Unità e divisioni nella Chiesa

di Giovanni Cavalcoli
Possono esistere delle vere e proprie divisioni nella Chiesa? Possono far sì che la Chiesa sia divisa? Ecco la questione che vorrei qui affrontare. Che ci siano delle divisioni nella Chiesa non pare far problema. La cosa è evidente. Ma ciò non vuol dire ancora che la Chiesa in se stessa sia divisa, se non parlando alla buona secondo un linguaggio di tipo sociologico.
Infatti nel Simbolo della Fede noi diciamo credo unam Ecclesiam. La Chiesa è costituzionalmente una, una sola, unita dallo Spirito Santo. Ora, l'uno è proprio ciò che
non è diviso in se stesso. Ciò che è unito non è diviso, ossia non è disunito.
L'unità di un ente discende dalla sua stessa essenza. Se un ente non fosse uno, non sarebbe più quell'ente, perderebbe la sua identità. Se la Chiesa non fosse una o non fosse più una, non sarebbe la Chiesa, non esisterebbe più. 
Ciò avviene sommamente negli esseri viventi e la Chiesa è un sommo essere vivente, è la Sposa di Cristo e il Corpo mistico di Cristo. Dire che un vivente non è più uno è come dire che è morto, appunto perchè la morte non è altro che la dissoluzione, la disintegrazione, la disunione e divisione radicale del vivente. È la vita, è l'anima che genera l'unità del vivente.
 L'anima della Chiesa, il principio della sua unità, è lo Spirito Santo. Immaginare una Chiesa disunita, non più una, divisa, è come pensare che lo Spirito Santo si sia allontanato da lei, è eretico solo pensarlo.
La divisione in un ente singolo o collettivo comporta una molteplicità di parti che non convergono armonicamente e ordinatamente, come dovrebbero, le une verso le altre o le une con le altre, o le une in sintonia con le altre nell'amore reciproco, in unità e comunione giuste, ordinate e pacifiche, ma le une contro le altre, le une in guerra contro le altre, le une escludenti le altre in un odio reciproco e una reciproca distruzione. 
Si può concepire un caos o una bolgia del genere dandole il nome di "Chiesa"? Persino il regno di Satana, che è tutto dire, ci insegna Gesù, ha una sua interiore unità e una sua organizzazione, e non è diviso in se stesso, altrimenti non reggerebbe, e invece regge, e come! Se tale è questo regno maledetto, regno della menzogna e dell'odio, figuriamoci come dobbiamo pensare la Chiesa, regno della verità, della grazia, della giustizia e della pace! 
Dunque la Chiesa in se stessa, nè come tale nè di fatto, è divisa, non è frantumata, non è disintegrata, non è in contrasto con se stessa. La Chiesa è una e le forze degli inferi non spezzeranno mai, non dissolveranno mai questa unità indissolubile d'amore e di concordia, pur nella diversità, nell'unica verità.
Quello che invece accade è che ci sono divisioni nella Chiesa. In essa esistono falsi cattolici, litigiosi, inquieti, permalosi, disobbedienti, ribelli, guerrafondai, che seminano zizzania, provocano scandali, suscitano discordie e scismi, creano partiti, sette e chiesuole, mettono gli uni contro gli altri, impediscono gli accordi, accentuano i contrasti, s’ignorano, si mordono, si diffamano e si disprezzano a vicenda, generano opposti estremismi, rompono i patti, ostacolano la pace, tormentano e opprimono i buoni.
La Chiesa è una comunità di fratelli uniti nella carità sotto la guida del Papa, che si prende cura dell'unità e della concordia nella verità, sotto l'impulso dello Spirito Santo. Ma il grano è misto al loglio e crescono assieme. La Chiesa è una vite feconda con molti tralci, non tutti buoni. Alcuni sono fiorenti e rigogliosi e producono molta uva. Altri sono secchi e sterili; altri ancora sono mezzo staccati. Altri, infine, del tutto staccati, cadono a terra e vengono raccolti del vignaiolo che li getta nel fuoco.
Così l'appartenenza alla Chiesa va soggetta a gradi. Esiste un'appartenenza piena, che comporta il possesso di tutti i requisiti e le qualità necessari ed essenziali. Il grado minimo, senza il quale l'appartenenza è impossibile, esclusa o decade, è la fede. 
La fede a sua volta, una volta esistente, può essere soggetta a più gradi. L'incredulità la rende impossibile. L'apostasia la fa perdere del tutto. L'incredulo e l'apostata dunque sono totalmente esclusi dalla Chiesa, il primo perchè non vuole entrare, il secondo perchè la lascia.
 Occorre però distinguere l'incredulo dal non-credente. Il primo è uno che, nonostante i segni visti, non vuol credere, ed è rimproverato da Cristo nel Vangelo. Questi, come ho detto, non appartiene alla Chiesa.
Diverso invece è il caso del non-credente. Questi non è contro la fede e non la disprezza come l'incredulo nella sua superbia, ma semplicemente non la conosce e non vede per quale motivo dovrebbe credere. Non è contrario, ma è disponile a credere, una volta che qualcuno lo persuada che bisogna credere. Costui, per la sua onestà, ha già la fede, e forse anche la carità, e quindi appartiene alla Chiesa, seppure in grado basso.
Con l'incredulo l'evangelizzazione non sortisce effetto perchè non vuol credere. Gesù stesso si trova in grande difficoltà con persone di questo tipo. Invece il non-credente onesto può essere condotto alla fede, perchè è aperto alla verità. Ecco perchè la Chiesa parla di dialogo con i non-credenti, ma non con gli increduli, cha facilmente sono degli empi e dei bestemmiatori.
Gradino superiore è la fede esplicita. Questa però può essere o difettosa o completa. Difettosa è la fede dell'eretico, nella quale manca qualche dato di fede, avvenga ciò consapevolmente o inconsapevolmente. Fede completa è quella di chi è totalmente ortodosso e accoglie tutte le verità di fede.
Più in alto e più in comunione con la Chiesa e sulla base della fede, c'è la carità: grado di superiore appartenenza alla Chiesa. La carità a sua volta ha due gradi: carità comune e carità straordinaria. La prima è il semplice esercizio della virtù teologale della carità. Il grado superiore è quello dei grandi santi, mossi dai doni dello Spirito Santo.
Chi manca di carità verso la Chiesa e disobbedisce al Papa nella disciplina ecclesiastica è lo scismatico. Difficilmente può essere in buona fede, dato che nello scismatico per definizione è presupposta la vera e piena fede cattolica; per cui dovrebbe rendersi conto del peccato che per presunzione commette ribellandosi all'autorità della Chiesa. Tuttavia, lo scismatico mantiene con la Chiesa quella comunione, benchè parziale, che è basata sulla fede e che nemmeno l'eretico possiede a quel medesimo livello, soffrendo l'eretico di carenze di fede che non esistono nello scismatico. In ogni caso, sia lo scismatico che l'eretico possono essere scomunicati.
Le divisioni nella Chiesa consistono dunque nel fatto che alcuni cattolici cadono nello scisma o nell'eresia e con ciò stesso perdono una piena comunione con la Chiesa. Chi invece abbandona del tutto la fede, diventa un apostata ed è del tutto separato, come si è detto, dalla Chiesa. Invece scismatici ed eretici non si separano del tutto dalla Chiesa, ma solo in varia misura, pur mantenendo con essa una certa comunione, un po' come un tralcio mezzo staccato, che conserva ancora qualcosa della linfa vitale della vite.
L'esistenza di differenti confessioni di denominazione cristiana, come per esempio gli anglicani, i protestanti e gli ortodossi, non è la testimonianza di una Chiesa divisa, ma di cristiani che in passato e tuttora si sono divisi dalla Chiesa. La Chiesa è rimasta una così come una vite resta una, anche se si staccano dei tralci, solo che qui si tratta di tralci dotati per così dire di libero arbitrio, i quali, se vogliono, possono tornare a reinserirsi nella vite.
Pertanto la soluzione della questione ecumenica, come prescrive il documento "Unitatis redintegratio" (n. 3) ad essa dedicato dal Concilio Vaticano II, fa capire chiaramente che non si tratta di ricostruire l'unità di una Chiesa divisa e frantumata, ma di creare l'unione dei cristiani nella medesima ed unica Chiesa cattolica. In realtà la Chiesa è sempre stata una - tale Cristo l'ha fondata - e sempre lo sarà fino alla fine del mondo.
E neppure l'unità della Chiesa va concepita come una federazione di tutte le confessioni cristiane, confondendo quella che è la legittima unità nella pluralità propria della Chiesa cattolica con un concetto di Chiesa federalistico, confusionistico e relativistico, che nulla ha a che vedere con la vera ecclesiologia del Vaticano II, alla quale falsamente qualcuno si appella.
La preghiera di Gesù per l'unità non suppone infatti che l'unità della Chiesa tuttora non esiste, ma significa l'unione di tutti i credenti in Cristo nell'unità della Chiesa cattolica "attorno ad un solo pastore", ossia guidata del Sommo Pontefice, quella Chiesa una che Egli stesso ha fondato affidandola a Pietro. Papa Francesco invita tutti al banchetto della fede!

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