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ROMA\ aise\ 5 febbraio 2017 - Da dove deriva la nostra fede? Da un gruppo di persone che sigillano anfore e corrono a cavallo. Una di queste fu Eusebio di Cesarea, vescovo della Palestina tra il 265 e il 340, che per 25 anni ha raccolto antichi manoscritti, lettere, testimonianze, attraversando da un luogo all'altro le terre del primo cristianesimo. Senza di lui un patrimonio enorme sarebbe andato perduto, e sapremmo molte meno cose sulla chiesa prima di Costantino.
“Le antiche fonti della fede: Eusebio di Cesarea e la prima storia della Chiesa” è il titolo del libro di Stefano Biavaschi, edito da Fede & Cultura”.
Tre secoli di fondamentale importanza per la nostra conoscenza sulla
nascita e diffusione del cristianesimo, attraverso testimonianze di fede e di martirio, di cui anche Eusebio fu testimone oculare, fino a quando lui stesso vide l'alba della prima libertà religiosa.
Con l’acume dello storico e la saggezza del pastore, Eusebio ha ricostruito la preziosa trama del cristianesimo dai tempi di Gesù e degli apostoli fino a lui, scrivendo la prima storia della Chiesa che l’umanità possiede: un'opera vastissima, dalla quale ho estratto il meglio di Eusebio, proprio per il lettore moderno più incline a leggere delle sintesi che non dei volumi interi.
In “Le Antiche Fonti della Fede” l’autore ha inserito anche le più importanti fonti greco-latine su Cristo e i Cristiani, da Plinio a Traiano, da Giuseppe Flavio all'autore della Lettera a Diogneto: un materiale apologetico preziosissimo che sarebbe altrimenti reperibile solo consultando un oceano di pubblicazioni. (aise)
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