Ciò che il Risorto dice nella Celebrazione eucaristica almeno della Domenica, non è solo parola, ricordo, ma l’avvenimento centrale della storia del mondo e della nostra vita personale
di Mons. Gino Oliosi
Nella vigilia della sua Passione, durante la Cena pasquale, il Signore prese il pane nelle sua mani – così oggi sentiamo nel Vangelo – e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, ce lo dà a noi oggi, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese, oggi prende il calice e rese, rende grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse, dice: “Questo
Nella vigilia della sua Passione, durante la Cena pasquale, il Signore prese il pane nelle sua mani – così oggi sentiamo nel Vangelo – e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, ce lo dà a noi oggi, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese, oggi prende il calice e rese, rende grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse, dice: “Questo
è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, della storia di amore divino versato per molti” (Mc 14,22-24). Tutta la storia dell’amore divino trinitario con gli uomini peccatori è riassunta in queste parole. Non è soltanto raccolto e interpretato il passato, ma anticipato anche il futuro, quello che oggi avviene – la venuta del Regno di Dio, del suo amore nel mondo. Ciò che Gesù allora dice, non sono semplicemente parole. Ciò che Egli dice, è avvenimento, l’avvenimento della storia del mondo e della nostra vita personale: quanto è importante ravvivare la consapevolezza di ciò che avvine nella partecipazione della Messa di ogni Domenica, di questa Domenica solennità del Corpo e Sangue del Signore.
Gesù, come segno della sua continua presenza per renderci possibile amare non solo come amiamo noi stessi ma come Lui ci ama, ha scelto pane e vino. Con ognuno dei due segni si dona interamente, non solo una parte di sé. Il Risorto non è diviso. Egli è una persona che, mediante i segni, si avvicina a noi e si unisce a noi. I segni però rappresentano, a modo loro, ciascuno un aspetto particolare del mistero di Lui, con il loro tipico manifestarsi, vogliono parlare a noi, affinché noi impariamo a comprendere l’attualizzazione dell’altezza, della profondità di amore del sacrificio della Croce che ogni Messa attualizza. In questo giorno anche di adorazione della sua presenza che continua oltre la Messa nel Tabernacolo, noi guardiamo l’Ostia consacrata – il tipo più semplice di pane e di nutrimento, fatto soltanto di un po’ di farina e acqua. Così esso appare come il cibo di noi poveri, ai quali in primo luogo il Signore ha destinato la sua vicinanza.
Ma l’Eucarestia è ragione d’essere della Chiesa. E la Chiesa la custodisce con la massima cura nei tabernacoli, celebrandola quotidianamente nella Santa Messa, adorandola nelle chiese e nelle cappelle, distribuendola ai malati e. come viatico, a quanti partono per l’ultimo viaggio.
Ma questo tesoro, che è destinato almeno ogni Domenica ai battezzati, non esaurisce il suo raggio d’azione nell’ambito della Chiesa: L’Eucaristia è il Signore Gesù che si dona “per la vita del mondo” (Gv 6,51), In ogni tempo e in ogni luogo, Egli vuole incontrare ogni uomo comunque ridotto e portargli il perdono, la vita di Dio. Non solo. L’Eucaristia ha anche una valenza cosmica: la trasformazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo costituisce il principio di divinizzazione della stessa creazione. Per questo la festa del Corpus Domini si caratterizza in modo particolare per la tradizione di recare il Santissimo Sacramento cioè la presenza reale, corporale, sostanziale del Signore che ogni cuore desidera anche inconsapevolmente, in processione, un gesto ricco di significato. Portando l’Eucaristia nelle strade e nelle piazze, vogliamo immergere il Pane disceso dal cielo nella quotidianità della nostra vita; vogliamo che Gesù cammini dove camminiamo noi, viva dove viviamo noi. Il nostro mondo che sembra contro di Lui, le nostre esistenze non possono non diventare il suo tempio. La Comunità cristiana in questo giorno di festa proclama che l’Eucaristia è tutto per lei, è la sua stessa vita, la ragione del suo esistere e del suo operare, la fonte dell’amore che vince la morte. Dalla comunione con Cristo Eucaristia scaturisce la carità che trasforma la nostra esistenza e sostiene il cammino di tutti noi verso la patria celeste. Per questo la liturgia ci fa cantare: “Buon Pastore, vero pane, (…) Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gloria dei tuoi santi”.
Maria è la “donna eucaristica”, come l’ha definita Papa Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Ecclesia de Eucharistia. Preghiamo la Vergine perché ogni cristiano approfondisca la fede nel mistero eucaristico, per vivere in costante comunione con Cristo ed essere suo valido testimone.
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