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Se non fu "ecumenista", tantomeno san Francesco fu un
simpatizzante dell'Islam o addirittura della setta gnosticomaomettana
dei suji, come una letteratura fantasiosa ha preteso.
Qui è ancor più evidente che questa propaganda si basa su una
grave deformazione falsificatrice.
Lo conferma anche il caso delle quinta Crociata, alla quale
partecipa il Serafico, che venne guidata dal legato pontificio
Pelagio proprio per salvare dall'invasione islamica quel residuo
dominio cristiano in Terra Santa che proteggeva la
predicazione
della fede e favoriva la conversione degli infedeli. Se tale Crociata fu
militarmente un fallimento, sembra soprattutto per colpa
dell'imprudenza di Pelagio stesso, e se politicamente venne
compromessa dalle beghe di Federico II di Svevia, tuttavia
religiosamente ottenne un certo successo, rappresentato dalle
numerose conversioni di musulmani operate da autorevoli
predicatori come Giacomo da Vitry ed Oliviero da Colonia. Quanto a san Francesco, ciò che abbiamo riferito
sull'atteggiamento che teneva verso le sette eretiche, vale a maggior
ragione per il maomettanismo. Stando a quanto ci raccontano i
testimoni dell'epoca, egli tenta più volte di andare in terra
musulmana, e poi vi invia i primi missionari «come pecore in mezzo
ai lupi», solo perché mosso dalla inequivocabile intenzione di
«predicare ai saraceni la Fede di Cristo per favorirne la
conversione», il che e possibile solo «predicando la gloria dei
Vangelo e smascherando le imposture dei falso profeta
Maometto».
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