La regalità di Cristo nell'amore che perdona

Gesù è re, centro della storia e del mondo, ma non per dominare su popoli e territori, ma per liberare gli uomini dal male, per riconciliarli con Dio e renderli fratelli tra di loro


di Mons. Gino Oliosi
In quest’ultima domenica dell’anno liturgico celebriamo la solennità di Cristo Re dell’Universo, centro della storia  e del mondo, il tutto cui moralmente non anteporre nessuno e niente per essere liberi e divenire quello che si è cioè dono nel proprio e altrui essere del Donatore divino come di tutto il mondo.
Il Vangelo odierno ci propone una parte del drammatico interrogatorio a cui Ponzio Pilato sottopose Gesù, quando gli
fu consegnato con l’accusa di aver usurpato il titolo di “re dei Giudei”. Alle domande del governatore romano, Gesù rispose, affermando essere sì re, ma non nella modalità di questo mondo (Gv 18,36). Egli non è venuto a dominare su popoli e territori, ma a liberare l’intimo di ogni persona dalla schiavitù del peccato cioè del no buttato in faccia al Donatore divino del proprio e altrui essere dono, come della storia e del mondo rischiando l’infelicità temporale ed eterna. E aggiunse: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo, (come Dio con un volto umano): per rendere testimonianza alla verità (come volto della misericordia del Padre). Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18,37), è libero, può sentirsi amato fino al perdono e amare con il mio amore facendo accadere già il mio regno nella libertà, nell’uguaglianza, nella fraternità umana.
Ma qual è la ”verità” che Cristo è venuto a testimoniare nel mondo, nella storia? L’intera sua esistenza rivela che Dio è amore, è misericordia: è questa la verità a cui Egli, come volto della misericordia del Padre, ha reso piena testimonianza con il sacrificio della sua stessa vita sul Calvario per ogni singolo e l’umanità nel suo insieme. La Croce è il “trono” dal quale ha manifestato la sublima regalità di Dio Amore: offrendosi in espiazione del peccato del mondo, Egli ha instaurato definitivamente il Regno di Dio. Regno che si manifesterà in pienezza alla fine dei tempi in cieli nuovi e terra nuova, dopo che tutti i nemici, e per ultimo la morte, saranno stati sottomessi. (1 Cor 15, 25-26). Allora il Figlio consegnerà il Regno al Padre e finalmente Dio sarà “tutto in tutti” (1 Cor 15,28). La via per giungere a questa meta è lunga e non ammette scorciatoie: occorre infatti che ogni persona liberamente accolga la verità dell’amore, della misericordia di Dio. Egli è Amore e Verità, e sia l’amore che la verità non si impongono mai: bussano alla porta del cuore e della mente e, dove possono entrare, apportano pace e gioia. Questo è il modo di regnare di Dio; questo il suo progetto di salvezza, un “mistero” nel senso biblico del termine, cioè un disegno che si rivela a poco a poco nella storia.
Alla regalità di Cristo è stata associata in modo singolarissimo la Vergine Maria. A Lei, umile ragazza di Nazareth, Dio chiese di diventare Madre del Messia, e Maria corrispose a questa chiamata con tutta se stessa, unendo il suo “sì” incondizionato a quello del Figlio Gesù e facendosi con Lui obbediente fino al sacrificio. Per questo Dio l’ha esaltata al di sopra di ogni creatura e Cristo l’ha coronata Regina del cielo e della terra, Regina dell’amore e della pace. Alla sua intercessione affidiamo, in questo momento drammatico, la Chiesa e l’intera umanità, affinché l’amore di Dio possa regnare   in tutti i cuori e avanzi il suo disegno di giustizia, di pace, di fraternità universale. 

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