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di Stefano Fontana, Vita Nuova, 8 giugno 2018 p. 17
Come è noto, San Tommaso d’Aquino ha elaborato cinque “viae” (poi chiamate “dimostrazioni”) all’esistenza di Dio. La formulazione che egli ha dato delle cinque vie è tecnica, e si avvale di concetti filosofici specifici. Nella loro essenza, tuttavia, le cinque vie di San Tommaso sono semplici e danno formulazione filosofica alle spontanee inferenze dell’uomo della strada. Esse appartengono alla filosofia naturale e si fondano sulle conoscenze del senso comune, ossia di quanto l’intelligenza dice spontaneamente a tutti gli uomini.
In un breve saggio del 1941, ora riproposto dalle edizioni Fede & Cultura a cura di Marco Bracchi e con prefazione di Antonio Livi, il grande filosofo e
teologo tomista Réginald Garrigou-Lagrange le sintetizza in una unica via, in un unico ragionamento, altrettanto evidente e spontaneo, tale che ognuno lo vede come vero, anche un bambino: “Il più viene dal meno”. Nel mio recente libro Filosofia per tutti (Fede & Cultura, Verona 2016) ho ricostruito il percorso storico della filosofia da Socrate ad oggi alla luce del seguente criterio: “Nessuno si dà ciò che non ha”. In fondo si tratta dello stesso principio formulato da Garrigou-Lagrange. Infatti il più non può venire dal meno perché in questo caso il meno si dovrebbe dare ciò che non ha, ossia quanto lo distanzia dal più.
Il principio in questione era già stato formulato dai primi filosofi greci. Secondo Anassimandro una cosa o è il Principio o viene dal Principio. Anche in questo caso il criterio è il medesimo: ciò che viene dal Principio non si è dato da se stesso ciò che ha, perché in questo caso sarebbe il Principio. Egli ha ricevuto quello che ha e che è come il meno dal più.
Un’altra formulazione storicamente sedimentata del medesimo principio è che “dal nulla non nasce nulla”. Il nulla è il
“meno” più meno che si possa dire. Siccome qualsiasi cosa è di più del nulla, il principio sostiene che dal meno non può derivare il più.
Una conseguenza importante del principio è che il Fondamento (il “più”) deve stare all’inizio e non può essere il risultato di una somma — anche infinita — di “meno”. Il Fine deve essere anche la Causa, l’Omega è anche l’Alfa. Del resto già i Greci indicavano con il nome di Arché (il Principio) sia la Causa che il Fine: ciò da cui tutto dipendeva. Gesù Cristo nel Van- gelo parla di se stesso negli stessi termini. San Tommaso d’Aquino ha approfondito lo stesso concetto sul piano dell’essere. Il meno è ciò che “ha l’essere”, nel senso che lo ha ricevuto non potendo darselo da sé. É l’ente composto e finito. Il “più” è Colui che “è”, l’Essere stesso (Esse ipsum), che non ha ricevuto l’essere da nessun altro: è l’Eterno.
Il fine e profondo libretto (solo 80 pagine) è ricco di molte altre suggestioni, per le quali rimando alla lettura.
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