosi
L’Assunzione al Cielo di Maria è il mistero della Pasqua di Cristo pienamente realizzato in Lui e tocca anche noi, perché ci indica il nostro destino, quello dell’umanità e della storia
L’Assunzione al Cielo di Maria è il mistero della Pasqua di Cristo pienamente realizzato in Lui e tocca anche noi, perché ci indica il nostro destino, quello dell’umanità e della storia
Nel cuore del mese di Agosto la Chiesa in Oriente e in Occidente celebra la Solennità dell’Assunzione di Maria Santissima al Cielo. Nella Chiesa Cattolica, il dogma dell’Assunzione – come sappiamo – fu proclamato durante
l’Anno Santo dal Venerabile Pio XII e io a 16 anni ero presente in quel primo novembre del 1950 e ricordo quella preghiera: “facci gustare Dio nell’incanto di ogni creatura a cominciare da Maria”.
La celebrazione, però, di questo mistero di Maria affonda le radici nella fede e nel cuore dei primi secoli della Chiesa, per quella profonda devozione verso chi aveva dato un volto umano al Figlio di Dio, Madre di Dio, una devozione che si è sviluppata progressivamente nella Comunità cristiana.
Già fin dal IV secolo e l’inizio del V, abbiamo testimonianze di vari autori che affermano come Maria sia nella gloria di Dio con tutta se stessa, anima e corpo, ma è nel VI secolo che a Gerusalemme, la festa della Madre di Dio, la Theotòkos, consolidatasi con il Concilio di Efeso del 431 in connubio con quello di Nicea del 325, cambiò volto e divenne la festa della dormizione, del passaggio dolce senza finire in polvere, del transito da questa vita, dell’Assunzione di Maria, divenne cioè la celebrazione del momento in cui Maria uscì dalla scena di questo mondo temporale glorificata in anima e corpo fuori dello spazio e del tempo cioè in Cielo, in Dio, nella vita trinitaria.
Per capire l’Assunzione dobbiamo guardare alla Pasqua, il grande mistero della nostra salvezza, che segna il passaggio di Gesù alla gloria del Padre attraverso la passione, la morte e la risurrezione. Maria, che ha generato il Figlio di Dio nell’assunzione di un corpo, di un volto umano, è la creatura più inserita in questo mistero divino-umano, redenta fin dal primo istante della sua vita, e associata in modo del tutto particolare alla passione e alla gloria del suo Figlio. L’Assunzione al Cielo di Maria è pertanto il mistero della Pasqua di Cristo pienamente realizzato in Lei, segno di speranza e di consolazione per tutti noi. Ella è intimamente unita al suo Figlio risorto, vincitore del peccato e della morte, già pienamente conformata a Lui, come siamo chiamati tutti. L’Assunzione è una realtà che quindi tocca anche noi, perché ci indica in modo luminoso il nostro destino non solo per l’anima ma anche per il corpo, quello dell’umanità e della storia. In Maria, infatti, contempliamo quella realtà di gloria a cui è chiamato ciascuno di noi e tutta la Chiesa.
Il brano del Vangelo di san Luca che leggiamo della liturgia di questa Solennità ci fa vedere il cammino che la Vergine di Nazareth ha percorso per essere nella gloria di Dio. E’ il racconto della visita a Elisabetta (Lc 1,39-56), in cui la Madonna è proclamata benedetta fra tutte le donne e beata perché ha creduto al compimento delle parole che le sono state dette dal Signore attraverso l’Angelo. E nel canto del “magnificat” che eleva con gioia a Dio traspare la sua fede profonda. Ella si colloca tra i “poveri” e gli “umili”, che non fanno affidamento sulle proprie forze, ma si fidano di Dio, che fanno spazio alla sua azione capace di operare cose grandi proprio nella debolezza. Se l’Assunzione ci apre al futuro luminoso che ci aspetta, ci invita anche con forza ad affidarci di più a Dio, a seguire la sua Parola, a ricercare e compiere la sua volontà ogni giorno: è questa la via che ci rende “beati” nel nostro pellegrinaggio terreno e ci apre le porte del Cielo.
Cari fratelli e sorelle, il Concilio Vaticano II afferma: “ Maria assunta in cielo, con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci le grazie della salvezza eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata” (Lumen gentium, 62). Invochiamo la Vergine Santa, sia la stella che guida i nostri passi nell’incontro con il suo Figlio nel nostro cammino per giungere alla gloria del Cielo, alla gioia eterna.
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