Festa della Santa Famiglia di Nazaret

di Mons. Gino Oliosi
Preghiamo perché ogni bambino venga accolto come dono unico e irripetibile di Dio, sia sostenuto dall’amore del padre e della madre e così cresca “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52)

Oggi è la festa della Santa Famiglia di Nazareth. Nella liturgia il brano del Vangelo di Luca ci fa rivivere Maria e Giuseppe che compiuti i giorni della purificazione portano il bambino (Gesù) per presentarlo al Signore. E’ la prima volta
in cui Gesù entra nel Tempio del Signore e i genitori offrono per lui “una coppia di tortore o di giovani colombi” (Lc 2,24), cioè il sacrificio dei poveri. Luca, il cui Vangelo è pervaso da una teologia dei poveri e della povertà, fa capire che la famiglia di Gesù era annoverata tra i poveri di Israele; ma ci fa capire che proprio tra loro poteva maturare l’adempimento della promessa della salvezza. Maria e Giuseppe diventano sempre più consapevoli che Gesù non è per loro un possesso  ma una responsabilità, un dono di Dio che continua ad appartenere a Dio molto più che a loro. Si sentono solo amministratori, e non i proprietari di questo dono.
In questa circostanza cultuale Dio rivela in che modo Gesù deve essere un Servo. Ispirato dallo Spirito Santo, il vecchio Simeone dice a proposito di questo bambino: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori”. Gesù ha il compito decisivo di svelare i pensieri dei cuori, ed essere così segno di contraddizione. Anzi, deve diventare egli stesso oggetto di persecuzione in chi rifiuta la Verità, la via per la Vita veramente vita. A Maria Simeone predice: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.  La sorte di Gesù e quella di Maria sono molto dolorose, ma anche molto feconde. Sappiamo che con la sua passione Gesù ha salvato il mondo, a cominciare dal cuore dell’umano cioè   l’amore sponsale fecondo, la famiglia, e che Maria ha avuto e ha un ruolo di cooperazione in questo grande mistero.
Maria conserva tutte queste parole nel suo cuore (Lc 2,29.51) rivelandole alla prima comunità cristiana da cui Luca attinge. Così si prepara, madre del Servo di Dio, ad essere la “serva del Signore” anche nel suo modo di educare il figlio, e poi di lasciarlo andare per la sua missione, che è tanto importante nella storia della salvezza.
Il Vangelo ci riferisce che “quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, (i genitori e il bambino) fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. E il bambino in famiglia cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra la sua umanità”. Come in tutte la famiglie la gioia proviene proprio constatando la crescita dei figli davanti a Dio e alla società. Tutto nell’amore sponsale e familiare è finalizzato alla crescita dei figli e questo anche per il lavoro, la preghiera sono una cosa meravigliosa che provoca stupore e forza nella fatica. I figli sono destinati a crescere, a fortificarsi, sono per tutti la speranza. Gesù è veramente uno di noi: il Figlio di Dio ha assunto un volto umano percorrendo il cammino umano di crescita della vita, accetta di crescere attraverso mamma e papà nella conoscenza della Bibbia e la grazia di Dio è sopra la sua umanità. Ma anche Maria e Giuseppe hanno la gioia di vedere il figlio che cresce e che acquista tutto ciò che è necessario per la sua missione.
Anche le nostre famiglie hanno il compito di favorire la crescita dei figli nell’integrazione casta dell’attrattiva uomo-donna, nella vocazione sponsale alla famiglia o in quella verginale al noi della chiesa. In una famiglia ciascuno dei figli ha la sua vocazione personale, e la famiglia ha il compito e la possibilità di creare tutte le condizioni   per il pieno sviluppo di tale vocazione, perché i figli vivano una vita veramente bella, degna di Dio e utile al mondo. Regina della famiglia,  ti raccomandiamo tutte le famiglie.

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