Padre Pio di Gnocchi e Tognetti

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dei coniugi Biagini
GNOCCHI A. & TOGNETTI S. (2017) Padre Pio Santo Eremita. L’incontro con Dio sulle orme dei Padri del deserto, Verona, Fede & Cultura

Questo pregevole libretto offre una prospettiva originale e perfettamente calzante su Padre Pio, inquadrandolo nella tradizione dei Padri del deserto. La pratica cristiana è più vigorosa in un clima di ostilità, mentre tende a rilassarsi nella sicurezza. Ciò è in accordo con il carattere del Fondatore, Gesù Cristo, che ebbe da combattere per tutti i
tre anni del Suo ministero pubblico e patì infine la Croce per redimere l’umanità. Quando le persecuzioni finirono, nel timore più che giustificato di un intiepidirsi della Fede e la prospettiva dell’afflusso di neoconvertiti opportunisti, fra il IV e il VI secolo si assistette al fiorire dei Padri del Deserto, eremiti che si ritiravano nelle plaghe più desolate dell’Egitto, dedicandosi alla preghiera e alla contemplazione. La gente percorreva lunghi e disagevoli viaggi a piedi solo per udire una singola parola da uno di loro.
La superficialità laicista tende a considerare simili manifestazioni eccessive e fuori moda, preferendo la carità spettacolo, la misericordia gratuita e la lode del mondo. Il mondo merita invece solo di essere respinto e combattuto, in nome della totale sottomissione a Dio. Il monachesimo non è mai passato di moda perché Dio non può passare di moda. Colui che prega e contempla è infinitamente più utile di chi si affanna nel mondo. Le braccia alzate di Mosé durante battaglia coi madianiti decisero l’esito dello scontro: quando egli abbassava le braccia Israele retrocedeva e perdeva.
Il monachesimo pose radici sia in Oriente che in Occidente, ma in Oriente rimase più vivo. In Russia gli asceti cercarono solitudine non nel deserto ma nella foresta, dove fiorirono santi eccezionali, come Teodosio di Pečersk, Sergio di Radonež, Paisij Veličkovskij, Serafino di Sarov, Macario Glocharev, Partenio di Kiev, Teofane il recluso. Questi santi sapevano in anticipo ciò che il fedele che veniva a visitarli avrebbe detto, e questi si sentiva irresistibilmente spinto alla conversione. La trasparenza al divino veniva conquistata da questi santi con decenni di solitudine nella foresta.
Padre Pio aveva tale trasparenza al divino in massimo grado. Fin da giovane si consacrò alla giustizia divina per espiazione vicaria e per la salvezza anime. Era un’anima vittima che portava il peso del peccato del mondo, ed ottenne conversioni straordinarie. Notissime le sue stigmate, portate per cinquant’anni, notissimo il fatto che durante la Messa riviveva la Passione di Cristo, notissime le vessazioni che dovette subire da parte del demonio, nonché le persecuzioni e le calunnie di ogni genere cui fu sottoposto da parte delle autorità ecclesiastiche, specie sotto il campione dell’incontro col mondo, il “papa buono”, che diceva “la Chiesa non ha più nemici”, disobbedì all’ordine espresso della Santa Vergine di pubblicare il terzo segreto di Fatima entro il 1960, acconsentì al collocamento di microfoni spia nel confessionale di Padre Pio e lasciò mettere all’Indice gli scritti valtortiani.
Irresistibile è la tentazione di confrontare Padre Pio a Maria Valtorta, ella pure un’anima vittima consacratasi alla giustizia divina per la salvezza delle anime. Anche la veggente di Viareggio era dotata di discernimento delle anime, sia pure in misura minore: infatti sentiva quando un’anima era turbata e, spingendola a confidarsi, riusciva a prestarle aiuto. Padre Pio conosceva invece con grande chiarezza cosa si nascondeva dentro le anime e sapeva immediatamente cosa dire per aiutarle. Anche la Valtorta soffrì attacchi e persecuzioni sia dal demonio che dalle autorità ecclesiastiche. Due fari, asseriscono giustamente gli autori, orientano il cammino al tempo presente: Fatima e Padre Pio. Sommessamente, aggiungerei anche Maria Valtorta, la cui opera si diffonde continuamente in tutto il mondo vendendo milioni di copie e avendo già avuto oltre una trentina di traduzioni.
Questi due grandi mistici chiesero entrambi a Dio di non dare loro segni visibili: Padre Pio non fu esaudito, anzi Cristo gli rispose severamente che avrebbe portato le stigmate per cinquant’anni. La Valtorta invece fu esaudita: provò le sofferenze della Passione senza essere visibilmente stigmatizzata. Era l’unica grazia da lei chiesta al Signore per se stessa.
I due mistici non si incontrarono mai, ma, misteriosamente, Padre Pio conosceva molto bene Maria Valtorta. Un fedele chiese a Padre Pio di pregare per la Valtorta. Il grande santo di Pietrelcina rispose di conoscere la situazione, ma soggiunse: “Se potrò fare qualcosa sarà per la sua anima. Niente invece potrò per il suo corpo.” Infatti lei stessa si era offerta di soffrire nel corpo, e se ne fosse stata liberata, avrebbe di nuovo richiesto le sue pene. Mentre si svolgeva questo colloquio, presso Maria si avvertì, alla stessa ora. che fu poi verificata, una straordinaria ondata di profumo celestiale. Come Padre Pio, anche Maria Valtorta aveva intorno a sé profumi celestiali, che secondo i teologi rappresentano “odori del Paradiso”, i profumi dell’anima santa. Anche per Padre Pio, come per Maria Valtorta, venne inventata la calunnia che tenessero nascosti profumi.
Impossibile riassumere tutte le perle di saggezza di Padre Pio. Peschiamo qua e là tra il florilegio che ne danno gli autori, e che trovano esatta corrispondenza in molti degli insegnamenti impartiti dal Divino Maestro a Maria Valtorta. “L’unica cosa che ci invidiano gli angeli è la sofferenza e l’offerta”, ossia l’impossibilità di soffrire per Dio. I demoni “sono tanti che, se potessero assumere un corpo piccolo quanto un granello di sabbia, oscurerebbero il sole”. In una visione dell’aprile 1913, Padre Pio vide Cristo contemplare lo spettacolo dei numerosissimi preti tiepidi, che, con immenso dolore e disgusto, bollò come “macellai”.
 Non approvava i cedimenti al mondo, i compromessi della diplomazia e l’apertura ai servi del demonio. “Causa l’ingiustizia e il dilagante abuso di potere, – disse – siamo giunti al compromesso col materialismo ateo, negatore dei diritti di Dio. Questo è il castigo preannunciato a Fatima. Tutti i sacerdoti che sostengono la possibilità di un dialogo con i negatori di Dio e con i poteri luciferini del mondo, sono ammattiti, hanno perduto la fede, non credono più nel Vangelo. Il gregge è disperso quando i pastori si allineano con i nemici della verità di Cristo.” Parole tanto più significative di fronte all’attuale sfacelo postmoderno e postcomunista, ma tutt’altro che anticomunista, che mira alla disintegrazione della famiglia e dell’uomo, sull’onda lunga della bestialità sessantottarda.
Disse: “Questa è l’epoca della distruzione di tutti i valori.” “Confusione di idee e predominio di ladri.” “I nostri figli non avranno lacrime per piangere le colpe dei loro padri.” Aveva ben chiaro il fatto che Dio castiga anche su questa terra, un’idea che è anatéma per i deboli cervelli di oggi; a proposito dell’alluvione di Firenze, disse: “Sono flagelli. Beato chi sa comprendere.” Ben lontano dagli sdolcinamenti odierni di gratuita “misericordia” e di inferno “inesistente” o “vuoto”, disse : “O Dio, se tutti conoscessero la vostra severità, al pari della vostra dolcezza, quale creatura sarebbe così stolta che oserebbe offendervi?”
Quando, nel 1966, si parlò di nuove Costituzioni dell’Ordine, sbottò: “Tante chiacchiere e rovine!” E, presente il Definitore Generale dell’Ordine, esclamò: “Ma che state facendo a Roma? Ma che state combinando? Questi vogliono toccare persino toccare la Regola di San Francesco!” Infatti c’era, da parte di alcuni candidati all’ingresso nell’Ordine, la richiesta di un codice invertebrato e gradito al mondo. Il Definitore azzardò: “Si fanno alcuni cambiamenti perché i giovani non vogliono più saperne di tonsura, di piedi scalzi e anche di abito”. “Cacciateli via! – disse il Santo – Che, sono loro che fanno un piacere a San Francesco a prendere l’abito e la forma di vita, o è San Francesco che fa un dono a loro?”
Diede innumerevoli consolanti insegnamenti, per noi, gente che prega ma non ha certo gli slanci mistici dei santi. Disse infatti: “Dobbiamo essere perseveranti nella preghiera, anche se non sentiamo nulla. È la volontà che è premiata da Dio, non il sentimento.” Quando un tale gli confidò che riteneva che San Giuseppe fosse in cielo in anima e corpo, il Santo confermò: “Puoi crederlo.”
Pochi giorni prima di morire raccomandò di amare la Madonna, di farla amare e di recitare sempre il Rosario: una raccomandazione da tener presente in modo particolare in questi tempi sinistri di luteranizzazione antimariana in nome di un delirante “ecumenismo”. Di lui disse il Cardinale Giuseppe Siri: “quando nella storia appare qualche crocifisso, vuol dire che il peccato degli uomini è grande e che per salvarli occorre qualcuno che vada sul Calvario, rimonti sulla croce e stia lì a soffrire per i suoi fratelli. Qui c’è tutto il fatto di Padre Pio.”
Gli autori meritano lode per aver prodotto una sintesi tanto efficace ed intelligente  del carattere e dei detti memorabili di Padre Pio. È questo un libro che merita di essere letto e meditato dai fedeli e nelle famiglie.

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