di Mons. Gino Oliosi
La Croce di Cristo è il vertice dell’amore divino per la sua larghezza, non esclude nessuno, per la sua lunghezza, nessuna difficoltà lo vince, per l’altezza, con il battesimo figli nel Figlio, per la profondità, condivide fino in fondo le miserie personali e storiche dell’uomo
La Croce di Cristo è il vertice dell’amore divino per la sua larghezza, non esclude nessuno, per la sua lunghezza, nessuna difficoltà lo vince, per l’altezza, con il battesimo figli nel Figlio, per la profondità, condivide fino in fondo le miserie personali e storiche dell’uomo
In questa quarta domenica di Quaresima l’antifona di ingresso della Messa ci invita alla gioia: “Rallegrati, Gerusalemme…Esultate e gioite nel suo amore voi che eravate nella tristezza”. E’ la Domenica della gioia, una tappa di riposo, per chi si è impegnato molto nel cammino ascetico-sacramentale della Quaresima verso la Pasqua rivivendo la
salita definitiva di Gesù a Gerusalemme, alla Croce, il culmine dell’amore divino per la larghezza, non esclude nessuno, per la lunghezza, nessuna difficoltà lo vince, per l’altezza, con il Battesimo figli nel Figlio e con il secondo Battesimo della Confessione da prodighi a perdonati, per la profondità, condivide fino in fondo le miserie personali e storiche dell’uomo.
Le letture di oggi, quindi, ci mostrano qual è il vero motivo di questa gioia: l’amore di Dio più grande di ogni peccato. Anche quando la situazione personale o storica sembra disperata, egli interviene, procurando la salvezza, la gioia. Nel Vangelo Gesù dice a Nicodemo: “Dio, con l’inizio della creazione e con la fine della redenzione, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. Nella seconda lettura Paolo dichiara che “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatto rivivere con Cristo; per grazia siete stati salvati”.
La Quaresima è un cammino con Gesù attraverso il “deserto”, cioè un tempo in cui ascoltare maggiormente la voce di Dio e anche smascherare le tentazioni che parlano dentro di noi. All’orizzonte di questo deserto si profila la Croce. Gesù sa che essa è il culmine della sua missione: in effetti, la Croce di Cristo è il vertice dell’amore, che ci dona salvezza. Lo dice Lui stesso: innalzato sulla Croce attirerò tutti a me. E fa riferimento all’episodio in cui, durante l’esodo dall’Egitto, gli ebrei furono attaccati da serpenti velenosi, e molti morirono; allora Dio comandò a Mosè di fare un serpente di bronzo e metterlo sopra un’asta: se uno veniva morso dai serpenti, guardando il serpente di bronzo, veniva guarito (Num 21,4-9). Anche Gesù innanzato sulla Croce, perché chiunque è in pericolo di morte a causa del peccato, rivolgendosi con fede a Lui, che è morto per noi, sia salvato. “Dio infatti – scrive Giovanni – non ha mandato il Figlio nel mondo (creato tutto buono per amore), ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui” (Gv 3,17).
Commenta sant’Agostino: “Il medico, per quanto dipende da lui, viene per guarire l’ammalato. Se uno non sta alle prescrizioni del medico, si rovina da solo. Il Salvatore è venuto nel mondo che ama …Se tu non vuoi essere salvato da lui, ti giudicherai da te stesso” (PL 35,1190). Dunque, se infinito è l’amore misericordioso di Dio, che è arrivato al punto di dare il suo unico Figlio in riscatto della nostra vita, grande è anche la nostra responsabilità: ciascuno, infatti, deve riconoscere di essere malato, per essere guarito; ciascuno deve confessare il proprio peccato, perché il perdono di Dio, già donato sulla Croce, possa avere effetto nel suo cuore e nella sua vita. Scrive ancora sant’Agostino: “Dio condanna i tuoi peccati; e se anche tu li condanni, ti unisci a Dio …Quando comincia a dispiacerti ciò che hai fatto, allora cominciano le tue opere buone, perché condanni le tue opere cattive” (PL 35,1191). A volte l’uomo ama più le tenebre che la luce, perché è attaccato ai suoi peccati. Ma è solo aprendosi alla luce, è solo confessando sinceramente le proprie colpe a Dio, che si trova la vera pace e la vera gioia. E’ importante allora accostarsi al Sacramento della Penitenza, in particolare in Quaresima, per ricevere il perdono del Signore e intensificare il nostro cammino di conversione verso la meta. Affidiamo, a metà quaresima, alla Madre della misericordia il nostro cammino verso la gioia della Pasqua del Signore, della nostra Pasqua.
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