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"Secondo Rahner la Chiesa non deve 'moralizzare', ossia non deve dare norme, precetti, principi, regole, ma deve formare le coscienze. Che debba formare le coscienze è certamente vero, ma i precetti di Dio sono soavi e il suo giogo è leggero, ossia le leggi di Dio esprimono il bene dell'uomo e non si contrappongono alla coscienza. I precetti di Dio non sono astratti, sicché la coscienza dovrebbe mediarli verso il concreto. Il precetto e la coscienza si corrispondono. La teologia morale di Rahner è diversa da quella della Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II e al Sinodo sulla famiglia è emerso con evidenza".
Non serve più una Chiesa che insegni e nemmeno un’opera di evangelizzazione. Tutte queste cose sono ritenute cose superate. Secondo Rahner, tutti gli uomini – cita l'autore – «sono cristiani, o cristiani-anonimi», cioè cristiani che non sanno di esserlo. Il compito del cristiano battezzato o del chierico non è più, dunque, quello di «governare, insegnare e santificare» qualcuno, ma quello di «ascoltare» e «accogliere» il non credente.
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