Caritas in Veritate

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"Vedete, se rileggeste bene Caritas in Veritate, l'introduzione, capireste perché l'umanità è, o si sente sul ciglio del baratro. Un ciglio insostenibile che non può durare. Ma ciò accade perché l'uomo è più cattivo e bestia di prima? No, è perché l'uomo si è nutrito della sua stessa natura e ha finito le sue riserve naturali, perché non si rigenera più con il pentimento, la confessione e l'espiazione. E c'è riuscito cancellando il peccato, e il peccato disconosciuto ha reso l'uomo sterile, che non sente il bisogno dello spirito, dell'intelletto, solo il bisogno materiale.
Dopo aver saturato il bisogno materiale e confuso quello intellettuale, come possiamo sentire il bisogno di riscoprire il soprannaturale? Questa è la vera novità. Ci vorrebbero nuovi eroi e santi. Come altrimenti potremo risolvere i problemi attuali inumani (economici, politici, sociali...) se non tornando alla casa del Padre come il figliuol prodigo? Ma come si può proporre il soprannaturale a un mondo così 'nichilistizzato'? Senza fare filosofia sul finito e sull'infinito, che non sa più fare nessuno? Partiamo dalla definizione di soprannaturale: sopra il naturale, sopra la capacità della creatura. Le virtù che producono il fine di parlar con Dio, amarlo, intenderlo, sono soprannaturali. Con la grazia divina si supera anche la natura, anzi non è scindibile dalla natura. Ora è già difficile trovare uomini che vivano secondo ragione, figurarsi secondo grazia e ragione. Così quando oggi diciamo che l'uomo deve cambiare, deve apprendere a far le cose ben fatte eccettera sbagliamo. L'uomo oggi deve anzitutto guarire, l'uomo è malato. E non lo si guarisce parlando solo di misericordia e carità".

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