“Gli Uomini Neri sono lenti di comprendonio e superlativamente sospettosi nei confronti di qualsiasi cosa che per loro sa di nuovo”
di Fabio Trevisan
Dov’era finito Gandalf ? Proprio adesso che iniziavano i guai? Vento e pioggia battente rendevano persino difficile accendere il fuoco per riscaldarsi: “I Nani sono capaci di accendere il fuoco quasi dappertutto ma quella notte non ci riuscirono”. Intirizziti dal freddo ed essendo reso viscido il sentiero, i Nani, Bilbo e i loro pony faticavano a proseguire il viaggio e possiamo immaginare le imprecazioni, i timori, le
nostalgie… Lo Hobbit infatti ripensava alla dolce e solare Contea dalla quale era partito: “Bilbo rifletteva tristemente che le avventure non sono fatte solo di piacevoli cavalcate al sole di maggio”. In quest’atmosfera angosciante e deprimente, d’un tratto pervenne loro uno spiraglio di luce, la percezione di un fuoco lontano che, come un puntino luminoso, forava quel buio pesto e minaccioso. Sarebbe toccato a Bilbo Baggins andare in avanscoperta, come gli disse Thorin: “Devi andare a scoprire tutto su quella luce, e a che serve, e se tutto è perfettamente sicuro e a posto”. Come i Nani erano abili nell’accendere i fuochi, gli Hobbit Pelopiedi sapevano muoversi in modo ovattato e quasi impercettibile nei boschi. Anzi, come sottolineava Tolkien, ne andavano molto fieri, tanto che lo stesso Bilbo aveva rimproverato più volte ai Nani di essere troppo rumorosi. Con questo talento innato del muoversi con circospezione, Bilbo poté arrivare con passo felpato al cospetto dei terribili Uomini Neri: “Tre individui grandi e grossi stavano seduti attorno a un gran fuoco di ceppi di faggio. Stavano arrostendo dell’abbacchio su lunghi spiedi di legno”. L’aspetto di quei grossi ceffi era, in tutto e per tutto, grossolano e volgare, dalle facce alle gambe, dal linguaggio (tutt’altro che forbito) alle mani. Potremmo dire giustamente che erano delle “montagne”, come in gergo si suole dire ad indicare delle persone grandi e grosse. Ed infatti erano fatti di quella sostanza, la pietra, di cui sono fatte le montagne e potevano muoversi soltanto nell’oscurità: “Gli Uomini Neri, come saprete, debbono trovarsi sotto terra prima dell’alba, o ritornano alla sostanza petrosa di cui sono fatti e non si muoveranno più”. Era capitato così che Berto, Maso e Guglielmo (questo era il nome degli Uomini Neri) avevano iniziato a bisticciare sul destino dei Nani che avevano catturato ed imprigionato nei loro sacchi fino a quando la luce dell’alba li aveva sorpresi e li aveva riportati alla dura pietra originaria, dura come la loro cervice. L’ottusità della mente li aveva resi sospettosi di tutto, tanto da non fidarsi l’uno dell’altro ed aveva così avuto buon gioco l’astuzia e l’intelligenza di Gandalf che, nascosto nell’oscurità, li aveva tratti continuamente in inganno facendoli bisticciare. Dinanzi alla semplicità ed all’umiltà delle menti degli Hobbit stavano difronte i rozzi e violenti pensieri degli Uomini Neri. Gandalf non aveva fatto che accendere la loro discordia in un gioco dialettico fino all’alba in cui si erano scontrati prima verbalmente e poi fisicamente, facendoli così dimenticare la banale loro essenza, l’essere provenienti dalla pietra. In questo modo i Nani si erano potuti salvare, grazie all’apporto discreto e nella penombra di Gandalf. Dov’era andato Gandalf mentre i Nani e lo Hobbit lo stavano cercando? Egli era andato innanzi a preparare loro il rifugio da Elrond nell’Ultima Casa Accogliente. Cercava per loro un confortevole riposo prima della pericolosa grande avventura.
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