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Recensione di Radici Cristiane n. 25 (giugno 2007)
R.H. Benson (1871-1914), figlio dell’Arcivescovo di Canterbury, egli stesso pastore anglicano convertitosi al cattolicesimo – con grande scandalo nel mondo vittoriano, non ancora ripresosi dalla conversione del futuro cardinale Newman – riversò nella scrittura gran parte della propria vocazione religiosa. Nella sua produzione, oltre a testi di carattere ascetico e storico, a drammi e a libri per l’infanzia, si distingue il romanzo Il padrone del mondo (1907), primo lavoro di una dilogia conclusa da L'alba di tutto (1911).
Lo sfuggente Giuliano Felsemburgh, il personaggio che da il titolo al romanzo, è una sorta di Anticristo, ma di carattere decisamente democratico e rassicurante (in apparenza): fautore della pace, diviene presidente di una
confederazione mondiale e propone ai suoi nuovi, entusiasti sudditi (e ricordiamo che il romanzo è stato scritto durante la belle epoque, ancorché ambientato successivamente!) le principali innovazioni per l’avvento del nuovo umanesimo (qui definito “umanitarismo”): ed esse sono costituite – tra l’altro – dall’uso di cibi artificiali, dall’esperanto, dall’eutanasia e da un esasperato pacifismo.
Naturalmente si tratta di un pacifismo a senso unico, perché alla prima occasione verrà ordinato un bombardamento a tappeto su Roma per distruggere il Vaticano, nella speranza di abbattere la Chiesa, unico baluardo alle prevaricazioni del nuovo padrone.
Robert Hugh Benson – fratello di due prolifici scrittori, Arthur Christopher e Edward Frederic (entrambi citati nella corposa Cambridge Guide to English Literature, Robert non lo è: evidentemente sconta con tale ostracismo lo scandalo ancora vivo della sua conversione) – ha il pregio di saper ben dipingere i personaggi e raggiunge con questo romanzo un alto livello letterario; in più la sua visione premonitrice – che ha ben poco, purtroppo, da invidiare ad altri successivi capolavori del genere, come 1984 di Orwell e soprattutto Il mondo nuovo di Huxley, in cui il benessere puramente materiale è alla base della nuova filosofia di vita – anticipa una situazione che risponde a quella che si sta attualmente profilando: vale a dire un governo sopranazionale raggiunto non con una dittatura palese, ma conquistando a mano a mano il consenso della folla, votato all’edonismo ed al rifiuto – o alla banalizzazione – di ogni senso religioso.
Benson, che morì allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, prima di imbarcarsi per il fronte francese (aveva chiesto di fare il cappellano militare) non avrebbe visto i totalitarismi del XX secolo, né il successivo governo mondiale a guida ONU, né il crollo della morale che prosegue ai nostri giorni: tutti i germi dell’attuale decadenza sono però contenuti nel suo romanzo premonitore, compreso l’attacco alla Chiesa in nome dell’umanitarismo.
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