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"Si corre il rischio di non lasciare alcun posto a Dio nelle nostre celebrazioni. Incorriamo nelle tentazioni degli ebrei nel deserto. Essi cercarono di crearsi un culto alla loro misura e alla loro altezza, e non dimentichiamo che finirono prostrati davanti all'idolo del vitello d'oro. È tempo di metterci all'ascolto del concilio. La liturgia è 'principalmente culto della maestà divina' (Sacrosanctum Concilium n. 33). Ha valore pedagogico nella misura in cui è completamente ordinata alla glorificazione di Dio e al culto divino. La liturgia
ci pone realmente alla presenza della trascendenza divina. Partecipazione vera significa rinnovare in noi quello 'stupore' che San Giovanni Paolo II teneva in gradne considerazione (cfr. Ecclesia de Eucharistia, n.6). Questo stupore sacro, questo timore gioioso, richiede il nostro silenzio di fronte alla maestà divina. Si dimentica spesso che il silenzio sacro è uno dei mezzi mezzi indicati dal concilio per favorire la partecipazione".
(Cardinale Robert Sarah in Angelo Pellicioli, Rinnovare la liturgia nella fede, pp. 145-146)
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