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"Nel primo libro dei Re Anna, che è simbolo della Chiesa, custodisce e conserva questo insegnamento: non supplicava Dio con richieste rumorose, ma silenziosamente e sommessamente, dentro i recessi segreti del cuore. Esprimeva una preghiera non con le parole, ma con una fede evidente, parlava non con la voce, ma con il cuore, perché sapeva che Dio ci ascolta, se si prega così; ottenne realmente ciò che aveva chiesto con fede. Lo dichiara la Scrittura divina, che dice: 'Parlava nel suo cuore, le sue labbra si muovevano, la sua voce non si udiva e il Signore la esaudì' (1 Sam 1,13). Ugualmente nei Salmi leggiamo: 'Parlate nei vostri cuori e pentitevi nei vostri giacigli' (Sal 4,5). Lo Spirito Santo suggerisce, insegna e afferma questo stesso concetto per mezzo di Geremia: 'O Signore, ti si deve adorare nella coscienza' (Bar 6,5)".
(San Cipriano, Il Padre Nostro, n. 5, pp. 56-57)
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