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Da un’inchiesta, condotta nell’immediato postconcilio tra gli studenti della Pontificia Università Lateranense, emerse che il più grande teologo cattolico di tutti i tempi fosse non san Tommaso d’Aquino o sant’Agostino, bensì Karl Rahner. E, alla luce della situazione della Chiesa oggi, è vero, Karl Rahner sembra aver vinto. Ecco gli elementi del suo momentaneo trionfo: «Si è diffusa la tendenza a far precedere alla dottrina la pastorale; si pensa che non possano più darsi precetti assoluti; che il dogma sia anche
frutto di interpretazione; che la prassi contribuisca a fare la verità; che il Vangelo non abbia senso se non letto a partire da una situazione concreta; che la morale tradizionale della Chiesa circa la sessualità sia superata; che non si possa mai giudicare e quindi valutare alla luce della ragione e della fede nessuna situazione oggettiva di vita; che possano essere ordinate preti anche le donne; che il centro della vita cristiana sia la misericordia senza la verità e la giustizia; che Dio in Cristo abbia già salvato tutti e che l’inferno sia un mito, come anche il peccato originale, i miracoli o la stessa Creazione; che i Cattolici possano approvare le leggi sull’aborto; che pretendere di influire sulle leggi dello Stato per motivi religiosi significhi trasformare la fede in ideologia; che la Chiesa non dica di no a niente, ma si limiti ad accogliere e ad accompagnare; che i dogmi si evolvano». La momentanea, ma concreta vittoria del modernismo è il dato di partenza di Stefano Fontana, che però ci conforta sull’impossibilità di una sua vittoria finale: «Sembra, ma non è così, per due motivi: il primo è che l’impostazione teologica di Rahner è sbagliata e l’errore non può vincere sulla verità; la seconda è che nella Chiesa ci sono risorse di auto-aggiustamento impensabili. Nella Chiesa la verità vince, anche se gli uomini di Chiesa e le strutture della Chiesa dovessero sopportare gravi danni».
frutto di interpretazione; che la prassi contribuisca a fare la verità; che il Vangelo non abbia senso se non letto a partire da una situazione concreta; che la morale tradizionale della Chiesa circa la sessualità sia superata; che non si possa mai giudicare e quindi valutare alla luce della ragione e della fede nessuna situazione oggettiva di vita; che possano essere ordinate preti anche le donne; che il centro della vita cristiana sia la misericordia senza la verità e la giustizia; che Dio in Cristo abbia già salvato tutti e che l’inferno sia un mito, come anche il peccato originale, i miracoli o la stessa Creazione; che i Cattolici possano approvare le leggi sull’aborto; che pretendere di influire sulle leggi dello Stato per motivi religiosi significhi trasformare la fede in ideologia; che la Chiesa non dica di no a niente, ma si limiti ad accogliere e ad accompagnare; che i dogmi si evolvano». La momentanea, ma concreta vittoria del modernismo è il dato di partenza di Stefano Fontana, che però ci conforta sull’impossibilità di una sua vittoria finale: «Sembra, ma non è così, per due motivi: il primo è che l’impostazione teologica di Rahner è sbagliata e l’errore non può vincere sulla verità; la seconda è che nella Chiesa ci sono risorse di auto-aggiustamento impensabili. Nella Chiesa la verità vince, anche se gli uomini di Chiesa e le strutture della Chiesa dovessero sopportare gravi danni».
Tratto da: Radici Cristiane, Gianandrea de Antonellis
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