di Mons. Gino Oliosi
La diffusione anche tra i pagani della fede in Cristo, il Dio che ha assunto un volto umano e che Risorto continua la sua presenza e azione sacramentale nella Chiesa e attraverso la Chiesa
La diffusione anche tra i pagani della fede in Cristo, il Dio che ha assunto un volto umano e che Risorto continua la sua presenza e azione sacramentale nella Chiesa e attraverso la Chiesa
In questa domenica la liturgia ci presenta un ascolto di Lui con un brano evangelico suggestivo, che annuncia la diffusione della fede in Cristo cioè di Dio che ha assunto un
volto umano, anche tra i pagani. Il Vangelo parla di greci – non di ebrei che hanno preparato la venuta attraverso la fede in Dio come roccia, i greci con la filosofia dell’Essere – che vogliono vedere Gesù, come Figlio di Dio. La seconda lettura riprende questa prospettiva, che secondo la loro filosofia è uno scandalo, e la approfondisce addirittura con la descrizione della passione di Gesù, al centro liturgico in queste due settimane di preparazione alla Pasqua, e del suo gesto di salvezza per tutti gli uomini. La prima lettura annuncia la nuova alleanza, una storia di amore universale: “Tutti mi conosceranno”, dice Dio che è amore.
Il Vangelo fa risuonare la Parola del Signore con un episodio dell’ultimo periodo della vita pubblica di Gesù. Egli si trova a Gerusalemme per la festa di pasqua, che diverrà la sua Pasqua di morte e risurrezione, e alcuni greci sono saliti per il culto durante questa festa. Si tratta certamente di uomini religiosi, attirati della fede degli ebrei nell’unico Dio e hanno sentito parlare di Gesù e ora desiderano vederlo, un desiderio presente misteriosamente nel cuore di ogni uomo.
Essi si avvicinano a Filippo, uno dei dodici apostoli che ha un nome greco e proviene dalla Galilea, un distretto in cui sono presenti molti pagani e che perciò viene definito “Galilea delle genti”, e gli chiedono: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. Filippo va a dirlo ad Andrea, un altro apostolo che ha un nome greco e che è molto vicino a Gesù, perché è uno dei primi chiamati. Entrambi poi, consapevoli che non si tratta di ebrei, vanno con preoccupazione a dirlo a Gesù.
La reazione di Gesù è sorprendente. Egli non dice né di sì né di no, ma dichiara: “E’ giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo”. In questa richiesta dei greci di vederlo Gesù riconosce la sua “ora”, l’ora della sua glorificazione. Infatti, la sua glorificazione comprende anche questo aspetto di diffusione della fede tra i pagani. E alla fine del brano Gesù dirà, anticipando il momento dell’amore divino in Croce: “Io, quando sarò elevato, attirerò tutti a me”. La sua glorificazione cioè la consapevolezza del suo amore, infatti avviene attraverso la passione; per questo egli dev’essere “levato da terra”. E l’evangelista commenta: “ Questo diceva per indicare di quale morte doveva morire”.
Così ci fa capire che la conversione anche dei greci, cioè die pagani, richiede la sua passione. Egli deve morire in riscatto per la moltitudine, per rendere possibile l’ingresso anche dei pagani nel popolo di Dio.
Gesù parla del suo mistero pasquale con un’immagine: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Con l’Incarnazione, Egli Figlio del Padre nello Spirito santo, ha assunto un volto umano per amarci; ma questo non basta: egli deve anche amarci sino alla fine, sino a dare la vita, per aver una fecondità universale.
Questa legge vale anche per i discepoli, per noi nel nostro e altrui essere dono del Donatore divino. Diventiamo quello che siamo nel nostro e altrui essere, dono del Donatore divino, facendoci dono a cominciare da genitori, da sacerdoti, da consacrati, da cittadini.
Venerdì prossimo, a otto giorni dal Venerdì santo con il bacio del Crocefisso, ricorderemo l’Addolorata che si è fatta dono sino alla fine e ci è accanto per questo.
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