CARDINALE CAFFARRA: «NELLO SCONTRO FRA DIO E SATANA SIAMO CHIAMATI A TESTIMONIARE PUBBLICAMENTE. NON A SCAPPARE COME DISERTORI»

Pubblichiamo un ampio estratto dell'intervento del cardinale Carlo Caffarra - indimenticabile uomo di Dio e principe della Chiesa, scomparso il 6 settembre - al Rome Life Forum del 19 maggio 2017 

La testimonianza della verità 
La storia umana è lo scontro fra due forze: la forza di attrazione che ha la sua sorgente nel Cuore trafitto del Crocefisso-Risorto; il potere di Satana che non vuole essere spodestato dal suo regno.

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Il campo sul quale avviene lo scontro è il cuore umano, è la libertà umana. E lo scontro ha due dimensioni: una dimensione interiore; una dimensione esteriore.
Gesù, la Rivelazione del Padre, esercita una forte attrazione a Sé; Satana opera in contrario, per neutralizzare la forza attrattiva del Crocefisso-Risorto. Opera nel cuore dell’uomo la forza della verità che ci fa liberi; e la forza satanica della menzogna che ci fa schiavi.
Ma la persona umana non è solamente interiorità, non essendo puro spirito. La sua interiorità si esprime, prende corpo nella costruzione della
società nella quale vive. L’interiorità umana si esprime, prende corpo nella cultura, la quale è una dimensione essenziale della vita umana come tale. La cultura è il modo specificatamente umano di vivere.
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La condizione in cui si trova l’uomo, posto come è tra due forze contrapposte, non può non dare origine a due culture: la cultura della verità; la cultura della menzogna.
C’è un libro nella S. Scrittura, l’ultimo, l’Apocalisse, che descrive lo scontro finale tra i due regni. In questo libro l’attrazione di Cristo riveste il profilo di un trionfo sulle potenze nemiche, comandate da Satana. È un trionfo che arriva dopo un lungo combattimento. Le primizie della vittoria sono i martiri. «Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana, e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra… Ma essi [= i martiri] lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio» (cfr. Ap 12, 9.11).
Nella nostra cultura occidentale esistono fatti che rivelano in modo particolarmente chiaro lo scontro tra l’attrazione esercitata sull’uomo dal Crocefisso-Risorto e la cultura della menzogna, edificata da Satana? La mia risposta è affermativa, ed i fatti sono soprattutto due.
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Il primo fatto è la trasformazione di un crimine (nefandum crimen, lo chiama il Concilio Vaticano II), l’aborto, in un diritto. Non sto parlando dell’aborto come atto compiuto da una persona. Sto parlando della più grande legittimazione che un ordinamento giuridico possa compiere di un comportamento: sussumerlo nella categoria del diritto soggettivo, la quale è categoria etica. Significa chiamare bene il male, luce le tenebre. «Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna». È il tentativo di produrre un’anti-Rivelazione.
Qual è infatti la logica che presiede alla nobilitazione dell’aborto? È in primo luogo la più profonda negazione della verità dell’uomo. A Noè appena uscito dalle acque del diluvio, Dio disse: «chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l’uomo» (Gen 9,6). La ragione per cui l’uomo non deve spargere il sangue dell’uomo è che l’uomo è immagine di Dio. Mediante l’uomo, Dio dimora dentro la sua creazione; la creazione è tempio del Signore, perché vi abita l’uomo. Infrangere questa intangibilità della persona umana è un atto sacrilego contro la Santità di Dio. È il tentativo satanico di dare origine ad un’anti-creazione. Nobilitando un’uccisione umana, Satana ha posto il fondamento della sua “creazione”: togliere dalla creazione l’immagine di Dio; oscurare in essa la Sua presenza.
Nel momento in cui si afferma il diritto dell’uomo di disporre della vita e della morte di un altro uomo, Dio è espulso dalla sua creazione, perché viene negata la sua presenza originaria, viene dissacrato il luogo originario della sua dimora dentro la creazione: la persona umana.
Il secondo fatto è costituito dalla nobilitazione dell’omosessualità. Essa infatti nega interamente la verità del matrimonio, il pensiero di Dio Creatore sul matrimonio.
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La Divina Rivelazione ci ha detto come Dio pensa il matrimonio: l’unione legittima dell’uomo e della donna, fonte della vita. Il matrimonio ha nella mente di Dio una struttura permanente. Esso si basa sulla dualità del modo umano di essere: la femminilità; la mascolinità. Non due poli opposti, ma l’uno con e per l’altro. E solo così, l’uomo esce dalla sua solitudine originaria.
Una delle leggi fondamentali con cui Dio governa l’universo, è che Egli non agisce da solo. È la legge della cooperazione umana al governo divino. L’unione fra uomo e donna che diventano una sola carne, è la cooperazione umana all’atto creativo di Dio: ogni persona umana è creata da Dio e generata dai suoi genitori. Dio celebra la liturgia del suo atto creativo nel tempio santo dell’amore coniugale.
In sintesi. Due sono le colonne della creazione: la persona umana nella sua irriducibilità all’universo materiale; l’unione coniugale tra uomo e donna, luogo in cui Dio crea nuove persone umane a sua immagine e somiglianza. L’elevazione assiologica dell’aborto a diritto soggettivo è la demolizione della prima colonna. La nobilitazione del rapporto omosessuale quale si ha nella sua equiparazione al matrimonio, è la distruzione della seconda colonna.
Alla radice è l’opera di Satana, che vuole costruire una vera e propria anti-creazione. È l’ultima terribile sfida che Satana sta lanciando a Dio. “Io ti dimostro che sono capace di costruire un’alternativa alla tua creazione. E l’uomo dirà: si sta meglio nella creazione alternativa che nella tua creazione”.
È una spaventosa strategia della menzogna, costruita su un profondo disprezzo dell’uomo. L’uomo non è capace di elevarsi allo splendore del Vero; non è capace di vivere dentro il paradosso di un desiderio infinito di felicità; non è in grado di ritrovare se stesso nel dono sincero di se stesso.  
Il Grande Inquisitore di Dostojevski parla proprio in questo modo a Gesù: «Tu avevi un’opinione troppo alta degli uomini, perché essi sono senza dubbio schiavi, anche se ribelli per natura… Ti giuro: l’uomo è debole e più vile di quanto tu non avessi pensato! È debole e meschino». 
Come dobbiamo dimorare dentro a questa situazione?  
La risposta è semplice: dentro lo scontro fra la creazione e l’anti-creazione siamo chiamati a TESTIMONIARE. È la testimonianza il nostro modo di essere nel mondo.
Il Nuovo Testamento ha una ricchissima dottrina al riguardo. Mi devo limitare ad in dicare i tre significati fondamentali che costituiscono la testimonianza.
Testimoniare significa dire, parlare, annunciare apertamente e pubblicamente. Chi non testimonia in questo modo, è simile al soldato che nel momento decisivo della battaglia scappa. Non siamo più testimoni, ma disertori, se non parliamo apertamente e pubblicamente. La Marcia per la Vita, quindi, è una grande testimonianza.
Testimoniare significa dire, annunciare apertamente e pubblicamente la divina Rivelazione, la quale implica quelle evidenze originarie che anche la sola ragione rettamente usata scopre. E dire in particolare il Vangelo della Vita e del Matrimonio.
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Testimoniare significa dire, annunciare apertamente e pubblicamente il Vangelo della Vita e del Matrimonio in un contesto processuale (cfr. Gv 16, 8-11). Lo scontro va assumendo sempre più il profilo di un processo, di un giudizio il cui imputato è Gesù ed il suo Vangelo. Come in ogni giudizio ci sono anche i testimoni a favore: a favore di Gesù e del suo Vangelo. L’annuncio del Vangelo del Matrimonio e della Vita avviene oggi in un contesto di ostilità, di contestazione, di incredulità. Se così non fosse, i casi sono due: o si tace il Vangelo; o si dice altro. Ovviamente quanto ho detto non va inteso nel senso che i cristiani devono rendersi… antipatici a tutti.
Nell’ambito della testimonianza al Vangelo, l’irenismo, il concordismo vanno esclusi. Su questo Gesù è stato esplicito. Sarebbe un pessimo medico chi avesse un’attitudine irenica verso la malattia. Agostino scrive: «ama l’errante, ma perseguita l’errore». Come scrive il grande confessore della fede, russo, Pavel A. Florenskij: «Il Cristo è testimone, nel senso estremo della parola, il testimone. Nella sua crocefissione Giudei e Romani credettero di vedere solo un evento storico, ma l’evento si rivelò essere la Verità».
Tratto da: Il Timone

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