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"Il culto necessita di regole chiare, imperative e accompagnate da sanzioni per gli inadempimenti, se lo si vuole salvaguardare dai personalismi e dalle banalizzazioni, che ne snaturano e ne mortificano il carattere divino.
Il culto è divino non tanto e non soltanto perché è azione dell'uomo verso Dio, ma soprattutto perché è Dio stesso a dettarne le regole, la cui intangibilità si fonda e si giustifica su questa loro origine divina. Stravolgere o non osservare le regole del culto è quasi un atto di empietà, perché significa disobbedire non agli uomini, ma a Dio".
(Da Francesco Cupello, Chiesa povera non impoverita, p. 56)
(Da Francesco Cupello, Chiesa povera non impoverita, p. 56)
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