Omelia Domenica VI anno B

di Mons. Gino Oliosi
Nella giornata dell’ammalato e della memoria di Lourdes, preghiamo per la guarigione del corpo e dell’anima, liberandoci dalla lebbra dell’orgoglio e convertendoci all’amare come Dio ci ama

Domenica scorsa abbiamo memorizzato Gesù che, nella sua vita pubblica, ha guarito molti ammalati trovando fede e preghiera e rivelando  che Dio vuole per ogni essere umano la vita, la vita in pienezza, la partecipazione alla sua stessa
vita divina. Il Vangelo di questa domenica (Mc 1,40-45) ci mostra Gesù a contatto con la forma di malattia considerata nell’Antico Testamento e ai tempi di Gesù la più grave, tanto da rendere la persona “impura” e da renderla intoccabile ed escluderla dai rapporti sociali: la lebbra era considerata una impurità più che una malattia. Il che la rendeva ancora più grave. Una speciale legislazione, come abbiamo sentito nella prima lettura, riservava ai sacerdoti il compito di dichiarare la persona lebbrosa, cioè impura; e ugualmente spettava al sacerdote constatarne la guarigione e riammettere l’impuro risanato alla vita normale.
Mentre Gesù andava predicando per i villaggi della Galilea, un lebbroso gli si fece incontro quando non avrebbe potuto  e gli chiese non la guarigione ma: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Gesù non sfugge al contatto con quell’uomo come prescriveva la legge, anzi, spinto da intima partecipazione alla sua condizione terribile, stende la mano e lo tocca – superando il divieto legale – e  gli dice: “Lo voglio, sii purificato!”. In quel gesto di Dio che possiede un volto umano, che si fa vicino e in quelle parole allora di Gesù, oggi divenuto da Risorto sacramentalmente presente e operante nella Chiesa, c’è tutta la storia della salvezza di Cristo, c’è incarnata la volontà di Dio di guarirci nel corpo e di purificarci nell’anima dal male che ci sfigura e che rovina le nostre relazioni di amore. In quel contatto tra la mano di Gesù e il lebbroso viene abbattuta ogni barriera tra Dio e l’impurità umana, tra il Sacro e il suo opposto, non certo per negare il male e la sua forza negativa, ma per dimostrare che l’amore di Dio è sempre più forte del male non definendo nessuno, fino al momento terminale di questa vita, dal male che fa, anche di quello più contagioso e orribile. Gesù ha preso su di sé le nostre infermità, le nostre impurità, si è fatto “lebbroso” perché noi fossimo purificati, rivelandoci che l’amore, la misericordia del Padre non si ama quando e perché siamo buoni, ma per farci diventarlo, non guarda quante volte cadiamo, ma quante volte con la Confessione ci lasciamo riconciliare, ricreare.
Uno splendido commento esistenziale a questo Vangelo è la celebre esperienza di san Francesco d’Assisi, che egli riassume all’inizio del suo Testamento, ricordando come offriva l’elemosina al lebbroso voltandosi dall’altra parte: “Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amare e vedere i lebbrosi; e il Signore mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandosi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di copro. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo” (FF,110). Fin qui lebbrosi, che Francesco incontrò quando ancora era “nei peccati – come egli dice -, era presente Gesù; e quando Francesco si avvicinò a uno di loro, vincendo il proprio ribrezzo, lo abbracciò, Gesù lo guarì dalla sua lebbra di peccato, cioè dal suo orgoglio, e lo convertì all’amore di Dio. Ecco la vittoria di Cristo, che è la nostra guarigione profonda e la nostra risurrezione a vita nuova!
Rivolgiamoci alla Vergine Maria, all’Immacolata che celebriamo facendo memoria delle sue apparizioni a Lourdes, nella giornata dell’ammalato fisico e spirituale. A santa Bernardette la Madonna consegnò un messaggio sempre attuale: l’invito alla preghiera e alla penitenza per guarire corporalmente e spiritualmente. Attraverso sua Madre è sempre Gesù che divenuto da Risorto presente nella sua Chiesa il Cristo ci viene sacramentalmente incontro, per liberarci da ogni malattia del corpo e dell’anima. Lasciamoci toccare e purificare da Lui, e usiamo misericordia verso i nostri fratelli ammalati nel corpo e nell’anima.

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