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Che cosa dunque potrebbero fare i cristiani nell'ora presente, in cui l'unità e la pace del mondo, ed anzi le sorgenti stesse della vita, sono in pericolo, se non volgere lo sguardo verso Colei, che apparisce loro rivestita della potenza. regale? Come Ella avviluppò già nel suo manto il Fanciullo divino, primogenito di tutte le creature e di tutta la creazione (cfr. Col. 1, 15), così degnisi ora di avvolgere tutti gli uomini e tutti i popoli con la sua vigilante tenerezza; degnisi, come Sede della Sapienza, di far rifulgere la verità delle parole ispirate, che la Chiesa applica a Lei: « Per me reges regnant, et legum conditores iusta decernunt; per me principes imperant, et potentes decernunt iustitiam » (Prov. 8, 15-16; Brev. Rom. in Comm. Fest. B. Mariae Virg. I Noct. Lect. I).
- Per mezzo mio regnano i re, e i magistrati amministrano la giustizia; per mezzo mio comandano i principi e i sovrani governano con rettitudine. - Se il mondo lotta al presente senza tregua per conquistare la sua unità, per assicurare la pace, l'invocazione del regno di Maria è, al di sopra di tutti i mezzi terreni e di tutti i disegni umani sempre in qualche modo difettosi, la voce della fede e della speranza cristiana, salde e forti delle promesse divine e degli aiuti inesauribili, che questo impero di Maria ha diffusi per la salvezza della umanità.
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Tuttavia dalla inesausta bontà della Vergine beatissima, che invochiamo oggi come la regale Madre del Signore, Noi attendiamo anche altri benefici non meno preziosi. Non soltanto Ella deve annientare i foschi piani e le opere inique dei nemici di una umanità unita e cristiana, ma ha da comunicare altresì agli uomini di oggi qualche cosa del suo spirito. Intendiamo con ciò la volontà coraggiosa ed anche audace, che, nelle circostanze difficili, di fronte ai pericoli e agli ostacoli, sa prendere senza esitare le risoluzioni che s'impongono, e perseguirne la esecuzione con una energia indefettibile, in guisa da trascinare dietro le sue orme i deboli, gli stanchi, i dubbiosi, coloro che non credono più alla giustizia e alla nobiltà della causa che debbono difendere. Chi non vede in qual grado Maria ha attuato in sè stessa questo spirito e ha meritato le lodi dovute alla « donna forte »? Il suo « Magnificat », questo cantico di gioia e di fiducia invincibile nella potenza divina, di cui Ella imprende ad effettuare le opere, la riempie di santa audacia, di una forza ignota alla natura.
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Come Noi vorremmo che tutti coloro, i quali hanno oggi la responsabilità del buono e retto andamento degli affari pubblici, imitassero questo luminoso esempio di sentimento regale! Invece, non si nota forse talvolta anche nelle loro file una sorta di stanchezza, di rassegnazione, di passività, che impedisce loro di affrontare con fermezza e perseveranza gli ardui problemi del momento presente? Alcuni non lasciano forse talora gli avvenimenti andare alla deriva, invece di dominarli con una azione sana e costruttiva?
Non è dunque urgente di mobilitare tutte le forze vive ora in riserva, di stimolare coloro, che non hanno ancora piena consapevolezza della pericolosa depressione psicologica in cui sono caduti? Se la regalità di Maria trova un simbolo del tutto appropriato nella « acies ordinata », nell'esercito schierato in battaglia (Off. in Assumptione B. M. V. passim), certamente nessuno vorrà pensare a qualsiasi intenzione bellicosa, ma unicamente alla forza d'animo, che ammiriamo in grado eroico nella Vergine, e che procede dalla coscienza di operare validamente per l'ordine di Dio nel mondo.
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Possa la Nostra invocazione alla regalità della Madre di Dio ottenere agli uomini solleciti delle loro responsabilità la grazia di vincere l'abbattimento e l'indolenza, in un'ora, in cui nessuno può permettersi un istante di riposo, quando in tante regioni la giusta libertà è oppressa, la verità offuscata dal lavo rio di una propaganda mendace, e le forze del male sembrano quasi scatenate sulla terra!
Se la regalità di Maria può suggerire ai reggitori delle nazioni atteggiamenti e consigli che rispondono alle esigenze dell'ora, Ella non cessa di riversare su tutti i popoli della terra e su tutte le classi sociali l'abbondanza delle sue grazie. Dopo lo spettacolo atroce della Passione ai piedi della Croce, in cui aveva offerto il più duro dei sacrifici che possano essere domandati a una Madre, Ella continuò ad effondere sui primi cristiani, suoi figli di adozione, le sue materne sollecitudini. Regina più che alcun'altra per la elevazione della sua anima e per la eccellenza dei doni divini, Ella non desiste dall'elargire tutti i tesori della sua affezione e delle sue dolci premure alla misera umanità. Lungi dall'essere fondato sulle esigenze dei suoi diritti e la volontà di un altero dominio, il regno di Maria non conosce che un'aspirazione: il pieno dono di sè nella sua più alta e totale generosità.
Così dunque Maria esercita la sua regalità: accettando i nostri omaggi e non disdegnando di ascoltare anche le più umili e imperfette preghiere.
Tratto da: Papa Pio XII, In onore di Maria Regina
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