Il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto
di Mons. Gino Oliosi
Mercoledì scorso, con il tradizionale Rito delle ceneri, siamo entrati nella Quaresima, tempo sacramentale di conversione e di penitenza in preparazione all’incontro con il Signore della Pasqua. La Chiesa, che è madre e maestra, chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito, a ri-orientarsi
Mercoledì scorso, con il tradizionale Rito delle ceneri, siamo entrati nella Quaresima, tempo sacramentale di conversione e di penitenza in preparazione all’incontro con il Signore della Pasqua. La Chiesa, che è madre e maestra, chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito, a ri-orientarsi
decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e l’egoismo per vivere sempre più nell’amore. Si tratta di un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio, non in un dio qualsiasi ma nel Dio che ha assunto un volto umano, che ci ha amato sino alla fine, come singoli e come umanità nel suo insieme. Riscoprirlo come criterio base della nostra vita e della vita della Chiesa. Ciò comporta sempre una lotta, un combattimento spirituale, perché lo spirito del male naturalmente si oppone alla nostra santificazione e cerca di farci deviare dalla via di Dio. Per questo, nella prima domenica di Quaresima, viene proclamato ogni anno il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto.
Gesù infatti, deve aver ricevuto l’”investitura” come Messia – “Unto” di Spirito Santo - al battesimo nel Giordano, fu condotto dallo stesso Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Al momento di iniziare il suo ministero pubblico, Gesù dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il tentatore gli proponeva. Ma queste tentazioni sono anche false immagini dell’uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone. Il Vangelo di Marco quest’anno presenta la tentazione in generale. Gli evangelisti Matteo e Luca presentano tre tentazioni di Gesù, diversificandosi in parte solo per l’ordine. Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri interessi, dando importanza come fosse tutto al successo o ai beni materiali. Il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un bene relativo trasformandolo in un idolo, facendo credere che il tutto, il divino sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. In questo modo oggi Dio rimane fuori anche dalla cultura e dalla vita pubblica, e la fede in lui diventa più difficile, anche perché viviamo in un mondo non più a contatto diretto con la creazione ma quasi sempre come opera nostra, nel quale per così dire, Dio non compare più direttamente, sembra divenuto superfluo ed estraneo. In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio e una radicale riduzione dell’uomo, considerato un semplice prodotto della natura, come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale. Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio dove l’uomo non è più la centralità dell’uomo e della sua libertà. L’etica viene ricondotta entro i confini del relativismo e dell’utilitarismo, con l’esclusione di ogni principio morale che sia valido e vincolante per se stesso. E’ un taglio radicale non solo con il cristianesimo ma più in generale con le tradizioni religiose e morali dell’umanità. Il demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità, il nemico numero uno, il tentatore per eccellenza. Questo essere oscuro e conturbante, per il quale Gesù ci ha insegnato a pregare ogni giorno per essere liberati, esiste davvero e con proditoria astuzia semina errori e sventure nella storia umana.
Come ci insegnano i Padri della Chiesa, le tentazioni fanno parte della “discesa” di Gesù nella nostra condizione umana, nell’abisso del peccato e delle sue conseguenze. Una “discesa” che Gesù ha percorso sino alla fine, sino alla morte di croce e agli inferi dell’estrema lontananza da Dio. In questo modo, Egli è la mano che Dio ha teso all’uomo, alla pecorella smarrita, per ripotarla in salvo. Come insegna Sant’Agostino, Gesù ha preso da noi le tentazioni, per donare a noi la sua vittoria. Non abbiamo dunque paura di affrontare anche noi il combattimento contro lo spirito del male: l’importante è che lo facciamo con Lui, con Cristo, il Vincitore. E per stare con Lui rivolgiamoci alla Madre, Maria: invochiamola con fiducia filiale nell’ora della prova, e lei ci farà sentire la potente presenza del suo Figlio divino, per respingere le tentazioni con la Parola di Cristo, e così rimettere Dio al centro della nostra vita personale e sociale .
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