In attesa del Sinodo…nella speranza che trionfi la Verità

“Fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese dalle nostre parole come dalla nostra lettera”. In questo modo, Paolo, nella Seconda lettera ai Tessalonicesi (2,15), invitava i fedeli  a custodire ben saldi gli insegnamenti di Gesù e degli Apostoli su cui da sempre si fonda la comunità ecclesiale. Dal 4 ottobre si aprirà la XIV Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi e la questione più spinosa, che secondo non pochi addetti ai lavori potrebbe portare ad uno scisma interno alla Chiesa cattolica, è senza ombra di
dubbio quella relativa all’accesso al sacramento dell’Eucaristia per i divorziati risposati. A detta del presidente dei vescovi polacchi  mons. Stanislaw Gradecki, “se la Chiesa non rimarrà fedele alla Tradizione cadrà”. Il pensiero dell’ex arcivescovo di Poznan, è in perfetta sintonia con quanto affermato da Paolo nella Seconda lettera indirizzata alla comunità di Tessalonica. In effetti la Parola di Dio è Parola di Verità. Anche san Giacomo nella sua lettera, al capitolo 1, ribadisce in modo piuttosto chiaro che “dal Padre viene la Parola di Verità, ed in essa non c’è variazione né cambiamento”. Ora, se si riconosce al matrimonio una validità sacramentale, da parte dei coniugi, che si uniscono in Cristo per tutta la vita per diventare così una sola carne con lui, ci dovrà essere una autentica testimonianza di Verità in conformità con le parole pronunciate da Gesù stesso a riguardo: “chiunque ripudia la propria moglie per sposarne un’altra commette adulterio”. L’amore  indissolubile su cui si fonda il matrimonio supera il sentimento e l’istinto, assumendo una dimensione ontologica e una qualità soprannaturale. Il cardinale Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, in un intervento relativo all’indissolubilità del matrimonio e alla situazione dei divorziati risposati, pubblicato sull’Osservatore Romano del 23 ottobre 2013, ha tenuto a precisare che “ uno dei maggiori problemi pastorali, oggi, consiste nel fatto che molti giudicano il matrimonio secondo criteri mondani e pragmatici. Chi pensa secondo ‘lo Spirito del mondo’ non può comprendere la sacramentalità del matrimonio. La Chiesa, quindi, non può rispondere con un adeguamento pragmatico a ciò che appare immutabile, ma solo con la fiducia nello ‘Spirito di Dio’, perché possiamo conoscere ciò che Dio ci ha donato”. Ecco, allora, che i segni dei tempi vanno sempre studiati alla luce della Parola di Verità che continua ad essere presente nella Chiesa per opera dello Spirito di Dio. E’ sempre Gesù, inoltre, a ricordare che trascurando il comandamento di Dio si osservano solo le tradizioni e i precetti degli uomini. Senza dimenticare che, tra i mali che escono dall’uomo, vi sono anche gli adultèri (Mc 7,7-22). Il Signore nella sua infinità misericordia, non elide la dimensione della giustizia. Alla donna adultera condonò i peccati ma le ribadì anche di non commetterne più. La misericordia di Dio, dunque, non consiste in una dispensa dai comandamenti e dagli insegnamenti del Magistero, ma sempre secondo il cardinale Muller “essa concede la forza della Grazia per la loro piena realizzazione; per rialzarsi  dopo la caduta e per una vita di perfezione  a immagine del Padre celeste”. E’ sicuramente compito della Chiesa non escludere coloro che vivono in tale situazione e che desiderano avere comunque un intimo rapporto con il Signore pur nella sofferenza del proprio stato. Anche Benedetto XVI, all’incontro mondiale delle famiglie nel 2012 a Milano, ha affermato che “i divorziati risposati sentono che L’Eucaristia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo. Anche senza la ricezione ‘corporale’ del sacramento, possono essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo. […] La loro sofferenza è un dono per la Chiesa, perché servirebbe per far capire a tutti la stabilità dell’amore e del matrimonio. Tale sofferenza è anche un soffrire nella comunità ecclesiale per i grandi valori della fede”. Il Papa emerito con queste parole  ha messo in pratica realmente gli insegnamenti del Signore senza cedere ai desideri e alle voglie degli uomini, evidenziando che nella sofferenza dei divorziati risposati può trovare pienezza la Parola di Verità: “ Chi vuol venire dietro a me  rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia la troverà”. 

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