“Mentre cantavano, lo Hobbit sentì vibrare in sé l’amore per le belle cose fatte con le proprie mani…il desiderio dei cuori dei Nani”
di Fabio Trevisan
Dopo l’incontro iniziale con Gandalf, la casa di Bilbo Baggins si riempie di ospiti inattesi…13 Nani! Come esemplifica il 1° capitolo de: “Lo Hobbit” si tratta davvero di una riunione inaspettata. A provocare l’irruzione maldestra dei Nani attraverso la rotonda porta dello Hobbit è stato Gandalf, messo galantemente alla soglia da un pacifico Bilbo, che, pur
invitandolo ad un’improbabile futura tazza di the, non vuol proprio saperne di incerte e pericolose avventure. Ancora una volta Tolkien mostra la contrapposizione tra la rotondità comoda dello Hobbit e la determinazione pungente di Gandalf: “Con la punta del bastone Gandalf fece uno strano segno sul bel portoncino verde dello Hobbit”. Sarà questo il richiamo, inconsapevole a Bilbo, della chiamata per il raduno dei Nani. La tranquillità apparente di Bilbo è messa così a dura prova dall’entrata dei Nani nella sua vita. Dopo aver mangiato e bevuto in mezzo a loro, Bilbo viene mosso al ripensamento dal canto e dalla musica dei Nani attorno al fuoco, come ha ben evidenziato pure il film diretto dal regista neozelandese Peter Jackson. In quel canto sincero e accorato sta tutto lo struggente desiderio del cuore dei Nani, il loro onore, la loro gloria, la loro capacità di intraprendere una pericolosa avventura per salvare la propria storia: “Lontan sui monti fumidi e gelati in antri fondi, oscuri, desolati, prima che sorga il sol dobbiamo andare a riaver l’arpe e l’oro a noi strappati”. Non sono quindi le sole parole di un saggio e paziente Gandalf a ricondurre Bilbo alle ragioni profonde della propria esistenza, ma il canto sublime e nobile dei Nani: “Allora qualcosa che gli veniva dai Tuc si risvegliò in lui, e desiderò di andare a vedere le grandi montagne, udire i pini e le cascate, esplorare le grotte e impugnare la spada al posto del bastone da passeggio”. Tolkien accentua, nella descrizione della metamorfosi di Bilbo, due parole: il desiderio e il cuore. Pur appartenenti a razze diverse, Hobbit e Nani hanno un medesimo cuore ed un desiderio profondo di verità e bellezza che li accomunerà in una battaglia decisiva con Gandalf, ovvero colui che ha provocato il loro incontro. Tolkien, attraverso Bilbo, ci fa gustare ed accostare al significato etimologico della parola “desiderio”, che letteralmente vuol dire “mancanza di stelle”. Infatti lo Hobbit avverte, attraverso il canto e la musica dei Nani, questa mancanza di stelle nel firmamento della propria esistenza: “Bilbo guardò fuori dalla finestra. Le stelle erano apparse in un cielo buio al di sopra degli alberi. Pensò ai gioielli dei Nani che scintillavano in caverne buie…improvvisamente si rese conto che la musica e il canto si erano interrotti, e che tutti lo stavano guardando con occhi scintillanti nel buio”. Stelle scintillanti, gioielli scintillanti e soprattutto gli occhi scintillanti e accesi dei Nani che, guardandolo, interrogavano Bilbo. Potremmo chiederci ora con Gandalf se Bilbo preferisse ancora il comodo bastone da passeggio o piuttosto la spada messa al servizio del Bene dei Nani. Sarà il capo dei Nani, il fiero Thorin, a svelarci quanto sta davvero accadendo al cuore dello Hobbit: “Dove stai andando Bilbo?”
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